Caserta / Provincia. Consorzio Tutela mozzarella di bufala campana, la contraddizione e l’incompatibilità dei vertici: la denuncia di Confagricoltura.

Ennesima volta che questa attuale e passata governance del Consorzio dimostra la sua chiara intenzione di modificare una storia, una cultura e una tradizione di un processo produttivo per solo fini commerciali, contrariamente a quanto dettato dai fini istituzionali del Consorzio e dalle ragioni di un marchio D.O.P.

Confagricoltura Caserta da sempre ha sviluppato la sua attività di sindacato per tutelare e valorizzare i prodotti tipici locali e i relativi processi produttivi rappresentativi di una significativa congiuntura socioeconomica del territorio. Prodotti lattiero-caseari, seminativi, vino e olio sono sempre stati oggetto di un’attenta azione volta a preservare le tipicità locali e a creare le condizioni per un riconoscimento commerciale, utile e necessario per un’attività imprenditoriale attuale e futura. La filiera bufalina con la Mozzarella di Bufala Campana DOP ed il latte del collegato areale sono stati sempre seguiti con attenzione per tutelare i processi produttivi definiti dal relativo Disciplinare, oggetto di continui tentativi di modifiche presentate da più parti, anche e soprattutto da chi ieri e oggi amministra e gestisce il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana. Come il caso ultimo, ma non ultimo, in cui il Consiglio di Stato, con sentenza n.4994 del 12 luglio 2018, ha confermato infondato il ricorso presentato al TAR Lazio da tre Aziende trasformatrici, caseifici iscritti al Consorzio di Tutela i cui rispettivi rappresentanti legali sono anche rappresentati dello stesso Consorzio. Domenico Raimondo, Presidente del Consorzio, Vito Rubino, già Vice Presidente del Consorzio e Antonio Sorrentino, attuale Consigliere del Consorzio, attraverso le loro rispettive aziende (Mail s.r.l., Caseificio Cirigliana s.r.l., Sorì Italia s.r.l.), hanno presentato ricorso amministrativo contro le norme per la sicurezza alimentare e la produzione della mozzarella di Bufala Campana Dop che definiscono il processo di tracciabilità e di produzione della mozzarella (TAR del Lazio R.G. n.14689 del 2014). Ricorso per annullare tutte le disposizioni atte a garantire e vigilare sul processo di trasformazione del latte proveniente da allevamenti inseriti nel sistema di controllo per la produzione della Mozzarella di Bufala Campana DOP (decreto ministeriale n. 76262/14 recante “modalità per l’attuazione delle disposizioni di cui all’art. 4 del d.l. n. 91/14, convertito dalla legge 11 agosto 2014, n. 116.). In prima istanza al TAR Lazio (R.G. n.14689 del 2014) poi in Consiglio di Stato (R.G. n. 9609 del 2015) ed ora in Corte di Giustizia Europea dopo che il Tar (sentenza n.13103 del 2015) e il Consiglio di Stato (sentenza n. 4994 del 2018) hanno dichiarato infondate le ragioni del ricorso. Presentato non solo contro le istituzioni di riferimento e di promulgazione della normativa ma anche nei confronti del Consorzio di Tutela del Formaggio Mozzarella di Bufala Campana, deputato, per statuto, alla tutela e valorizzazione della Mozzarella di Bufala Campana, così come esplicitamente è indicato nel nome dello stesso Consorzio e di cui rappresentano i vertici. Unione Provinciale Agricoltori di Caserta IL PRESIDENTE Via Unità Italiana 13 -81100 Caserta 0823 327181 -0823 327346 – fax 0823 326411 caserta@confagricoltura.it E tutto questo, restando al proprio ruolo di rappresentanti del Consorzio stesso. Il Consorzio, difatti, non è costituito in alcun giudizio. Soggetti che per fini istituzionali, in quanto diretti rappresentanti del Consorzio di Tutela della Mozzarella, dovrebbero perseguire la tutela e la valorizzazione della Mozzarella, si attivano, invece, a perseguire l’obbiettivo opposto. Questo è uno dei tanti e continui tentativi di modifica del processo di produzione della mozzarella di bufala campana DOP, definito dal relativo Disciplinare. Latte congelato, mozzarella congelata, “filone ” per il settore horeca, le principali richieste di modifica del disciplinare nel tempo. Tutte modifiche che stravisano la Mozzarella. Presentate e sostenute da molti, interessati solo a utilizzare e a vendere quel bollino che la maggior parte dei consumatori riconosce in quelle caratteristiche del prodotto definito da una storia, da una cultura e da una tradizione di un processo produttivo, riconosciuto con la Denominazione di Origine Protetta. Le Istituzioni sovraordinate prendano atto di questo ennesimo tentativo di bloccare il processo di tracciabilità della produzione della mozzarella di bufala campana DOP e si adoperino affinché le norme legiferate siano applicate senza se e senza ma e dichiarino, inoltre, incompatibile l’attuale amministrazione del Consorzio di Tutela per questi fatti. È l’ennesima volta che questa attuale e passata governance del Consorzio dimostra la sua chiara intenzione di modificare una storia, una cultura e una tradizione di un processo produttivo per solo fini commerciali, contrariamente a quanto dettato dai fini istituzionali del Consorzio e dalle ragioni di un marchio D.O.P.

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