PIEDIMONTE MATESE / CASAVATORE. “Reddito di cittadinanza” o “reddito di latitanza”: latitante acciuffatto dai carabinieri percepiva regolarmente la misura introdotta dai 5 Stelle.

E qualche assessore nel matesino se la prende col centrodestra perchè vuole “togliere la dignità e la libertà a quei cittadini che senza il reddito di cittadinanza tornerebbero carne da macello per imprenditori senza scrupoli, per la criminalità organizzata, per politici avvezzi al voto di scambio”.

Latitante ma con il reddito di cittadinanza: hanno scoperto anche questo i carabinieri di Napoli nella lunga e complessa indagine che ha portato allʼarresto di Antonio Pezzella, 67 anni, ritenuto affiliato al clan camorristico Amato-Pagano e ricercato dallo scorso mese di gennaio, accusato di aver partecipato ad un omicidio ed occulatamento di cadavere, quello di Gaetano di Pasquale, cugino di un altro super boss, Di Lauro. Una esecuzione brutale, avvenuta nel novembre del 2004, durante la prima faida di Scampia, a Secondigliano. Fittima presa a calcio ancora agonizzante a terra dopo lo strangolamento, il Pezzella avrebbe urlato: “E vuoi morire”. Ora i carabinieri lo hanno scovsato in un’abitazione di Casavatore e rinchiuso nel carcere di Secondigliano in attesa di giudizio: almeno non intascherà più il suo personale “reddito di latitanza”

Non certo un caso isolato ma tantissimi che sono stati scovati dai militari dei Carabinieri ma anche della Guardi di Finanza in questi ultimi mesi, affiliati a clan camorristici ma che, grazie a false dichiarazioni, percepivano la misura fortemente voluta ed introdotta dal Movimento 5 Stelle. A Caserta come a Napoli, a Catania come a Torino, latitanti, camorristi, affiliati ai clan ma anche loro familiari, che campavano sulle spalle dello Stato grazie ad una misura che veniva finanziata con le tasse di tutti.

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