ALIFE / NAPOLI. La risposta di Giuseppe Pace alle critiche di Pietro Cornelio sul primo computer quantistico dell’Università Federico II di Napoli.

Giuseppe Pace a Pietro Cornelio: “Una freccina con veleno tossico “scientista” lei però ha lanciato sul mio ottimismo profuso per ridurre la tradizione con le paure e i timori eccessivi verso l’innovazione”.

“Il computer quantistico superconduttivo dell’Università Federico II di Napoli rappresenta un passo essenziale verso la costruzione di un ecosistema italiano competitivo nel settore del calcolo quantistico, sempre di più al centro degli investimenti e delle politiche strategiche europee e internazionali”.

di Giuseppe Pace, autore indipendente di Amazon del saggio sull’A.I.

Gentile Pietro Cornelio,

mi permetta una replica garbata, come la sua, al mio articolo che omaggiava non tanto il computer di nuova generazione dell’Università Federico II, che frequentai con interesse del provinciale che viveva una realtà metropolitana e internazionale com’era Napoli. 

Il mio articolo, in gran parte, riportava, anche con ripetizioni (legate al mio vizio di non rileggere quello che invio all’ospitale media matesino), notizie dei media che informavano di una nuova tecnologia informatica, più veloce della precedente, che all’Università di Napoli stavano presentando al vasto pubblico. Non ho fatto altro a me pare, ma il lettore ha avanti l’articolo e può verificare, con la propria intelligenza, non quella “artificiale” proposta da altri, da cittadino non suddito degli informatori vari.

Quanto agli esperti non ho citato altri pessimisti della A.I. ma il fisico dell’Università di Padova migrato nella Silicon Valley, Federico Faggin, che oltre ad essere uno scienziato creatore di microcip ed altri elementi innovativi digitali, sta conducendo la scienza galileana in un campo nuovo e inesplorato della ricerca del sacro o della coscienza universale non lasciandola in mano solo a filosofi e teologi.

Tra i saggi dell’Alumno dell’Università di Padova che ho conosciuto di persona, consiglio “Silicio”, che è ricco di spunti innovativi anche di meccanica quantistica che Faggin ama in particolare esaminare, forse perché è anche un figlio d’Arte nel senso che suo padre era docente liceale vicentino e cultore di Plotino sul quale ha pubblicato saggi d’approfondimento.

Una freccina con veleno tossico “scientista” lei però ha lanciato sul mio ottimismo profuso per ridurre la tradizione con le paure e i timori eccessivi verso l’innovazione. Essere bastiancontrari e chiusi all’A.I. non giova, anzi rafforza chi si oppone alle novità che potrebbero essere utili all’evoluzione dell’Homo sapiens intelligente che ha sempre lottato contro chi frenava l’avanzamento del nuovo in società. Quanto al dire che anche l’Intelligenza Artificiale non è intelligente perché non potrà mai sostituire quella umana e che A.I. commette errori e molti la ritengono simile alla moderna magia siamo in perfetta concordia e sintonia, né io ho scritto qualcosa che vada in direzione scientista, a me pare.

Comunque accettare le critiche fa parte di intelligenza, non accettarle significa avere la coda di paglia. A me spetta solo qualche precisazione non del mio articolo ma del suo che, invece, tenta di accreditarmi cose non dette o meglio scritte, memore del valore di scripta manent non verba volant. Ecco dunque una mia non critica ma aiuto a capire.

Il sistema digitale, di cui lei si dichiara esperto, ubbidisce alle leggi di un  biochimico russo che preferì vivere negli Usa da dove scrisse molti libri di fantascienza e soprattutto, nel nostro caso, le leggi della robotica. Esse rappresentano un punto di riferimento cruciale nel pensiero etico legato all’intelligenza artificiale (IA) enfatizzando la comprensione nel processo decisionale per prevenire danni. La visione di Teleconsys, attraverso trasparenza, inclusione e chiarezza, promuove l’etica nell’intelligenza artificiale. Benvenuti in questa analisi delle leggi di Asimov e dell’IA etica nell’era moderna.

Le tre leggi della robotica, formulate da Isaac Asimov, sono un punto di riferimento essenziale nel pensiero etico legato all’intelligenza artificiale (IA). Esse delineano un codice etico che, in sostanza, i robot “devono” rispettare per non causare danni agli esseri umani e a operare per il loro bene. Tuttavia, la nozione di “danno” in questo contesto va oltre la mera fisicità e si estende all’impatto negativo su aspetti sociali, psicologici ed emotivi.

Oggi alle facoltà scientifiche e tecniche accedono sempre più donne ed è ad una di loro (Greta Grillo, Competence Area Artificial Intelligence & Hyperautomation dottoranda del Dottorato Nazionale in Intelligenza Artificiale – Area salute e scienze della vita) che mi rifaccio per condividere che “In Teleconsys crediamo che l’intelligenza artificiale e, più in generale tutte le tecnologie digitali, debbano essere al servizio dell’uomo, tutelare la sua autonomia, promuovendo il benessere e la sicurezza delle persone, e servire l’interesse pubblico.

La trasparenza, la chiarezza, la comprensibilità, l’inclusione ed l’equità sono i principi fondamentali su cui basiamo il nostro approccio all’IA. La trasparenza, l’inclusione, la definizione delle responsabilità, l’affidabilità, la sicurezza e la garanzia della privacy dei dati, diventano requisiti fondamentali durante l’intero sviluppo del software.

La trasparenza nel processo decisionale consente di valutare se le azioni intraprese dall’intelligenza artificiale tengano in considerazione la conoscenza effettiva, o siano il prodotto di “semplici” correlazioni statistiche. Questa distinzione è fondamentale, poiché può aiutare a comprendere la differenza tra un agire basato su una comprensione consapevole e una reale percezione del contesto (tipica dell’essere uomo), e un comportamento guidato esclusivamente dalla correlazione.

Citando ancora la Grillo, non vorrei, anzi vorrei che fosse di Piedimonte Matese “l’introduzione dell’Explainable Artificial Intelligence (xAI) assume un ruolo significativo nell’affrontare questa complessità. L’xAI mira alla comprensione delle azioni intraprese dagli algoritmi, fornendo un nuovo approccio allo studio dell’AI: nello sviluppo di queste tecnologie il raggiungimento del risultato non rappresenta più l’unico obiettivo, in quanto il “come” tale risultato viene raggiunto diventa altrettanto fondamentale.

Ricambio il caro saluto all’Alifano esperto di digitale”.

Qui il primo articolo di Giuseppe Pace

Qui la replica di Pietro Cornelio

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  1. Agosto 08, 10:49 Pietro

    Gentile Giuseppe Pace,
    mi spiace contraddirla ma tutte le informazioni che ha elencato non rispondono alle mie “critiche” sull’Hype riguardo AI e Calcolo Quantistico, entrambe discipline scientifiche che conosco molto bene sulle quali lavoro da molti anni con esperti internazionali. Citare il grande Asimov non risolve nulla del mio dissentire anzi banalizza la discussione. Ad ogni modo, la mia non è stata una critica all’innovazione ed al progresso scientifico e tecnico, ma bensì alla stupida sopravvalutazione che si sta facendo (lo ascoltiamo spesso dai mass-media) su mirabolanti, miracolistiche prestazioni intellettive (inesistenti) delle macchine AI e di super calcolo quantistico che le piaccia o no oggi è solo un costoso giocare in laboratori senza alcun utilizzo pratico. Ho voluto semplicemente dare un messaggio alle persone che senza un’adeguata preparazione tecnico-scientifica cadono suggestionate da immotivate mode che con la Scienza (quella autentica) non hanno nulla che vedere, e quindi invitare a un migliore senso di mente critica diffidando dei proclami Hype nati da mere esigenze di business per attrarre finanziamenti che altrimenti non potrebbero avere. La saluto con simpatia. (Pietro Cornelio)

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