ALIFE. Svolte le elezioni per il rinnovo del circolo cittadino PD: col 50% dei voti degli iscritti passa l’unica lista presentata. Ma l’uscente coordinatore Di Caprio preannuncia già ricorsi.

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Il direttivo eletto (in attesa però dell’ufficialità della segreteria provinciale) è compoto da Alfonso Santagata, Emilio Del Giudice, Marco Bergamin (tre consiglieri comunali di maggioranza) e Alfredo Frattolillo. Un direttivo di soli quattro componenti, senza donne, senza novità (nelle foto in alto, un momento delle operazioni di voto, con la Zagaria e Pascarella, e con l’ex segretario de “La Margherita” Vincenzo Ventriglia. In basso la lista presentata).

Con solo il 50% dei voti degli aventi diritto vince l’unica lista in competizione per il rinnovo delle cariche all’interno del direttivo cittadino del Partito Democratico. 153 difatti sono gli iscritti al partito: di questi solo 84 si sono recati all’unico seggio allestito in aula consiliare dalla garante inviata dalla segreteria provinciale, l’avv. Raffaella Zagaria di Casapesenna, già candidata alle primarie del Partito democratico come pure nel listino ultimo per la Camera dei Deputati. Con lei ad organizzare le operazioni di voto l’esponente del partito nell’alto casertano, Gianluca Pascarella di San Potito Sannitico. Le votazioni si sono svolte in un clima tutt’altro che sereno. Nulla da eccepire per l’organizzazione del seggio e le operazioni di voto, al cui svolgimento gli esponenti provinciali Raffaella Zagaria e Giuanluca Pascarella hanno dato prova di assoluta garanzia ed imparzialità. Ma le crepe si sono registrate all’interno del partito stesso a livello locale, che anzichè cercare una unità d’intenti fra tutte le anime di un partito da anni in frantumi in città, ha continuato, e c’è riuscito benissimo a dire il vero, nella strada delle divisioni, delle lacerazioni al suo interno, delle prove di forza muscolari che a nulla hanno portato fino a ora, e porteranno, se non ad acuire ancora di più le crepe che tutti i circoli dell’intera provincia di Caserta certo non invidiano. Crepe e lacerazioni al suo interno a cominciare dalle operazioni che hanno portato al congresso cittadino. La scelta del candidato alla segreteria cittadina, dopo l’era settennale di Gianfranco Di Caprio  (alla fine è risultato eletto tale Giuseppe Santagata) non è stata affatto condivisa da tutte le anime del partito: vero è che la parte dei tesserati vicina alle posizioni “bersaniane”, in pratica all’ex coordinatore Di Caprio, non ha proprio partecipato alle operazioni di voto, non presentanto neppura la lista, ma anche le anime “renziane” che avrebbero dovuto sostenere uno schieramento alternativo sono state critiche con le scelte adottate da un ristrettissimo gruppo di iscritti, in pratica il direttivo eletto (in attesa però dell’ufficialità della segreteria provinciale): Alfonso Santagata, Emilio Del Giudice, Marco Bergamin (tre consiglieri comunali di maggioranza) e Alfredo Frattolillo. Sono questi i componenti del nuovo esecutivo: un direttivo di soli quattro componenti, senza donne, senza novità. Eppure proposte in tal senso erano arrivate al tavolo del congresso cittadino, che era stato aperto sabato scorso dalla garante Zagaria. Come quella di designare un consigliere comunale alla segreteria cittadina, ma anche quella di aprire una discussione democratica all’interno di tutti gli iscritti, così come insegnano le fondamenta ed i valori che hanno portato alla nascita, anni fa, del partito democratico: una sorta di primarie, all’interno delle quali si sarebbe scelto il candidato alla segreteria, o quanto meno dare voce e spazio a tutte le componenti, anche minoritarie del PD locale. La sintesi di tutte le espressioni si sarebbe trovata alla fine, ma solo alla fine. Convocati al tavolo della discussione sarebbero dovuti essere anche i componenti dell’attuale direttivo, a cominciare dal segretario Di Caprio, nonostante si sia sottratto alla discussione avutasi nel congresso cittadino. Un partito, e quello democratico ha cercato di insegnare in questi anni, deve essere plurale, democratico, coinvolgere sempre e comunque la base, i militanti: un confronto tra i “renziani” ed i “bersaniani”, ma in tempi non sospetti almeno diversi mesi fa, sarebbe stata la soluzione migliore per un partito che vuole, e deve, crescere, anche in un piccolo paese come Alife. Invece. Invece ecco la solita prova di forza muscolare, ancora “io rappresento tot voti” e decido: a perderci, in questi casi, è sempre e comunque il partito, la gente con le loro esigenze, le esigenze portate avanti da un partito unito, compatto, forte, solidale, e non spaccato, lacerato al suo interno, debole, contraddittorio, inconcludente. Cosa succederà? Per il momento lo stesso segretario uscente pare abbia già annunciato ricorsi in proposito. Staremo a vedere.

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