Pagamenti col Pos sopra i 30 euro: tra costi e spese, chi ci guadagna e chi ci perde (i consumatori finali !!!).
La normativa che introduce i pagamenti obbligatori tramite POS già sopra la soglia dei 30 euro ha scatenato, inevitabilmente, un vespaio di polemiche. Ma alla fine i costi aggiuntivi per liberi professionisti e gli esercenti ricadranno inevitabilmente sui consumatori finali.
La normativa che introduce i pagamenti obbligatori tramite POS già sopra la soglia dei 30 euro ha scatenato, inevitabilmente, un vespaio di polemiche. La norma, entrata in vigore lunedì 30 gennaio, obbliga i lavoratori autonomi ad accettare la “moneta elettronica” per i lavori che superino i 30 euro. Vale a dire, praticamente tutti. Tanto per fare un esempio, sarà praticamente impossibile pagare l’elettricista, il dentista, il parrucchiere, l’avvocato o il tappezziere se non con carta di credito o bancomat. Ma il vero pericolo è che le spese sostenute da queste categorie per l’introduzione del Pos ricadano sui consumatori finali.
La norma introdotta dal Governo mira a rendere più tracciabili i pagamenti, quindi anche le piccole somme, permettendo una lotta maggiore all’evasione fiscale. Ma ci sono dei costi non indifferenti che gravano sulle imprese: Confesercenti lo stima su circa 5 miliardi l’anno per le imprese. Per una piccola o media impresa si preventiva pensa a un costo di circa 1.700 euro l’anno, tra canoni, commissioni, installazione e spese di utilizzo.
E c’è chi suggerisce una piccola modifica alla norma in vigore. Se, contestualmente al pagamento con il Pos, si desse la possibilità di detrarre la spesa dalle dichiarazioni dei redditi, per le famiglie sarebbe un incentivo non trascurabile. Oltre che garantire un conflitto di interessi tra chi paga e chi incassa tale da rendere ancora più difficile sottrarsi al fisco.
Da sottolineare dei lati oscuri nel decreto legge che impone di accettare come pagamento la “moneta elettronica”, giacchè non stabilisce le sanzioni per chi non si adegua. Commercianti, ma anche professionisti ed artigiani non possono infatti obbligare i clienti a pagare in contanti, ma senza Pos non sarà possibile per gli utenti effettuare i pagamenti con carta di credito o bancomat.
Ed i commenti si sprecano. Quello dell’Adusbef: “Si tratta dell’ennesima norma da parte di governi maggiordomi, che hanno legiferato dal novembre 2011 (Governi Monti, Letta, Renzi) in continuità e contiguità con gli esclusivi interessi delle banche – si legge nella nota – nella foga di favorire gli esclusivi interessi dei banchieri, il governo non ha inserito alcuna sanzione per chi non si munisce dell’apparecchio necessario per i pagamenti tramite bancomat o carta di credito». Da qui l’invita alla disobbedienza per esercenti, professionisti e medici di famiglia, «che non intendono sottostare alle forche caudine delle società esercenti le carte di credito che praticano costi e commissioni tra i più alti d’Europa”.
Negativo pure il giudizio della CGIA di Mestre, sottolineando le tante attività che nella prassi quotidiana ricevono già adesso pagamenti tracciabili. “Si pensi – rileva il segretario Giuseppe Bortolussi – agli autotrasportatori, alle imprese di costruzioni che lavorano per il pubblico, alle aziende metalmeccaniche, a quelle tessili, che lavorano in subfornitura, alle imprese di pulizia che prestano servizio presso gli studi privati o negli enti pubblici, ai commercianti all’ingrosso». E poi c’è un altro aspetto penalizzante che riguardano gli idraulici, i falegnami, gli elettricisti, gli antennisti, i manutentori di caldaie, nonché i loro dipendenti. «Spesso si recano singolarmente presso l’immobile del committente. Questo comporta che ciascun dipendente dovrà essere dotato di un Pos. Chi ha voluto questa legge ha idea di quali costi dovranno sostenere queste aziende?”
C’è chi sostiene che il costo delle transazioni dovrebbe essere azzerato da parte delle banche o, quanto meno, distribuito in modo equo tra chi incassa e chi paga. A chiederlo è il segretario generale della Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane, Marco Accornero. «Siamo convinti – spiega – che adeguarsi alle tecnologie e facilitare i rapporti con la clientela, favorendone i pagamenti, rappresenti un aspetto positivo. Ma questo non può tradursi in nuove tasse per gli artigiani». Secondo un calcolo effettuato dalla Claai «un artigiano che incassa 50mila euro l’anno con il Pos sarebbe costretto a pagarne 591,50 per l’utilizzo di un apparecchio base, 604 con un cordless, 620 se collegato con Gsm».
Secondo Federconsumatori l’obbligo di accettare pagamenti con moneta elettronica (sopra i 30 euro) è “un grande passo avanti in termini di tracciabilità dei pagamenti e lotta all’evasione, nonché un ampliamento e un’agevolazione a favore del cittadino, che disporrà di un ulteriore metodo di pagamento”. Allo stesso tempo, però, l’associazione denuncia il rischio che i «costi ancora eccessivamente onerosi per dotarsi degli strumenti vengano scaricati sui prezzi»
Sempre secondo Federconsumatori, agli esercenti converrà comunque dotarsi di un Pos. “Perché se un cliente entra in un negozio, vede un articolo che gli piace e alla cassa gli dicono che non è possibile pagare con il bancomat, potrebbe decidere di cambiare negozio” continua il presidente di Federcosumatori, Rosario Trefiletti. Diverso è il discorso per gli studi professionali, dove non è possibile lasciare la merce sulla cassa e uscire a mani vuote nel caso in cui non venga accettato il pagamento tramite Pos. “In questo caso, il cliente dovrà pagare in contanti ma non è detto che li abbia in tasca. Chi si trova in queste situazioni potrà chiedere che gli venga inviata la fattura a casa”.