Donne e CAV. Tutto ruota intorno al danaro: Centro antiviolenza, presidente condannata per soldi percepiti indebitamente.
otto mesi di reclusione per indebita percezione di erogazione pubblica… Sette collaboratrici avevano querelato l’ex presidente per aver percepito indebitamente…
di Enea Conti
Paola Gualano e la collaboratrice Loretta Filippi condannate a 8 mesi nel processo abbreviato: sette collaboratrici avevano denunciato i 650 euro al mese, dal gennaio del 2018 al maggio del 2021, percepiti come compensi.
Il Tribunale di Rimini ha condannato a otto mesi di reclusione (pena sospesa) per indebita percezione di erogazione pubblica Paola Gualano e Loretta Fillippi, ex presidente dell’associazione antiviolenza riminese «Rompi il silenzio» e una collaboratrice della stessa associazione, Loretta Filippi, comparse per la prima volta alla sbarra lo scorso 14 novembre. Un processo abbreviato lampo, quello celebrato nel tribunale romagnolo, la sentenza è stata pronunciata dal giudice Raffaella Ceccarelli nel pomeriggio del 5 dicembre e ha fatto scalpore, da una parte per il ruolo ricoperto dalle due donne condannate dall’altra perché la pm Giulia Bradanini aveva chiesto per loro l’assoluzione.
L’associazione «Rompi il silenzio» e le accuse
L’associazione «Rompi il silenzio» onlus è un’associazione senza fini di lucro, molto attiva nella tutela delle donne dalla violenza di genere, accreditata nelle istituzioni e tra le maggiori promotrici della manifestazione svoltasi a Rimini il 25 novembre in occasione della giornata per l’eliminazione delle violenze di genere che ha richiamato per la prima volta in tanti hanno migliaia di cittadini in piazza. Per statuto i soci di «Rompi il silenzio» essendo volontari non possono percepire compensi per le attività prestate. A proposito, le indagini su Gualano e Filippi partirono nel 2021, l’anno in cui la stessa Gualano si dimise da presidente dell’associazione.
Paola Gualano e i rimborsi denunciati dalle collaboratrici
Sette collaboratrici, a quei tempi, avevano querelato l’ex presidente per aver percepito indebitamente 650 euro al mese dal gennaio del 2018 al maggio del 2021. Soldi che le avrebbe «stornato» Loretta Filippi. Paola Gualano era socia e volontaria e per statuto non poteva percepire alcun compenso, al contrario di Loretta Filippi che era invece collaboratrice, a cui è stato quindi contestato di aver preso parte ad un accordo illecito con l’ex presidente.
La querela delle sette collaboratrici diede quindi impulso alle indagini della Procura di Rimini che ha coordinato gli accertamenti della Guardia di Finanza. E dalle verifiche è emerso che Loretta Filippi avrebbe emesso fatture per attività mensili pur prestando attività per quindici giorni al mese.
La Procura chiese l’archiviazione ma per il gip andava processata
Entrambe, Gualano e Filippi svolgevano anche attività che prevedevano la reperibilità notturna. In estate la Procura chiese tuttavia l’archiviazione del caso, ma a novembre il gip Manuel Bianchi aveva disposto l’imputazione coatta dopo l’opposizione alla richiesta di archiviazione delle sette collaboratrici che avevano querelato le indagate. Il gip tuttavia le aveva scagionate dal reato di truffa: «Delitto che non ricorrerebbe in quanto difetta la prova del danno come conseguenza dell’induzione in errore». L’ex presidente Paola Gualano si è sempre professata innocente e aveva incassato anche il sostegno delle istituzioni.
Condannata la presidente del centro antiviolenza – Corriere.it