San Salvatore Telesino. Rumena di 9 anni violentata ed annegata nella piscina di un resort: anche la Cassazione scagiona i connazionali Daniel, 22 anni, e Cristina, 31enne.

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Secondo i giudici, “la massima incertezza circonda perfino le modalità di svolgimento del fatto e la sua stessa natura di omicidio, non potendosi ragionevolmente escludere altre possibilità, perfino quella dell’evento accidentale”.

Il caso ha destato molto clamore non solo nel Sannio ma in tutta la nazione: la piccola Maria di soli 9 anni scomparve, nel giugno del 2016, nel corso della festa patronale del paese, per essere poi ritrovata qualche ora dopo annegata nella piscina di un Resort poco distante. Da indagini sul corpo della piccola rumena si scopri, in seguito, che la stessa era stata barbaramente violentata prima di essere uccisa. Ad essere incolpati, in un primo momento, sono stati due suoi connazionali: Daniel, 22 anni, e Cristina Ciocan, 31enne. In particolare, il ragazzo fu accusato d’aver abusato sessualmente della piccola e di averla uccisa con l’aiuto della sorella, Cristina, gettandola in piscina, perchè temeva che lei potesse rivelare le “attenzioni” sessuali che avrebbe subito. Ma dopo due gradi di giudizio favorevoli agli indagati, e mentre il Procuratore Generale si era espresso per l’accoglimento dell’arresto dei due, la Corte di Cassazione a Roma ha, invece, confrontato le richieste degli avvocati difensori, Giuseppe Maturo e Salvatore Verrillo, respingendo di fatto, giudicandolo inammissibile, il ricorso presentato dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dal sostituto Maria Scamarcio contro l’ordinanza d’arresto, con la quale, a giugno, il Tribunale di Napoli aveva confermato invece il no. Il gip Flavio Cusani in due occasioni, nel luglio e nel dicembre del 2016, non aveva disposto la carcerazione dei ragazzi “per insussistenza dei gravi indizi”, disposizione che invece era stata chiesta dalla Procura sannita. Questo mentre le indagini continuano senza un colpevole di fatto: nelle scorse settimane sono state effettuati ulteriori rilievi, stavolta acustici nella piscina, ascoltati alcuni testimoni ed affidato all’esperto Franco Introna l’incarico di procedere ad una consulenza medico-legale sulla documentazione relativa alla sfortunata bambina. Secondo i giudici, “la massima incertezza circonda perfino le modalità di svolgimento del fatto e la sua stessa natura di omicidio, non potendosi ragionevolmente escludere altre possibilità, perfino quella dell’evento accidentale”. Non è stato dimostrato, secondo il Riesame, che sia stato un delitto, e lo stesso riguarda anche l’accusa, “non solo non dimostrata, ma improbabile e in contraddizione con il contesto” di abusi sessuali a carico del 22enne rumeno.

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