Donne e false accuse. Manda fiori alla ex tramite un amico, assolto 48enne arrestato e processato due volte per stalking.

“Leggerezza a scapito delle vere vittime di atti persecutori”.

Siamo a Viterbo dove si sono eseguiti due arresti per stalking in 4 mesi, a Ferragosto e per l’Immacolata del 2021. E due processi per stalking in un anno, a febbraio e novembre 2022. Ma per il tribunale di Viterbo non era stalking. La difesa: “Leggerezza a scapito delle vere vittime di atti persecutori”.

E’ successo a un 48enne viterbese. La prima volta è stato arrestato il 16 agosto 2021, rimesso in libertà con un ammonimento del questore quindi condannato, lo scorso mese di febbraio, a un’ammenda di 300 euro. Non per stalking, ma per molestie. 

Il secondo arresto, per cui è stato assolto la settimana scorsa dal giudice Elisabetta Massini,  risale invece al 6 dicembre 2021 quando, visto il precedente,  è finito ai domiciliari e poi è stato colpito da divieto di avvicinamento.

Secondo quanto emerso durante il processo bis, l’imputato, difeso dall’avvocato Marco Valerio Mazzatosta, avrebbe mandato alla ex fiori tramite un comune amico cui avrebbe chiesto di intercedere per convincerla a tornare insieme. 

Secondo le indagini, avrebbe inoltre contattato un paio di volte via Facebook una vecchia compagna di scuola, titolare di un negozio sotto casa della ex, per chiederle se l’avesse vista salire su una vettura Qashqai bianca o uscire con un altro, mandandogli anche la foto del presunto rivale perché la controllasse. L’amico dei fiori, sentito il primo luglio tra i testi dell’accusa, ha cercato di ridimensionare: “Era innamoratissimo”.

Un’amica della vittima, invece, sarebbe stata con lei il 21 ottobre dell’anno scorso, quando è accaduto l’episodio in seguito al quale è stato arrestato. “Lo abbiamo incontrato in centro e per evitarlo siamo entrate in un bar, quando siamo uscite era ancora lì che la guardava insistentemente, come se volesse dirle qualcosa. Lei era terrorizzata, ha avuto una crisi di panico, era in preda all’ansia… e ha chiamato la polizia che lo ha arrestato, perché sapevano già dei precedenti che c’erano tra loro perché la mia amica li aveva informati”, ha raccontato.

Il difensore Mazzatosta, fin dall’inizio, ha sempre sottolineato come al suo assistito siano state contestate “condotte gravi, anzi gravissime, come gli atti persecutori, non corrispondenti al vero”.

“Capita fin troppo spesso di trovare della leggerezza nel contestare il 612 bis, basandosi solo su quanto percepito e riferito dalla presunta parte offesa, col rischio di svilire lo scopo per cui il legislatore ne ha sentito l’esigenza e che ci rimettano le vere vittime di tale reato”, ribadisce alla luce dell’esito del secondo processo cui è stato sottoposto in un anno il 48enne. 

Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.

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