GIOIA SANNITICA. Difese la famiglia da sconosciuti entrati in casa per rubare: il 44enne Capozzo si confessa alla trasmissione televisiva in onda sulla RAI “La vita in diretta”.
Oggi l’uomo ha l’obbligo di firma quotidiano, dopo aver scontato degli arresti domiciliari e una condanna con rito abbreviato a 10 anni di reclusione.
Giovanni Capozzo è un 44enne carpentiere manovale che nel luglio del 2012 uccise un albanese, Dashamir Xhepa, che insieme ad altri complici, ancora oggi non ancora individuati, tentò di commettere un furto nella sua abitazione, una casa rurale in località Fossalagna a Gioia Sannitica. L’uomo si è confessato nel corso di un’intervista, che sarà trasmessa domani nel corso della trasmissione teelvisiva della RAI “La Vita in Diretta”. Oggi l’uomo ha l’obbligo di firma quotidiano, dopo aver scontato degli arresti domiciliari e una condanna con rito abbreviato a 10 anni di reclusione: si mostra dispiaciuto per quel gesto, ma il fatto di aver visto, allora, ignoti entrare nella sua abitazione ed, in particolare, dalla finestra dove dormivano i figli, scatenò in lui una reazione furiosa. Capozzo spiega che quella notte fu svegliato da un rumore provocato da un arnese di ferro e che si impaurì dopo aver visto alcune ombre di uomini che si muovevano nella camera dal letto dei figli, che dorminvano con la finestra tenuta aperta per caldo. Il terrore per la presenza di quegli estranei in casa lo spinse ad imbracciare un fucile a pallettoni che aveva custodito in casa, ed fare fuoco dapprima in aria per spaventare i ladruncoli, poi contro un altro uomo rimasto sotto il balcone mentre teneva qualcosa in mano di non definito, anche a causa del buio. Fu allora che in preda ad un raptus di follia, mista alla paura, puntò l’arma alle gambe del malvivente, ma i pallini si allargarono colpendo il ladro in parti vitali. Capozzo inquesgli istanti non seppe cosa fare, ed alla fine scelse la peggiore, quelal di caricare il cadavere sul furgone, all’insaputa dei suoi familiari, e di abbandonarlo nel fiume Volturno. La moglie dell’albanese ucciso, pur avendo ricevuto una mail che l’avvisava con dettagli della scomparsa del marito così da fare avviare le indagini, non ha mai saputo riferire in aula chi fossero i presunti complici del consorte: forse persone esperte, ma nulla di più concreto.
sfido chiunque a non comportarsi cosi in questi casi…