Caserta / Provincia. KOTEKINO RIFF: lo spettacolo con Andrea Cosentino al Teatro Civico di Caserta.
Provocatorio e a tratti demenziale, Cosentino da vita a personaggi dichiaratamente “finti” che si autoannullano ancor prima di cominciare a “vivere di vita propria”.
Andrea Cosentino torna al Teatro Civico 14, sabato 27 (ore 20) e domenica (ore 19), con la sua ultima performance: KOTEKINO RIFF. Elaborato sulla struttura del precedente “Esercizi di rianimazione”, lo spettacolo costituisce una sorta di contenitore di camei e stereotipi sul teatro contemporaneo, avvalendosi della partecipazione musicale in scena di Michele Giunta. Provocatorio e a tratti demenziale, Cosentino da vita a personaggi dichiaratamente “finti” che si autoannullano ancor prima di cominciare a “vivere di vita propria”, in un gioco nichilista e leggero che strappa risate e applausi durante tutto lo spettacolo e che sul finale regala un momento intenso (questa volta serio). Sempre più penso al mio sviluppo artistico non come ad una serie di spettacoli più o meno riusciti, ma come alla costruzione della mia identità, attoriale e autoriale assieme. Un po’ comico dell’arte, che si porta dietro le sue maschere e i suoi lazzi migliori, un po’ jazzista che lavora a trovare il suo suono e il suo stile. Riconoscibile e inimitabile.
Note di Andrea Cosentino:
KOTEKINO RIFF vuole essere il mio gioco a togliere di mezzo l’opera. Quel che resta è da un lato l’attore, come macchina ludica di significazione, dall’altro il teatro come esercitazione allo stare comunitario. Che vuol dire mille cose diverse: dinamiche di potere, di rappresentazione, di rappresentanza, di racconto, di seduzione. Che racchiude questioni importanti e sempre attuali, come la coralità, il prendere la parola, il potere, la fiducia e l’inaffidabilità, l’autorevolezza, l’autorialità e l’autoritarismo.
KOTEKINO RIFF è un coito caotico di sketch interrotti, una roulette russa di gag sull’idiozia, un fluire sincopato di danze scomposte, monologhi surreali e musica. E’ una esercitazione comica sulla praticabilità della scena, sulla fattibilità dei gesti, sull’abitabilità dei corpi, sulla dicibilità delle storie. Creare aspettative e negarle, fino a mettere in crisi il ruolo di attore e spettatore. Una clownerie gioiosa e nichilista senza altro senso che lo stare al gioco. Il migliore spettacolo teatrale non è che il programma di una festa.