Lo sviluppo meridionale è un miraggio con l’nalisi territoriali di 42 Paesi del Mediterraneo.

di Giuseppe Pace (Alumno dell’Università di Padova).

Governare il Mezzogiorno richiede modi e tempi diversi rispetto al Settentrione. La Cultura è vincente se ben usata nel governo della res publica e della programmazione di uno sviluppo diversificato nell’attuale rivoluzione digitale. Più di 50 rettori hanno festeggiato gli 800 anni dalla fondazione dell’Università di Padova, insieme alla loro collega rettore, la prima dopo 8 secoli. Non mancata pure la presenza della prima e seconda carica dello Stato. Riandando agli anni giovanili, ricordo il mio prof. Lorenzo Casertano all’Università, Federico II, di Napoli, che citava la Repubblica di Platone per inefficienze e malgoverno della res publica.

Oggi, invece, che sono passato dall’altro lato della cattedra, la cito spesso. Di libertà ha parlato anche il primo cittadino italiano nell’Aula Magna, in omaggio al motto dell’Università di Padova, che vanta primati mondiali e fu medaglia d’oro della lotta al nazifascismo. Nel libro VI della Repubblica di Platone(428-347 a. C.) si legge: ”Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, son dichiarati tiranni…”. Platone docet anche e soprattutto perchè preferiva al governo della sua Repubblica delle persone colte, che non è poca cosa ed è sempre d’attualità direi.

Purtroppo la moda corrente permette a chiunque abbia frequentato, senza merito, poco più delle scuole dell’obbligo, di far parte della “casta” (best seller di G. Stella) dei politici a tempo pieno. Lo studio dell’Ambiente, inteso come insieme di natura e cultura, è compito dell’Ecologia Umana, scienza di sintesi con i caratteri multi, inter e transidisciplinari, appresa all’Università di Padova come pure l’Ingegneria del Territorio applicata, in particolare, all’Idrovia Padova-Venezia e alla Galleria del Matese tra Campania e Molise, entrambi opere necessarie ma rese vane dai teatrini dei politici locali. Tali studi li ho applicati in Italia ed estero con più di qualche gratificazione di aver detto il reale, il vero e fuori dalle mode culturali ricorrenti non esclusi i non pochi pennivendoli, che al nord Italia trovo più presenti nei media cartacei.

Della galleria del Matese è stata fornita adeguata informazione da questo media e da altri sia molisani che campani e veneti come Galileo , mensile dell’Ordine e Collegio Ingegneri di Padova. Non è solo mia impressione che nei circa 8 mila comuni italiani ci sia in atto una sorta di gara ad accaparrarsi maggiori fondi per grandi opere da appaltare, in primis i mld del PNRR. Ciò avviene nei comuni meridionali (come a Piedimonte Matese) e anche al nord e nel Veneto, che fino a ieri, i bilanci non li teneva in rosso. I comuni virtuosi erano 563 con i 102 del territori provinciale padovano. Molti si chiedono come mai ai comuni non bastano i soldi che lo Stato gli riserva in base al numero di cittadini ivi residenti? E no perché le gare d’appalto possono essere, per i non vocati alla missione politica, fonti d’integrazione al reddito. Vi sono politici che non hanno mai lavorato se non nell’artistico teatrino del politichese dove l’illusionismo è la specialità più redditizia per i professionisti della finzione. I bilanci municipali nel Mezzogiorno sono troppo spesso in rosso con Napoli che docet sempre. L’ambiente italiano economico, sociale e politico relativo al reddito di cittadinanza continua ad essere usato da alcuni partiti per mietere più consensi elettorali. Tale reddito non è percepito, spesso in modo truffaldino, solo al sud d’Italia come molti credono ma pure al nord come ad esempio in Veneto dove sono state segnalate 7.500 violazioni all’Inps. Lo rileva l’Ass. regionale al lavoro, che annuncia che «si è in attesa di segnalarne altri 900 di casi. Il reddito di cittadinanza si dimostra un fallimento. Dei percettori di reddito di cittadinanza in Veneto, dice sempre l’Ass., 10.391, per l’esattezza, hanno un “Patto per il lavoro” in corso (81%) e in 2.417 (19%) sono in attesa di prima convocazione o di riconvocazione. I beneficiari esonerati o esclusi dalla stipula del “Patto” (nella maggior parte dei casi perché già occupati o disabili) o rinviati ai servizi sociali del comune di residenza per la stipula del “Patto per l’inclusione sociale” sono 9.212. In 17.119 sono decaduti del beneficio in quanto non più in possesso dei requisiti per poter ricevere il reddito di cittadinanza.

In Campania, dove il consenso elettorale ai 5Stelle, con L. Di Maio, fu massimo o quasi il doppio del Veneto, sono 325.713 i beneficiari del reddito di cittadinanza idonei al lavoro e sempre in Campania solo in 61.794 hanno sottoscritto un contratto di lavoro. L’Italia ha una res publica governata da decenni da una politica di premio del “povero” e punizione del “ricco”. Tutti dicono che la classe media è tartassata, ma pochi partiti si muovono per difenderla dallo Stato padronale che prende dai ricchi per dare sempre ai poveri anche quando sono finti poveri. Resta solo da sperare nella Repubblica di Platone? La Democrazia è la peggiore forma di governo, ma non ne conosciamo forme migliori! Ripeteva il capo del governo inglese durante i 5 anni di guerra alla Germania nazista. Resta solo da migliore l’esistente Democrazia al Nord come al Sud passando per il centro romano e ottemperare all’art, 4 costituzionale, che obbliga il cittadino a contribuire al miglioramento della res publica che non è solo dei politici e dei politicanti i professione, che salgono sui teatrini della politica per fingere! Presentare una visione e una agenda di sviluppo per il Sud Italia, puntando sul ruolo di snodo strategico e piattaforma di connessione per l’Europa nella macro-area di riferimento del Mediterraneo e del cosiddetto Mediterraneo Allargato.

Si è tenuta il 13 e 14 c. m. a Sorrento la prima edizione del Forum “Verso Sud”, promosso dalla ministra per il Sud e la Coesione territoriale e The European House – Ambrosetti con la collaborazione dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, con il sostegno del Gruppo FS Italiane, Intesa Sanpaolo, Gruppo MSC, Gruppo Adler, Mediocredito Centrale. L’evento nasce con l’ambizioso obiettivo di rilanciare l’agenda per il Sud, e in particolare il ruolo del Meridione nello scenario mediterraneo. L’iniziativa ha ospitato il presidente della Repubblica S. Mattarella, il presidente della Camera R. Fico, il presidente del Consiglio dei ministri M. Draghi, 9 ministri del Governo italiano, 2 commissari europei, 5 esponenti dei Governi del Mediterraneo Allargato, oltre a business leader e opinion maker dei Paesi dell’area, per una 2 giorni di dibattiti e networking. Durante il Forum è stato presentato il “Libro Bianco” sul rilancio del Sud Italia nel quadro europeo e del Mediterraneo Allargato. “Il Mediterraneo Allargato è sempre più una regione strategica a livello globale, qui dovranno trovare sintesi i principali trend e le più importanti sfide del nostro tempo”, spiegano i curatori del Libro Bianco. Credo che sappiano che il Mezzogiorno nostrano ha un Pil pro capite pari alla metà del Settentrione. Con l’obiettivo di inquadrare il Sud Italia nella regione di riferimento del Mediterraneo e valutarne la performance in termini di attrattività e competitività, questi signori hanno realizzato un’analisi socioeconomica dell’area per comparare, in chiave innovativa, il Sud Italia con i Paesi del Mediterraneo e tre aree benchmark (media della sponda Nord del Mediterraneo, della Sponda Sud e del Mediterraneo Allargato) lungo 4 domini di analisi, ben pagate, suppongo. Ma la conoscono bene la realtà viva i rilevatori e i deduttori, ben pagati?Hanno studiato 22 indicatori di performance per 42 Paesi e 20 Regioni su un orizzonte di 10 anni per un totale di oltre 13.600 informazioni censite. Da questa analisi è nato un indice sintetico per ciascun dominio di analisi. Il Sud Italia si posiziona nella top ten per ciascuna delle 4 dimensioni: sesto su 20 Paesi nel dominio economico con un punteggio di 0,39, contro una media di 0,34 per il Mediterraneo; settimo su 21 nel dominio sociale con un punteggio di 0,56, contro una media di 0,51 per il Mediterraneo; terzo su 22 Paesi nel dominio energetico con un punteggio di 0,61, contro una media di 0,49 per il Mediterraneo e nono su 20 Paesi nel dominio innovazione con un punteggio di 0,39, contro una media di 0,38 per il Mediterraneo. Nello specifico il Sud Italia si posiziona nelle ultime 6 posizioni in 1 solo KPI (investimenti sul PIL), mentre nelle prime 6 posizioni in 7 indicatori. A leggere ciò che dice la nostrana politica di turno che cita i sogni, c’è poco da stare allegri per l’illusionismo mascherato dai numeri (l’Ing. F. Maretto, un collega patavino di Matematica, sosteneva che i numeri non mentono mai, ma chi li usa può mentire meglio) e con tutti i soldi da spendere si dichiara che: “A Sorrento non abbiamo portato il solito “libro dei sogni” del Sud, ma una visione progettuale già incardinata e sostenuta da colossali investimenti europei, che da qui a 5 anni cambierà radicalmente il Mezzogiorno italiano – commenta la ministro per il Sud e la Coesione territoriale – Forse non tutti se ne sono ancora resi conto ma, il Pnrr è il più grande strumento di politica ndustriale attivato negli ultimi decenni. ‘Mette a valore’ le potenzialità ben descritte dal Libro Bianco e avvia il processo per qualificare l’Italia e il suo Sud nella direzione che indichiamo: polo della trasformazione e distribuzione dell’agroalimentare; hub logistico e energetico del Mediterraneo, centro di innovazione tecnologica e scientifica, luogo attrattore di turismo e nuovi residenti, ponte necessario tra l’Europa e il continente più giovane e promettente, l’Africa.

Nell’attuale contesto di rinnovata centralità del Mediterraneo, il nostro Paese può giocare un ruolo fondamentale nella ricostruzione del proprio ruolo di forza geopolitica, economica e socio-culturale trainante in questa macro-regione – ha dichiarato V. De Molli, managing partner & ceo di The European House – Ambrosetti – Considerato il perimetro esteso, il Mediterraneo Allargato conta 45 Paesi che generano oltre 12 trilioni di dollari di Pil e accolgono al loro interno 1,2 miliardi di abitanti, pari rispettivamente al 14,5% e al 15,5% del totale mondiale. È in questa cornice che riteniamo che il Sud Italia – grazie ai suoi asset e al suo posizionamento – possa giocare una sfida di protagonismo, offrendo soluzioni e proposte all’Europa nel suo complesso. “Una iniziativa molto importante per parlare del Mezzogiorno e del potenziale di questo territorio per rilanciare l’economia del Paese – commenta a margine dell’evento M. Hannappel, presidente e amministratore delegato di Philip Morris Italia – Siamo tra i più importanti investitori esteri nell’ultimo decennio, con oltre 2 mld di euro investiti in industria e in agricoltura, sviluppando una grande presenza in Italia e una filiera integrata che dà lavoro a 38 mila persone. Siamo felici di essere qui oggi per ascoltare i piani del Governo e delle Regioni. Philip Morris Italia da oltre un decennio investe sulla filiera agricola del tabacco, che in Campania conta oltre 10 mila posti di lavoro; durante la pandemia abbiamo aperto a Taranto il Disc, il centro per l’assistenza digitale focalizzato sui nostri prodotti innovativi. Dopo il recente rilancio delle nostre operazioni industriali in Italia – con investimenti già pianificati per circa 600 mln di euro in 3 anni – stiamo valutando con attenzione la possibilità di realizzare ulteriori investimenti per promuovere l’occupazione nel Sud Italia.” Molti di questi signori forse non hanno ben valutato che i 45 Paesi mediterranei con oltre 1 mld di persone vivono in un ambiente ad economia non avanzata e più della metà fuori dell’Unione Europea, dove si trovano tutti gli indicatori di basso reddito medio, come: alta corruzione diffusa, nepotismo istituzionale non scarso, malavita organizzata che compete con lo Stato per il controllo territoriale, reati predatori elevati… Se la Questione Meridionale nostrana la estendessimo all’intero bacino del Mediterraneo ne avremmo cose da leggere e da essere meno ottimisti! Già l’ambiente arabo ha altri criteri d’analisi sociale e religiosa, che rispetto ai paesi dell’U. E. sono da considerare e dedurre in modo sensibilmente differente. Gli ambienti turchi, egiziani e tunisini, che conosco meglio, rispetto al nostrano Mezzogiorno, hanno più del triplo degli analoghi problemi di mancato sviluppo economico, sociale e culturale con più elevato meridionalismo piagnone, espressione coniata dall’economista Carlo Maranelli, Autore di uno dei libri, guarda caso, titolato La Questione Meridionale. Anche F. Compagna si dedicò a studiare non poco il Mezzogiorno, al palo da alcuni secoli! E’ tempo di mettere i piedi per terra senza comunque continuare a sognare, realisticamente.

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