Frasso Telesino. Rapina in villa, medico e famiglia scrivono a Salvini: ecco la lettera al Ministro dell’Interno con la quale “chiediamo solo giustizia”.

“Il pensiero corre ai “fatti di Lanciano di questi giorni, che ci hanno fatto rivivere pienamente il nostro dramma”.

Dopo oltre sette mesi da quel terribile espisodio quei momenti di terrore rimangono ancora impressi nella mente delle vittime che li ahanno subiti, quando 4 minorenni rimasero per lunghi, interminabili minuti, in balia di un gruppo di banditi, che misero per l’occasione a segno una feroce rapina nella villetta di un medico di Frasso Telesino. Oggi il dottore Gerardo Salvione e la sua famiglia hanno deciso di rivolgersi al Ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Nellamissiva gli hanno chiesto “niente più che Giustizia, per non sentirci vittime anche di un sistema che si inceppa”. “Chi le scrive, è una famiglia che nel febbraio scorso è stata vittima di quella che la stampa nazionale ha definito “Arancia Meccanica nel Beneventano”. In quella maledetta sera le nostre due figlie (una diciottenne e una sedicenne) e due loro amiche, hanno vissuto un vero e proprio incubo. Un gruppo di malviventi, nonostante fossero poco più che le ore venti e che la nostra abitazione fosse collocata in una zona centrale del paese in cui viviamo, si sono introdotti in casa. Le ragazze sono finite ostaggio di quelle “bestie” per oltre due ore, in balia di eventi che potevano finire anche in maniera più drammatica.A salvarle, l’arrivo dei genitori di una loro amica. I due poveri malcapitati, allarmati dal prolungato silenzio della figlia, si sono recati a casa nostra dove “catturati” dal commando armato sono stati malmenati. Il gruppo di belve, si è arreso solo quando ha creduto di aver ucciso la donna a seguito di un colpo alla testa. Il tutto ad oggi è cronaca ampiamente documentata dalla stampa”. Il pensiero corre ai “fatti di Lanciano di questi giorni, che ci hanno fatto rivivere pienamente il nostro dramma. Anche nel nostro caso, stando alla pronuncia linguistica dei malviventi, il commando non era made in Italy. Ma le similitudini tra i due episodi, sono tanti. L’unica differenza, non secondaria, è che nel nostro caso, le “bestie” sono ancora a piede libero”. “Per noi, spenti i riflettori, sono rimasti solo i traumi fisici, ma soprattutto psicologici delle quattro ragazze. La loro vita che, dovrebbe essere intrisa di gioia e spensieratezza, è imperniata di fobie e ansie. Difficilmente riusciranno a togliere dai loro peggiori incubi quegli attimi in cui si sono trovate con le armi puntate addosso. Difficilmente cancelleranno la paura di andare incontro ad un epilogo drammatico che, forse, solo per caso fortuito non si è palesato. Quelle “bestie” sono ancora in libertà Signor Ministro e noi non abbiamo nessuna informazione in merito alle indagini.Non crediamo sia normale che nel nostro Paese, la giustizia segua due velocità e che casi drammatici come il nostro finiscano nelle maglie dell’oblio. Non chiediamo niente più che Giustizia, per non sentirci vittime anche di un sistema che si inceppa. Da genitori abbiamo il diritto-dovere di dare delle risposte alle nostre figlie. A loro abbiamo insegnato il rigore della responsabilità, per cui chi sbaglia è punito. Ad oggi, viviamo l’imbarazzo di guardarle negli occhi e non avere le risposte al terrore che leggiamo nei loro occhi ogni volta che devono attraversare la soglia di casa, sapendo che i loro aguzzini sono ancora in libertà. Confidiamo in Lei, Ministro, per dare loro quelle risposte che ad oggi lo Stato ci sta negando”.

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