Omicidio Giulia Cecchettin, dove può spingersi la campagna d’odio: senza commento, da leggere e basta.

“Non siamo i Turetta”, minacce al ristorante, ma la gestione è cambiata nel 2011. Dove può spingersi la campagna d’odio. Senza commento, da leggere e basta.

di Francesca Galici

Hanno in gestione il locale da oltre 10 anni eppure i ristoratori di Torreglia sono sotto attacco da parte di chi crede siano la famiglia di Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin.

Mentre il padre di Giulia Cecchettin non si lascia trasportare dalla rabbia e dalla disperazione per l’uccisione di sua figlia Giulia, quando qualunque sua reazione sarebbe non solo capita ma anche giustificata, il Paese è pervaso da un sentimento di vendetta e di odio. Basta scorrere i messaggi sui social per trovare messaggi in cui si auspica la morte di Filippo Turetta, ex fidanzato di Giulia, con ogni probabilità autore dell’omicidio. Sarà un giudice a dover stabilire la colpevolezza del 22enne, anche se quel che ha fatto, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti.

Ma non è con la vendetta che si educheranno uomini migliori e non è con la vendetta che Giulia tornerà da suo padre. Eppure, in queste ore, si moltiplicano le iniziative punitive. Tra queste, si segnalano anche quelle contro un ristorante di Torreglia, la cittadina in cui risiede la famiglia di Filippo Turetta, che se anche in maniera diversa è distrutta da quanto ha fatto il figlio. Il locale è gestito da oltre 10 anni da una famiglia del luogo, che è succeduta nella gestione alla famiglia Turetta. È dal 2011 che conducono l’attività ristorativa ma si sa, il pettegolezzo, specie quando sbagliato, corre veloce sul filo del passaparola e così è bastato poco affinché si diffondesse la voce che nella cucina e dietro i banconi del ristorante di Torreglia ci fossero ancora i Turetta.

Tanto è bastato a scatenare un‘ondata di telefonate minatorie e di insulti contro i gestori, costretti anche a ricevere numerose disdette di clienti già prenotati. Davanti a questa che sembra un’ondata di cattiveria ingiustificata, la gestione si è trovata a costretta a fare una doverosa, seppur assurda, precisazione: “A seguito di insulti e minacce ricevute ci teniamo a chiarire che, il ristorante La Cicogna di Torreglia è gestita dalla famiglia Fesio dal 2011, e nulla abbiamo a che fare con la famiglia Turetta”.

Che in un momento di grande commozione generale per quanto accaduto a Giulia, dei ristoratori debbano trovarsi costretti a simili smentite è una sconfitta per l’intera società. “Ogni ulteriore messaggio denigratorio e diffamatorio verrà segnalato alle autorità competenti. Mai avremmo voluto scrivere queste parole ma, noi viviamo del nostro lavoro e trovarci in questa situazione, di disdette tavoli e insultati senza alcun motivo è una cosa grave”, hanno concluso, invitando tutti a prendersi le proprie responsabilità.

“Non siamo i Turetta” – ilGiornale.it

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