ALIFE. Salvatore Cirioli non è più sindaco della Città di Alife, in otto firmano la sfiducia davanti al notaio: domattina saranno protocollate ed Alife, finalmente, volta pagina.
Alife ha perso un’altra occasione, ha perso opportunità di sviluppo, insomma, ha perso tempo. Ma ora gli alifani non si possono più permettere di perdere ulteriore tempo.
A poco più di un anno, dunque, dalla sorprendente vittoria elettorale nel giugno 2016 contro l’esperto, e più “saggio” politicamente, Roberto Vitelli (poco più di 500 i voti di differenza tra “Uniti per Alife” e “Toro per Alife”), si chiude, e nel peggiore dei modi, l’esperienza amministrativa del sindaco Salvatore Cirioli. Otto consiglieri, di cui quattro di minoranza (Roberto Vitelli, Michela Visone, Caterina Ginocchio ed Enrico Palmieri) e ben quattro (questo il primo dato esaltante) della ex maggioranza (Angelo Giammatteo, Alfonso Santagata, Rosa Di Lauro e Maria Meola), firmano davanti al notaio Iannucci di Alife le contestuali dimissioni dalla carica di consiglieri comunali, mandando di fatto anzitempo la maggioranza a casa. Termina, in questo modo, un’infelice pagina della vita amministrativa di Alife: la peggiore, più breve ed inconcludente amministrazione che la storia politica del paese abbia mai conosciuto lascerà spazio a nuove aggregazioni, che certamente metteranno in primo piano realmente il bene del paese, degli alifani, ma degli alifani tutti, non di quei 2mila e ottocento e rotti… sindaci che aveva annunciato il Cirioli all’indomani del suo giuramento a primo cittadino, per poi rinnegare tutto, ed il contrario di tutto, una volta riposta la fascia nel cassetto. Si apre ora una fase di confronto, tra forze politiche anche diverse ma che sapranno guardare al di là della giornata amministrativa passata sul municipio, delle determine fatte mese per mese, della programmazione a singhiozzo, degli incarichi a professionisti esterni (un altro dato esaltante) (ma i professionisti di Alife riescono mai a lavorare al Comune di residenza di questi tecnici), della politica fatta sui social (un altro fatto da sottolineare), delle offese agli avversari non politiche, ma professionali ed, in alcuni tratti, personali. Insomma, la politica deve ritrovare il suo corso, quella politica che è mancata a questa risicata maggioranza, che in 5 su 13 consiglieri hanno avuto il coraggio di dichiarare il fallimento del Comune di Alife. Ecco, da questo bisogna purtroppo ripartire,da quel pochissimo che questa maggioranza è riuscita a fare: il fallimento del Comune (l’unico obiettivo raggiunto, il più dannoso), con accuse, minacce, traguardo visto più come operazione che avrebbe spazzato via dal tempio i malvagi che come opportunità di rilancio del paese. Al contrario, la cittadina è morente, ora si che è più morente di un anno fa, ma nemmeno questo, forse, i 5/13 se ne sono accorti. Alife ha perso un’altra occasione, ha perso opportunità di sviluppo, insomma, ha perso tempo. Ma ora gli alifani non si possono più permettere di perdere ulteriore tempo.
Era un finale scritto. Spero che il popolo alifano abbia capito. Non ci si improvvisa politici. Servono competenze, passione, testa, intelligenza. Salire su un palco, buttando fango sulle persone e sulle loro famiglie non è politica. E’ diffamazione. Per fortuna la tortura è finita.
Rosà… è fernuta a zizzinella
Rosà… mo ai ‘a fatica tutt i juorni