ALIFE. Rocco Hunt, dal Festival di Sanremo in esibizione alla frazione Totari: fans in delirio per questo 19enne già alla ribalta della musica nazionale.

rocco hunt

Parla del suo rifiuto di scrivere l’inno del Napoli Calcio, chiestogli direttamente dal Presidente Aurelio De Laurentis: “Orgoglioso della scelta e ringrazio di questo il Presidente, ma l’inno ad una squadra di Calcio lo deve scrivere un tifoso vero”.

Rocco Pagliarulo, in arte Rocco Hunt, sul palco a Totari. Il giovane 19enne rapper, originario di Salerno, dal Festival della musica italiana, fresco vincitore della sezione giovani, alla piccola frazione di Alife. Di origini modesta, si è imposto presto nella scena musicale anceh grazie al suo carattere semplice ma determinato, dalla spèiccata personalità, ed in breve tempo ha stupito anche la critica più crudele. “Più che altro dall’educazione che mi hanno dato i miei genitori, e poi comunque quando vieni da una situazione poco felice hai sempre una certa ambizione, hai molta più fame rispetto a tanti altri. La mia positività, la mia speranza ora come ora è data anche da questo, è un motivo di rivalsa sociale. Poi magari può sembrare pure che sia troppo serio a volte per l’età che ho, però è proprio una questione di etica della responsabilità, lo sento come un dovere, capisci”. Il suo pezzo di maggior successo “Nu juorno buon’ “  parla delle verità e delle forti speranze, di un profondo sentimento di fiducia che solo chi vive l’esperienza del dolore e della sofferenza trova poi il coraggio di scrivere e cantare. SI dice di lui che addirittura abbia rifiutato di scrivere l’inno del Napoli chiestogli dal Presidente Aurelio De Laurentis: “felice, anzi orgoglioso, della considerazione del presidente. Ci siamo sentiti al telefono, l’ho ringraziato dell’invito, poi gli ho spiegato le ragioni del mio inevitabile no. Non sono un tifoso, ho detto di no ad un invito simile della Salernitana, che però non era trapelato sui mass media. Un inno a ritmo di rap ci sta benissimo, l’idea è più che indovinata, ma lo deve scrivere un tifoso vero, penso a «Grazie Roma» di Antonello Venditti, come al Nino D’Angelo ragazzo della curva B. Io non sono ragazzo di nessun curva, non posso barare, pur essendo figlio di un maniaco del calcio, e in questo caso della Salernitana. È rimasto prima spiazzato, poi felicemente sorpreso dalla mia risposta. Sa che la squadra merita una canzone che accompagni e propizi le sue imprese; da uomo di spettacolo, prima ancora che di sport, ha intuito che la colonna sonora della meglio gioventù italiana, non solo campana, oggi è scandita dalle rime hip hop. E, bontà sua, aveva puntato su uno scugnizziello di Salerno, a cui avrebbe perdonato anche una presunta infedeltà sportiva. Ma è stato felice, mi ha detto, di scoprire la sincerità con cui, ringraziandolo per l’invito, rifiutavo un incarico di prestigio” .

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