ALIFE. Il club del sesso: anche Immacolata da Teano tra le entreineuses del night club. Ecco quanto costava e quanto si guadagnava. LE FOTO.

120 euro l’ingresso per i soci, 150 per i non soci, 8 euro per una consumazione alcolica. 14mila euro a settimana il guadagno dai soli ingressi per gli organizzatori, cifra che poteva raggiungere anche i 16mila euro.

Per entrare nel club del sesso di Alife, lungo la strada provinciale poco distante dal Ponte Margherita, si pagava una certa cifra: col medesimo meccanismo (fiscale – tributario) delle associazioni, erano avvantaggiati i soci, che pagavano, difatti, “soli” 120 euro essendo associati, mentre 150 euro i non soci, a cui però veniva concesso di diventarlo ben presto. Un pretesto, quello dell’associativismo, che voleva eludere il passaggio mercenario del danaro, e far usufruire dei “servigi”, fatti di sesso, orge anche con 5, 6 o più persone in contemporanea, le tante persone che, soprattutto nei fine settimana, lo affollavano. Gli organizzatori (la gestione era detenuta da Giuseppe Fallarino, l’uomo alto un metro e 45)  avevano, così, pensato di inglobare tutto nel (non basso) prezzo d’ingresso: alcune prestazioni e servizi erano, infatti, extra. A parte si poteva pagare solo le consumazioni alcooliche da 8 euro. Avevano pensato proprio a tutto, anche ad un distributore di preservativi (al prezzo di 1 euro ciascuno) sistemato all’interno della struttura. Ad una conclusione allarmante, e nello tempo disgustosa, sono arrivati i pubblici ministeri della Procura di S.Maria C.V., che hanno quantificato gli incassi sui 14 mila euro circa a settimana solo per quel che riguarda gli ingressi. A questi andavano aggiunti tutte le consumazioni a 8 euro e l’introito dalla macchinetta dei preservativi. Con Fallarino erano nel giro anche Maria Saveria Brattoli e Pietro Lucio Francesco Maenza. Se poi ci si voleva divertire in maniera particolare c’era la possibilità delle uscite serali, con l’impegno di almeno 3 o 4 entraineuse che costava almeno 600 euro. Sistemata anche la barista, che incassava la metà su ogni consumazione. E le “attrici” principali? Le ragazze intascavano non meno di 150 euro a testa che, fatti un pò di conti, costavano all’organizzazione circa 4 mila euro, con un profitto netto, dunque, che sfiorava i 6, 7 mila euro a settimana, circa 30 mila euro al mese, dunque 360 mila euro all’anno. Testimone chiave della vicenda la signora Anna Maria, che torna da cliente nel club con il suo fidanzato carabiniere. Il titolare, Fallarino, capisce tutto e cerca di allontanarli dal locale in quanto persone non gradite. Ma da lì ne nasce un aspro diverbio, quando l’appuntato allerta i suoi colleghi dell’Arma che presto lo raggiungono. La stessa Anna Maria in udienza ha spifferato ai giudici anche i nomi delle sue colleghe: Immacolata di Teano, Tania di origine ucraina, Anna e Pamela di Napoli.

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