GIOIA SANNITICA. Salma ‘sequestrata’ durante le esequie, rinviato il rito funebre a data da destinarsi.
Allertati dagli stessi congiunti, gli operatori del 118, prontamente accorsi, potettero solo constatare l’avvenuto decesso dopo di che, ritenendo di agire rettamente, gli stessi familiari disposero il trasferimento della salma a Gioia Sannitica, presso l’abitazione del defunto.
E’ di ieri la strana vicenda registratasi in Gioia Sannitica, avvenuta durante le esequie che si stavano celebrando nella chiesa parrocchiale del paese. Su disposizione del magistrato, i carabinieri della compagnia matesina hanno dovuto recarsi, per requisire la salma, essendo evidentemente non chiare agli inquirenti le cause del decesso. Quest’ultimo è, a quanto è dato sapere, avvenuto due giorni prima in casa di alcuni parenti, a Cerreto Sannita, ove si trovava l’allora vivente quando fu stroncato da un improvviso malore. Allertati dagli stessi congiunti, gli operatori del 118, prontamente accorsi, potettero solo constatare l’avvenuto decesso dopo di che, ritenendo di agire rettamente, gli stessi familiari disposero il trasferimento della salma a Gioia Sannitica, presso l’abitazione del defunto, con un’autoambulanza privata, circostanza evidentemente non chiara agli inquirenti. Conseguentemente c’è stato il trasferimento della salma presso l’istituto di medicina legale di Caserta, fra lo sconcerto di familiari, fedeli e quanti stavano partecipando al rito funebre di Giuseppe Mauro. Come si evince dai murali successivamente affissi, il definitivo rito funebre è stato spostato “a data da destinarsi”. Così i militari hanno ottemperato all’ordine del magistrato che ha disposto il trasferimento della salma presso l’istituto di medicina legale del’ospedale civile casertano, dove il perito dovrà stabilire le circostanze esatte del decesso, dopo di che finalmente la salma potrà essere tumula, si presume previa celebrazione di un nuovo rito funebre, almeno per benedirla prima della sepoltura.
L’ennesimo caso di ingiustizia e disinformazione, quando Geppino era senza stipendio da 18 mesi dov’era la giustizia, quando una settimana fa, dopo telefonate e telefonate al sindacato, e all’avvocato, e stato detto a lui e ai suoi colleghi che 35 anni di lavoro, e di buste paga sono state tutte una bufala, Geppino e i suoi colleghi nn avevano nemmeno i requisiti per prendere la disoccupazione, aveva consumato i sui risparmi, la famiglia cercava di aiutarlo, ma lui era umiliato, deluso. Non negava mai un saluto o un caffé a nessuno in piazza, ora era più di un’anno che si nascondeva, si vergognava, perché non poteva permetterselo un caffè, annullata pure l’assicurazione dell’auto, fermo pure il motorino, lo accompagnavano gli amici i nipoti, lo invitavano a cena o a pranzo i parenti, gli amici, perché sapevano la situazione, ed è a casa di amici, a Faicchio che dopo aver cenato, è stato colto da malore e si è accasciato, a nulla sono valse le manovre di rianimazione. Poi la giustizia lenta anche dopo la morte, si insospettisce e vuole sapere come è morto un ragazzone di 53 anni, ma se ne ricorda 36 ore dopo la morte a due ore dalla sepoltura, i carabinieri nn hanno fatto irruzione in chiesa ma sono venuti a casa solo a comunicare la richiesta di esame per accertarne le cause e Geppino era nella casa materna, in una bara, a messa dovevano ancora portarlo.