Calcio, Napoli – Fiorentina di Coppa Italia. Il ragazzo colpito sembra fuori pericolo. Così la mamma: “Ho perdonato chi ha sparato a mio figlio, ma non posso concepire cosa ha fatto”.

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Il ragazzo lavora nell’autolavaggio di famiglia, nel quartiere di Scampia, alla periferia nord di Napoli

L’intervento chirurgico al tifoso del Napoli si è concluso e, secondo i medici, pare sia andato bene. Ovviamente il ragazzo, Ciro Esposito, tornerà ora in sala rianimazione. La amdre Antonella Leardi, dal Policlinico Gemelli di Roma, annuncia: “Ho perdonato chi ha sparato a mio figlio, ma non posso concepire cosa ha fatto. Dobbiamo essere uniti, siamo fratelli d’Italia. Noi siamo gente onesta di Scampia, mio figlio non è un rapinatore, non è un camorrista come ho sentito dire da alcuni media”. Giovanni, il padre invece, soddisfatto per una cosa: “il Signore ha messo la sua mano”. Addirittura il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, pare voglia proporre il Daspo a vita al colpevole. Il Daspo (da D.A.SPO. acronimo di Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive), è una misura prevista dalla legge italiana al fine di contrastare il crescente fenomeno della violenza negli stadi di calcio. IL Daspo dura 5 anni più altri 5 in caso di nuovi atti di violenza negli stadi; ma comunque ci sarà “un giro di vite durissimo, il calcio non può essere guastato dalle belve”. Dal canto suo, il Questore di Roma, Massimo Mazza, conferma che “Non c’è stata alcuna trattativa con gli ultras del Napoli. Mai pensato di non far giocare la partita”. La dinamica di quanto accaduto ieri a Roma è tanto semplice quanto folle. A sparare contro i tifosi napoletani è stato l’ultras della Roma, Davide De Santis, che ha prima provocato i supporter partenopei, poi, vistosi circondato ha sparato contro di loro 4 colpi di arma da fuoco. Ciro Esposito è stato colpito sotto l’ascella e ha avuto una lesione al polmone e alla quinta vertebra. All’ospedale Gemelli dove è ricoverato già da ieri sera sono arrivati numerosi parenti dopo essere stati a Villa San Pietro, la struttura sanitaria dove è stato inizialmente portato il ferito. Ore di angoscia per il padre Giovanni e per i due fratelli di Ciro, Pasquale e Michele, e per la fidanzata Simona Rainone. Il ragazzo lavora nell’autolavaggio di famiglia, nel quartiere di Scampia, alla periferia nord di Napoli. Secondo le prime ricostruzioni, i ragazzi erano arrivati a Roma con due auto, con un gruppo di amici che solitamente segue le trasferte del Napoli. Erano in dieci e, dopo aver parcheggiato seguendo i percorsi obbligati, si sono incammianti a piedi verso lo stadio. All’improvviso da un gruppo di persone è uscito un energumeno che, quando ha capito che erano tifosi del Napoli, ha cominciato anche a sparare. In quel momento Ciro è stato colpito ed è caduto subito a terra, perdendo conoscenza. Gli amici hanno cercato di rianimarlo mentre aspettavano l’arrivo dell’ambulanza che si è fatta viva solo dopo molto tempo, a detta di loro. Polemiche, infatti, anche per l’arrivo dei soccorsi. Così il padre Giovanni: “Sono stato avvertito da mio nipote e mi sono precipitato subito a Roma. Pensavo che mio figlio fosse solo ferito alla mano. Invece sta lottando per la vita. Siamo qui al pronto soccorso e abbiamo passato la notte di angoscia in questa sala d’attesa senza che nessuno dalla Questura ci comunicasse ufficialmente cosa era successo e cosa stava accadendo”. Nello stesso ospedale è ricoverato anche l’ultrà che ha sparato.

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