Donne assassine. Quando le psicologhe manipolano, il caso Alessia Pifferi: al via la perizia psichiatrica ma secondo il Pm “Le psicologhe in carcere l’hanno manipolata”.

In aula il prossimo 4 marzo quando comincerà la discussione… quanto raccolto in cella dalle psicologhe sia «inattendibile, inutilizzabile, incredibile e sono accertamenti privi di qualunque fondamento».

Entro il prossimo 26 febbraio dev’essere presentata la perizia psichiatrica disposta dalla Corte di Assise di Milano sul caso della 37enne che ha assassinato la figlia: Alessia Pifferi difatti uccise la figlia abbandonandola in casa per una settimana intera il 14 luglio del 2022. E per questo è accusata di omicidio pluriaggravato per avere lasciato morire di stenti la figlia Diana di soli 18 mesi per raggiungere l’amante fuori città.

L’incarico è stato conferito allo psichiatra Elvezio Pirfo, che dovrà accertare, tra l’altro, se la donna sia affetta da un disturbo mentale e se fosse capace di intendere e volere al momento del fatto. Nel corso dell’udienza il pm Francesco De Tommasi ha chiesto di escludere dalla perizia la relazione basata sui colloqui con due psicologhe del carcere San Vittore, dove Pifferi è detenuta, in quanto le professioniste avrebbero «finito per fornire all’imputata una tesi alternativa difensiva» e che l’avrebbero «manipolata».

Fornendo poi la «prova oggettiva che quello che è stato fatto in carcere è assolutamente inutilizzabile perché non conforme ai protocolli» e sottolineando che si tratta di «accertamenti privi di qualunque fondamento», il pm ha chiesto di escludere la relazione dalla perizia. Un’istanza, questa, non accolta dalla Corte.

Il possibile deficit cognitivo riscontato da due psicologhe nel carcere di San Vittore, ma anche la capacità di intendere e volere al momento del fatto, la sua eventuale pericolosità sociale e la scelta di un ipotetico percorso terapeutico in una Rems.

Il destino di Alessia Pifferi è dunque nelle mani dello psichiatra forense Elvezio Pirfo, per questo incaricato dalla corte d’Assise di Milano, presieduta dal giudice Ilio Mannucci Pacini: si dovrebbe appurare con chiarezze se la donna può stare nel processo o se qualche tipo di infermità possa alleggerirla dall’accusa di omicidio volontario aggravato.

Il prossimo 27 novembre previsto il primo incontro tra consulente e periti scelti dalle parti, quindi almeno 90 giorni per le conclusioni che saranno analizzate nella prossima udienza del 4 marzo, quando saranno sentiti anche i pm Rosaria Stagnaro e Francesco De Tommasi. Proprio quest’ultimo, in aula, si è mostrato battagliero nel chiedere che la relazione delle due psicologhe del carcere, non autorizzate e non videoregistrate, sul presunto deficit cognitivo della Pifferi venga esclusa dai documenti da valutare e che si tenga conto che quanto raccolto in cella sia «inattendibile, inutilizzabile, incredibile e sono accertamenti privi di qualunque fondamento».

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