Il nostro Sud non ha bisogno di più forze dell’ordine per fare crescere la sicurezza.

Salvini e la sua lega resta isolata per esportare il modello Milano al Sud, gli fa da spalla solo Berlusconi che ebbe l’ardire, condiviso da molti italiani, di fare una seduta del Governo che presiedeva a Napoli per il problema rifiuti.

di Giuseppe Pace (già prof. ed esperto di Ecologia umana internazionale)

A giorni verrà presentato, in alto loco parlamentare, un libro ”Solo un prete” in memoria di don Peppe Diana, ammazzato dalla camorra a Casal di Principe. Il Sud però non ha bisogno di martiri né di più polizia per combattere la delinquenza e quella più organizzata detta camorra. Ha bisogno di normalità democratica e di cultura non di moda, ma attiva che dà l’esempio e collabora con le forze dell’ordine. Il Mattino informa che ”Il Presidente del Consiglio, lunedì 19 novembre sarà in Prefettura a Caserta. Firmerà un «Protocollo d’intesa per un’azione urgente nella Terra dei fuochi». Il documento sarà sottoscritto anche dal ministro dell’Ambiente, dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, dal Ministro dell’Interno, dal ministro della Giustizia, dal ministro della Difesa, dal ministro per il Sud, dal sottosegretario al ministero della Salute, dal presidente della Regione Campania, dal prefetto di Caserta e di Napoli. È quanto si legge in una nota di palazzo Chigi. A seguire il Presidente del Consiglio e i ministri incontreranno la stampa”. Dunque nel territorio casertano stavolta e non nel solito napoletano lo Stato si mobilita e intanto i rifiuti bruciano nella Terra dei Fuochi con rinnovato ardore malavitoso. Le moltissime eco balle da smaltire anche in Portogallo sono un affare non trascurabile e i politici grillini come i precedenti sono contrari ai termovalorizzatori. Salvini e la sua lega resta isolata per esportare il modello Milano al Sud, gli fa da spalla solo Berlusconi che ebbe l’ardire, condiviso da molti italiani, di fare una seduta del Governo che presiedeva a Napoli per il problema rifiuti. Sedute più frequenti di Governo al Sud sono auspicabili anche in futuro per capire ed intervenire meglio. Comunque i rifiuti in Campania sono una risorsa della camorra che da troppo tempo pare ne controlli la filiera redditizia e, a chi non vive là, la posizione dei grillini contrari agli inceneritori modernissimi, non è condivisa. Se si votasse oggi, i grillini, dimezzerebbero il loro consenso”bulgaro” anche nella regione di Di Maio che si vanta di essere campano con “quasi 60% di voti ricevuti”, ma oltre il 40% non lo ha votato pero? E il reddito di cittadinanza da Roma in poi salendo al nord non è condiviso dal oltre il 90% della popolazione perché premierebbe i fannulloni ed aumenterebbe il lavoro nero. Nel libro “Lo Stato criminogeno” del prof. universitario GiulioTremonti, già ministro dell’economia, si legge che troppo Stato genera crimine. Lo Stato quando cresce troppo funziona non più per i cittadini, ma per se stesso cioè genera aspetti criminogeni. In tutti i Paesi con un grande apparato statale aumenta la burocrazia, inefficienza dei servizi pubblici e l’economia viene ad essere più ingessata senza un reale e libero sviluppo per la crescita del reddito dei residenti. Ciò premesso c’è da riflettere sulla tendenza in corso di aumentare il numero dei componenti le numerose forze di polizia esistenti in Italia ed in particolare nel più povero Mezzogiorno. Nella Terra dei Fuochi, la camorra prosperò con l’affare dei rifiuti senza che nessuno o quasi sapesse e prevenisse ciò che il libro e il film “Gomorra”, in particolare, poi hanno svelato appieno. Spesso dunque si ha l’impressione che lo Stato e gli attuali partiti (tutti, sia di opposizione che di maggioranza legislativa e governativa) stanno aumentando le forze di polizia, diano più sicurezza ai cittadini italiani. Anzi appare a molti uno spreco poiché non è questa la strada migliore. A Piedimonte Matese, addirittura, si chiede di istituire un Commissariato per arginare meglio il fenomeno, in aumento, dei furti d’appartamento. Nell’analoga e molisana cittadina a nord del Matese, Bojano, da pochi mesi sono giunti altri 70 carabinieri comandati da una donna capitano come a Piedimonte M.. Il problema principale del controllo della diffusa illegalità nel Mezzogiorno come altrove è l’apparato statale delle forze dell’ordine, che le consente, con difficoltà burocratiche sofisticate, di essere presenti sul territorio e soprattutto fuori dei più comodi uffici, magari tra relax ripetuti dove pochi lavorano al computer e la maggioranza si imbosca. Anche nei comuni gli ex vigili, ora polizia municipale, per strada sono pochi rispetto a quelli negli uffici, a fare che cosa? Ciò è un problema di tutte le numerose forze dell’ordine in Italia. Ogni governo promette nuove assunzioni, ma non è il numero che conta, ma come vengono attivamente rese operative per erogare servizi civili avanzati. Recenti fatti di cronaca evidenziano anche soprusi, collusioni ecc. anche se sono una sparuta minoranza per numero di coinvolti, ma in Campania la cronaca pare che abbondi più di altrove. Il cittadino chiede da decenni le forze dell’ordine per le vie delle città e per le strade, ma resta preponderante l’imboscarsi negli uffici? Pare di si! Ma leggiamo l’editoriale di V. Musacchio, giurista e presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise, su di un media locale cosa scrive il 15 c.m. ”Beni confiscati ai mafiosi, la vendita aperta a tutti è pura follia”. E’ interessante leggere come stanno le cose da un esperto. “Un’affermazione del genere mi costa molto, ma se le istituzioni continuano nella loro politica di miopia nei confronti della mafia, temo che la loro assoluta mancanza di prestigio nelle terre in cui prospera la criminalità organizzata non farà che favorire sempre di più Cosa Nostra”. Sono le parole di Giovanni Falcone, uno che di lotta alla mafia se ne intendeva. Prendo spunto dal suo pensiero ancora attualissimo per affermare che il “Decreto sicurezza” potrebbe essere uno strumento efficace di lotta alle mafie invece di criminalità organizzata non se ne occupa per nulla. I mafiosi ormai non usano più la strategia della tensione e del terrore, non fanno più stragi ma si mimetizzano nei meandri dello Stato. Non creano insicurezza percepibile ma solo danni incalcolabili sfortunatamente invisibili. Nel silenzio più assoluto le mafie corrompono, riciclano, fanno affari in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Agiscono oramai indisturbate o quasi, nonostante le tante inchieste e processi in corso nel nostro Paese. Il decreto Salvini, in barba ad alcuni principi fondamentali della lotta alle mafie, introduce la possibilità di vendere anche a privati i beni confiscati alle organizzazioni mafiose: una scelta molto pericolosa” Questo però resta un parere autorevole non il parere perché dà soluzioni forse un po’ burocratizzanti come che si dovrebbe poi interessare dei beni confiscati. Ma continuiamo a leggere cosa dice V. Musacchio: ”Chi conosce le dinamiche con cui si muove la criminalità organizzata sa bene che vendere a chiunque questi beni significa offrire su un piatto d’oro la possibilità ai mafiosi di ricomperare. Se ciò avverrà, lo Stato ne sarà sconfitto perché i mafiosi potranno dimostrare a tutti il loro incommensurabile potere, superiore persino a quello dello Stato. Le istituzioni ancora una volta si arrendono di fronte alle difficoltà e la prova sarà il ritorno di quei beni nelle disponibilità dei clan cui erano stati sottratti, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura. Per i mafiosi perdere i beni è una mancanza di credibilità, di autorità, di controllo del territorio, significa perdere “la faccia” soprattutto se poi sono utilizzati a fini sociali, dando lavoro pulito e educando i giovani al rispetto della legge…La nuova legge sulla vendita degli immobili confiscati alle mafie non dovrebbe sottrarli mai al patrimonio pubblico sociale per trasformarli esclusivamente in capitale privato, ma dovrebbe dare l’esclusiva dei ricavi della vendita alle scuole, alle associazioni antimafia, alle cooperative sociali, alle forze di polizia e alla tutela del patrimonio dello Stato. L’eventuale ipotesi di consentire la messa in vendita dei beni inutilizzati confiscati alle mafie con i ricavi dati senza alcun criterio specifico per il sociale sarebbe deleteria. Questo perché con altissima probabilità diverrebbero sì guadagno, ma non efficace strumento di lotta alle mafie. Meno male che anche l’espero però ha dubbi poiché il futuro sociale italiano non è facile prevedere e neanche i Sociologi lo sanno bene. Un noto Sociologo, intervistato da B. Agnes su TV3 giorni fa, ha detto che il prossimo futuro vedrà l’opposizione crescere interna all’attuale maggioranza gialloverde e non più nelle altre forze attuali d’opposizione destinate a ridursi al lumicino per l’ulteriore perdita del consenso elettorale. Ciò per la crescita della cultura della sicurezza che è più di centrodestra. Un’altra ipotesi regolabile con il nuovo strumento normativo potrebbe essere invece quella dell’affitto del bene sempre vincolato con ritorno economico nel sociale (associazionismo, scuola, famiglia). Un media casertano coraggioso, il 14 c.m. informa che ”La Direzione Distrettuale Antimafia ipotizza una serie di reati nella gestione dei rifiuti, oltre a quelli ambientali, anche presunte infiltrazioni negli Enti pubblici per gli appalti. E’ questa la risposta dello Stato agli ‘incendi telecomandati’ in depositi e di mezzi di raccolta dei rifiuti nel casertano e nel napoletano. A farne le spese anche il sindaco di Caserta che si è visto perquisire la propria abitazione; inoltre i Carabinieri, su disposizione della Direzione di Napoli hanno perquisito e sequestrato computer e altro materiale nello studio legale, nell’abitazione di Carlo Marino, oltre che negli uffici comunali. I Carabinieri indagano anche su altri filoni, uno relativo al digestore a Ponteselice e un altro sulla casa dell’acqua. La criminalità organizzata e la Camorra trovano terreno fertile nella gestione opaca della macchina amministrativa. Intanto l’opposizione consiliare attraverso il coordinatore cittadino auspica che “il governo invii una commissione d’accesso che possa fare luce su questi ultimi 15 anni di amministrazione e sui dissesti” frutto anche di costi altissimi sostenuti per lo smaltimento dei rifiuti. Dunque la camorra ha rimesso le mani sull’affare dei rifiuti. Una cosa è certa che dietro grandi somme di denaro c’è anche la mafia, la camorra, la ndrangheta e la sacra corona unita. Ma cosa frena e combatte la crescita della criminalità organizzata? La cultura, quella non di moda. La cultura ha il primato sulla natura e quest’ultima ha in sé l’uomo primitivo con la tradizione, che impera sia sull’innovazione che ossequia il capo e l’autorità anzichè l’autorevolezza. Ciò si verifica più facilmente se le persone sono per niente o poco scolarizzate. Gli affiliati alla criminalità, tranne eccezioni, sono bruti e brutali con regole per niente rispettose della persona dignitosa, onesta, laboriosa, ecc.. Pare che la camorra sia in crescita, ma essa non si riduce con uno Stato che abbonda di forze dell’ordine.

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