Castel Volturno. Più di 600 pazienti operati al cuore con tecniche mini-invasive: è record a Pineta Grande.
Arturo Giordano premiato come best implanter delle innovative valvole cardiache.
di Simonetta de Chiara Ruffo
Ben 600 pazienti ricoverati nel Presidio Ospedaliero Pineta Grande di Castelvolturno hanno beneficiato della TAVI, il rivoluzionario intervento che permette di impiantare valvole cardiache mediante un catetere inserito attraverso una fessura a livello inguinale, evitando gli interventi chirurgici a cuore aperto. Premiato come best implanter in Italia Arturo Giordano, responsabile del Reparto di Interventistica Cardiovascolare della struttura. La Sanità in Campania si distingue come sistema d’eccellenza caratterizzato da prestazioni ad altissimi standard qualitativi. Al Dott. Arturo Giordano, responsabile del Reparto di Interventistica Cardiovascolare del Presidio Ospedaliero Pineta Grande di Castelvolturno (CE), è stato assegnato il riconoscimento “Best Implanter” da Abbott – azienda leader nei dispositivi medici dopo la recente fusione con St. Jude Medical – grazie all’impianto del più alto numero di protesi Portico in Italia (oltre 100), ovvero una particolare valvola cardiaca che può essere impiantata nei pazienti affetti da stenosi aortica mediante un approccio mininvasivo detto TAVI .Questa metodica consiste nell’impianto di una nuova valvola che viene condotta all’interno del cuore mediante un catetere inserito a livello inguinale e fatto avanzare attraverso i vasi sanguigni. I vantaggi rispetto alla chirurgia a cuore aperto sono numerosi: la TAVI infatti presenta un ridotto rischio intraoperatorio, un minore disagio postoperatorio ed una precoce ripresa delle normali attività. L’intervento è ideale per i pazienti anziani e per quelli ad elevato rischio per intervento chirurgico “tradizionale”: la TAVI infatti aumenta la qualità e la prospettiva di vita di quanti convivono con le pericolose conseguenze della stenosi aortica.
La patologia è caratterizzata dal restringimento della valvola aortica, ovvero quel meccanismo che regola il flusso sanguigno tra il cuore ed il resto del corpo. Secondo le stime colpisce circa il 5% delle persone al di sopra dei 70 anni, vale a dire oltre 350.000 pazienti italiani, piu’ di 30.000 residenti in Campania. Di questi ultimi, circa 5.000 presentano una forma severa con preoccupanti rischi di mortalità: secondo alcuni studi, infatti circa il 30% dei pazienti colpiti da questo fenomeno perde la vita ogni anno a causa dei suoi gravi sintomi, tra cui fiato corto, capogiri, dolore toracico, stanchezza e ritenzione idrica. Al fine di arginare questo scenario allarmante – aggravato anche dall’assenza di farmaci in grado di modificare la mortalità della stenosi della valvola aortica – il Reparto di Interventistica Cardiovascolare del Presidio Ospedaliero Pineta Grande di Castelvolturno mette a disposizione della popolazione la propria grande esperienza nell’utilizzo di questo trattamento innovativo. Grazie al team diretto da Arturo Giordano e composto da Paolo Ferraro, Nicola Corcione, Stefano Messina, Gennaro Maresca e dal Prof. Giuseppe Biondi Zoccai, circa 600 pazienti hanno beneficiato negli ultimi anni della correzione del difetto valvolare senza l’apertura del torace, tramite l’innesto di una valvola transcatetere i cui lembi sono di tessuto biologico. La Cardiologia Interventistica della Clinica Pineta Grande è stata tra i primi centri in Italia a credere in questo ambizioso ed innovativo progetto che include anche il trattamento attraverso il catetere della insufficienza mitralica (Mitraclip):“Il riconoscimento ottenuto rafforza ulteriormente il ruolo del Pineta Grande Hospital non solo nella città di Caserta e nel territorio Regionale, ma anche Nazionale, confermando l’impegno dell’equipe che dirigo nel garantire prestazioni di alto livello per la cura di una patologia tanto diffusa quanto pericolosa come la stenosi aortica – commenta il Dott. Arturo Giordano –Grazie all’approccio attraverso un catetere ed alla protesi Portico, infatti, il nostro numero di TAVI é aumentato in maniera significativa; tuttavia, è auspicabile un utilizzo più intenso di questo tipo di intervento , considerato che la procedura è semplice e sicura anche alla luce del fatto che le nuove protesi possono essere richiuse, riposizionate e, soprattutto, utilizzate in anatomie complesse”.