PIGNATARO MAGGIORE. Ordinanza di custodia cautelare per l’amministratore dell locale zucherificio: una tangente da 200mila euro, ma non solo, alla base della decisione dei giudici.
Questione Zuccherificio, Salvatore Ziccardi, amministratore giudiziario, arrestato con l’accusa di aver chiesto una tangente per truccare l’asta. La tangente da 200mila euro ad Alberto Di Nardi per la soffiata sulle offerte in concorrenza non è l’unico addebito a lui mosso. Intanto il valore dei beni venduti è risultato più alto delle somme battute all’asta: lo zuccherificio al Parco Quadrifiglio di Santa Maria Capua Vetere, patrimoni confiscati e poi venduta sotto costo. Per la gara incriminata, la ricostruzione della procura si affida alle intercettazioni tra il Di Nardi e Ziccardi, alle accuse dell’imprenditore, e a una serie di racconti di testimoni. La richiesta di tangente fu preceduta da consigli che Di Nardi cercò di seguire, poichè non disposto a pagare la mazzetta. Nel 2015 Di Nardi andò allo studio Ziccardi a Fuorigrotta per accordarsi per l’acquisto del capannone, ma siccome il bene non era ancora confiscato, di lì l’idea dell’affitto con la possibilità di riscatto. L’offerta era di un milione e 200mila euro. Lo scorso anno Nardi avrebbe dovuto sottoscrivere il contratto, ma alla fine tutto saltò per irregolarità edilizie. I soldi dovevano essere versati a una società di consulenza, ma Di Nardi non pagò la mazzetta, presentando un’offerta per un milione e 450mila euro. Ziccardi informò Di Nardi che l’asta era stata vinta dal Gruppo Gentile di Napoli, e quest’ultimo scrisse ai giudici. La gara fu riaperta, ma ritenendo che i concorrenti avrebbero partecipato con un’offerta più bassa, Ziccardi gareggiò con un milione e 5mila euro, perdendola. Anche i testimoni parlano di appartamenti venduti sotto costo nel Parco Quadrifoglio di Santa Maria Capua Vetere, bene confiscato agli stessi Passarelli e gestito sempre da Ziccardi, per 70mila euro sono state acquistate case anche da 200 metri quadrati.