ALIFE. “Sono stato io”, Daniele Leggiero confessa l’omicidio del padre Giuseppe: scagiona la madre che in un primo momento si era addossata tutte le colpe. ECCO L’ARMA DEL DELITTO.
Il ragazzo voleva difendere la madre, vittima secondo lo stesso di continue angherie da parte dell’uomo.
Si era addossata tutte le colpe, Patrizia Navarra, 48enne originaria di San Potito Sannitico, che insieme al marito Giuseppe Leggiero gestiva un piccolo caseificio a conduzione familiare in Via Gervasio, località Totari, piccola frazione a nord di Alife. Non dunque un banale incidente nel luogo di lavoro, una caduta accidentale che aveva fatto pensare, in un primo momento, ad un punteruolo o ad un gancio, di quelli comunemente utilizzati per appendere i caciocavalli, che si era conficcato nel petto del marito. Per l’uomo al pronto soccorso del nosocomio matesino gli era stata riscontrata una lesione all’emitorace sinistro con emopericardio al IV spazio intercostale: la morte avveniva nel volgere di qualche ora. Dagli accertamenti degli inquirenti e dalle confessioni dei congiunti, la donna prima ed il figlio Daniele poi, è emersa la verità dei fatti. Ad uccidere il Leggiero, 50enne titolare dell’esercizio commerciale, è stato il figlio Daniele, che si è costituito in caserma accompagnato dal suo legale di fiducia. Il ragazzo voleva difendere la madre, vittima secondo lo stesso di continue angherie da parte dell’uomo. Prima della confessione del giovane, la donna era stata intanto già tratta in arresto e trasferita presso il carcere di Pozzuoli.
ECCO L’ARMA DEL DELITTO.