ALIFE / CASERTA. “Un euro di risarcimento. Un solo euro, simbolico, per ristabilire il principio che la condanna al carcere non basta”: lo chiede l’avvocato della Zinzi dopo la condanna per i suoi aggressori.
“Un questione di principio – ha precisato l’avvocato Ferraro, difensore della Zinzi (nella foto, tra il marito Alessando ed il cognato Giuseppe Avecone, ex Sindaco di Alife) – i rapinatori devono tenere bene a mente che sono destinati a pagare di tasca loro i danni arrecati alla famiglia vittima di una violenza”.
Condanna a 14 anni e sei mesi di reclusione per l’immigrato georgiano, il 30enne Imeda Gogotchuri, ma l’avvocato Dezio Ferraro, difensore di Mara Zinzi, figlia dell’ex presidente della Provincia di Caserta, Domenico Zinzi chiede anche “un euro di risarcimento. Un solo euro, simbolico, per ristabilire il principio che la condanna al carcere non basta”: la ragazza, che svenne per il forte dolore, fu brutalmente picchiata a sangue, ustionata e offesa davanti alla sua bambina nel giugno dello scorso anno quando bruti si introdussero per rapina nel suo appartamento al Parco Gabriella di Caserta. La banda fu “aiutata” dalla domestica Aiperi detta Aika di 23 anni e la babysitter 33enne Narghisa, entrambe del Kirghizistanche. Ieri, la sentenza esemplare contro Boda Andrej, colui che con un colpo al volto provocò la rottura del setto nasale alla docente universitaria, per poi accanirsi su di lei Mara colpendola ripetutamente su varie parti del corpo, tra cui all’inguine, e tramite la piastra per i capelli per ustionarla sulle braccia e mani, al fine di farsi consegnare la combinazione di una seconda cassaforte a muro che conteneva i gioielli di famiglia. La Zinzi non se la ricordava, e sotto minaccia chiamò il marito per farsela dare, in quel momento impegnato al lavoro nello studio dentistico di famiglia sempre a Caserta, Alessandro Avecone, fratello dell’ex Sindaco di Alife, Giuseppe. La vittima aveva chiesto un euro di risarcimento, ma il georgiano è stato condannato alla multa di 2.500 euro e alle spese processuali per 3.500 euro. “Un questione di principio – spiega l’avvocato Ferraro – i rapinatori devono tenere bene a mente che sono destinati a pagare di tasca loro i danni arrecati alla famiglia vittima di una violenza immane nella propria abitazione”.