Donne assassine. Donna che ha tolto la vita a sé stessa e al figlio.

Si indaga sul movente maturato nell’ambito familiare, vista la morte del figlio di 4 anni ma soprattutto il biglietto trovato nell’auto nel quale parla del rapporto complicato con l’ex compagno, padre del piccolo.

Articolo che trasuda empatia per la donna che ha tolto la vita a sé stessa e al figlio. Viene chiamata per nome: perché Veronica lo ha fatto, Veronica ha chiamato la sorella, chi era Veronica. In tutto l’articolo non compaiono mai le parole assassinio, omicidio, figlicidio, infanticidio.

Che sia morto il figlio è una fatalità. Manager realizzata, indipendente, autonoma economicamente; nelle prime ore non emergono elementi che facciano pensare ad una situazione economica disperata per indebitamento con le banche o con gli usurai, perdita del lavoro o della casa, fallimento, operazioni finanziarie disastrose o altro ancora.

“Una scelta, se di scelta si è trattato, su cui nessuno – inquirenti in testa – si arroga il diritto di pronunciarsi”. Per gli inquirenti non è un diritto ma un dovere, è il loro lavoro. Devono pronunciarsi, devono poter chiudere l’inchiesta, devono scavare per cercare risposte e, se possibile, trovarle. L’apertura del fascicolo per istigazione al suicidio è solo un atto dovuto per gli inquirenti, molto di più per i cronisti che infatti sentono il bisogno di insinuare “perché Veronica lo ha fatto? C’è qualcuno dietro questo gesto?”.

Le reazioni sui media – e ancora di più sui social – nei casi analoghi a ruoli invertiti sono diametralmente opposte e rivelano un doppio standard nella percezione collettiva: il padre che si uccide ed uccide i figli è un mostro, se proprio è tanto vigliacco da non saper affrontare le difficoltà della vita poteva ammazzarsi da solo, lasciando vivere i figli.

La madre che si suicida e uccide i figli deve essere capita, non giudicata. Ancora non hanno scritto “Non è stata compresa, aiutata e sostenuta, nessuno ha saputo capire il suo dolore ne’ prevenire il dramma che ne sarebbe scaturito”, ma è questione di ore. Chiarisco: massimo cordoglio per le due vite perse, massima comprensione per il dolore dei familiari superstiti, massimo rispetto per il lavoro degli inquirenti. L’analisi critica è esclusivamente nei confronti dei pregiudizi antimaschili, tanto dei media quanto del popolo della rete.

VERONICA AMISTADI – Il Messaggero

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