PIEDIMONTE MATESE / ALIFE. Parco nazionale del Matese e sviluppo locale non assistenziale.

“Noto che in merito all’istituendo Parco Nazionale del Matese (grazie anche ai video pubblici dell’alifano di nascita ed Agronomo, Fernando Occhibove), poche sono le voci contrarie agli eccessivi vincoli che il parco “donerà” al territorio”.

di Giuseppe Pace (Naturalista, perf.to in Ing. del Territorio ed Ecologia Umana Int.le, Univ. Padova)

Dalle colonne dei media, anche online, il lettore, locale e non (basta cliccare dal territorio australiano, americano, asiatico ed europeo, per leggere ed essere informati del Matese che ha moltissimi emigrati, uno, Chimico di professione, mi scrive da Montreal), può leggere anche i miei articoli. Sui media suddetti scrivo del natio Matese perchè scripta manent verba volant e segnano il nostro tempo insieme. Il Matese News Informazioni, Caserta 24 ore…” e Il Giornale del Sud.com sono dei flussi d’informazioni, i cui effetti sono destinati a durare molto più a lungo dell’apparente caducità quotidiana. Tutti i giornali sono come una sorta di fabbrica di contenuti in carta e, sempre più, digitali molto più green perché fanno risparmiare cellulosa per fare carta. Una rete di relazioni è, in genere, il giornale poiché sta al centro, ma in effetti è come una piazza dove chi scrive e chi legge si può dare appuntamento e scambiare il bene per eccellenza, ossia in primis appunto le informazioni, ma anche le idee condivise e contrarie, i sogni, i progetti e i rapporti sociali con gli equilibri politici dinamici. Uno strumento di democrazia, ma solo però se è superpartes, anche se è necessario conoscere bene le parti altrimenti si rischia di scrivere del sesso degli angeli o di incensare i vincitori di turno per trarne vantaggi oppure limitarsi a riportare, in modo notarile, programmi ideali di persone e gruppi politicamente organizzati. A questo proposito, tante volte è stato usata la metafora del cane da guardia, ma solo della libera espressione delle idee, delle opinioni documentate per non cadere nelle banalità. Qualunque giornale dovrebbe essere un cane da guardia a custodia del trasparente e buon funzionamento delle istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali. Il giornale, online soprattutto perché letto dai giovani che sono più avvezzi al digitale, è anche uno specchio e un luogo di auto-coscienza per la comunità, non ristretta né tribale, cui rivolge le proprie pagine. Quasi un sismografo chiamato a rilevare nel divenire dei giorni i parziali mutamenti, i fenomeni, i protagonisti del passato e nuovi soprattutto, le eclissi dei politici e di altri, i turbamenti del corpo sociale e del sistema religioso che lo guida. Un setaccio che, mosso e agitato giorno per giorno, favorisce l’emersione del ceto dirigente: nel campo delle professioni, nell’imprenditoria o nell’associazionismo, politico e nello sport. Noto che in merito all’istituendo Parco Nazionale del Matese (grazie anche ai video pubblici dell’alifano di nascita ed Agronomo, Fernando Occhibove), tra gli informatori a Gallo Matese, Capriati al Volturno, ecc. poche sono le voci contrarie agli eccessivi vincoli che il parco “donerà” al territorio. Qualcuno potrà obiettare che non bisogna perdere un’altra occasione di sviluppo come fu persa con il Parco Regionale del Matese, che riesumato ed esteso al versante molisano del massiccio matesino, si avvia a cambiare casacca e vincoli più gravi e più controllati dall’alto. Qua non si tratta di essere, ingenuamente o per finzione d’interessi in maturazione, favorevole oppure contrario. Si tratta di informare la popolazione residente sul e intorno al Matese che un Parco Naturale Nazionale è sempre foriero soprattutto di vincoli sia pure graduati a seconda delle previste, per legge, Zona A, B, C e D. Nella zona A, destinata a Riserva integrale, il lettore già ne deduce il chiaro significato che può e deve avere. Mi soffermerei, un poco, per la zona B, destinata a Riserva generale nella quale al residente viene vietato di edificare ex novo e di ampliare quello esistente. La zona C, è area di protezione e la zona D, finalmente, zona di promozione economica e sociale. Il lettore si rende conto, se abituato ad usare la razionalità, che un parco così pensato è adatto ad aree territoriali quasi disabitate e magari non lontane da grandi città, bisognose di avere polmoni verdi dove andare ad ossigenarsi appena possibile. Alle sole aree periferiche (come Isernia, Venafro, Bojano, Telese, Alife e Piedimonte Matese, nel caso del arco in esame) è prevista dal Legislatore (il parco nazionale del Matese fu istituito con Legge n. 205 del 27 dicembre 2017), una promozione del territorio per lo sviluppo economico e sociale. Ma allora dei 63 territori comunali matesini solo pochi fortunati potranno beneficiare del Parco Nazionale del Matese? Sembra di si anche se a sentire gli informatori e formatori, tutti politicizzati del Matese campano e tutti di comuni più o meno pianeggianti di periferia pedemontana. A sentire il presidente del regionale parco lo staff è già andato al Ministero dell’Ambiente, ricevuti da una Direttrice, a chiedere lumi, ma la funzionaria avrebbe rigirato la richiesta ”dateci voi le proposte”, noi le verificheremo! Tra gli informatori, del terzo incontro a Capriati al Volturno del 20 c.m., c’è chi ha ammesso le delusioni maturate con il Parco Regionale del Matese oramai già avviato al tramonto, ma pronto ad una sorta di reincarnazione, non induista si potrebbe dire. Qualcuno, meno abituato a fingere, ha parlato di delusioni ma anche di non lasciare intentato il nuovo parco perché la normativa prevederebbe la “fiscalità di vantaggio”, per chi resta a vivere ed operare nel parco stesso. L’alifano, nel suo breve intervento, da vicepresidente della Consulta del Matese, ha menzionato che la Consulta rappresenta 75 associazioni e cerca di fare sintesi perché il parco permetta ai residenti di continuare a vivere come i nonni e le nuove generazioni. Il presidente del Parco Regionale ha elencato le molte opportunità di sviluppo che il nuovo parco comporta e che bisogna (entro 18 mesi dalla Legge istitutiva) ascoltare le istanze del territorio, interloquire con il ministero dell’Ambiente per aggiornare i vincoli. Tra gli interventi, solo uno, ha sollevato dubbi per le troppe zone A e B che il parco comporterebbe e ha anche precisato che esse amplierebbero i vincoli dal 37% del territorio del parco vigente al 100%, forse esagerando volutamente. Ma quello che è emerso pure è che alcuni comuni non hanno chiesto di far parte del programma di informazione-formazione dell’Ente Parco e della Consulta con il patrocinio ministeriale competente, come Ciorlano, Fontegreca, Pratella e Prata Sannita. Allo scrivente risulta che sul versante molisano del Matese i comuni contrari al parco nazionale del Matese potrebbero essere in numero maggiore. Al di là delle impressioni negative e positive di questi incontri, quasi preconfezionati da persone che praticano la politica locale e tutti pro parco nazionale del Matese, c’è da dire che non è vero che laddove ci sono i parchi da decenni l’occupazione giovanile è cresciuta del 10-20%. Se si facesse un referendum popolare dei residenti dei territori dei parchi, il rigetto dei parchi naturali stessi sarebbe assicurato perché portatori di un’economia ingessata a causa dei molti vincoli e la non poca burocrazia connessa alla gestione. Allora il Matese si appresta ad un’altra delle illusione di sviluppo mancato con la istituzione del parco che porta il suo nome? Leggendo attentamente come è stato predisposto il foglio informativo”Verso il Parco Nazionale del Matese, ad opera della Consulta e del parco regionale, si notano le bufale ben seminate e senza errori formali, ma solo sostanziali per tutti e 9 i punti che vanno dalla raccolta di funghi, tartufi e frutti di bosco all’accesso ai finanziamenti europei passando per il taglio degli alberi, raccolta dei rami, costruire e ristrutturare abitazioni alle produzioni agroalimentari e coltivazioni di prodotti biologici, nonché produzioni intensive e uso di concimi chimici in agricoltura. Sembra un viatico per andare in paradiso terrestre, ma la realtà è ben diversa dalla normativa nazionale sui parchi nazionali voluti per preservare geomorfologia, flora, fauna ed economia agrosilvopastorale esistente. Per fare ciò ci sono fondi pubblici derivanti dalla tassazione di tutti compresi i residenti nel parco, che ora s’illudono e poi si deludono, come troppo spesso succede nel Mezzogiorno. Di innovativo del parco naturale del Matese c’è poco se non il grande sforzo di conservazione, pur necessario e pensato in pieno boom economico di mezzo secolo fa. Il Matese alto e medio avrà vincoli a iosa e di conseguenza essendo la periferia e le grandi città vicine, non ricche abbastanza, il richiamo turistico che favorirebbe sarà minimo come lo viluppo conseguente. Allora cambiamo la normativa da vincoli ad opportunità? Ma allora non sarebbe più un parco naturale nazionale, che più di quello regionale, ha il precipuo obiettivo della conservazione. Si, un’altra illusione si aggira sul e intorno al Matese e i seminatori di essa lo sanno e fanno finta di non saperlo? Suppongo di si perché sono navigati e navigatori di politica locale che non ha saputo frenare l’esodo dalla ricca Campania e l’abbandono della montagna matesina come per i 17 comuni della Comunità Montana Matese con sede a Piedimonte Matese, città più popolata del vecchio e nuovo parco. Il Matese non ha necessità di altri vincoli già presenti nelle Leggi nazionali, regionali e delibere di Comuni, Associazioni di comuni, Consorzi di Bonifica, Enti idrici e Comunità Montane. Il Matese è una barriera montuosa appenninica che rallenta ed allunga i collegamenti tra l’alta valle del Biferno e la media valle del Volturno. Per ridurre tali distanze e volicizzare i collegamenti è stata proposta da chi scrive una galleria tra Guardiaregia a Cusano Mutri-Gioja S., che però è indigesta all’ecologia di moda e ai feudi elettorali locali, dove i boss della politica amministrano solo l’esistente e lo stato quo opponendosi ad innovazioni sostanziali. Il Matese ha un patrimonio ambientale notevole, ma non è il parco che lo valorizzerebbe in chiave moderna e attraente, che solo i privati sanno fare, soprattutto se non guidati dai politici di professione in un sistema campano ricco di catene truffaldine, quasi endemiche e a tutti i livelli come la cronaca dei media ci informa. Nel 1982 su Molise Economico, rivista della Camera di Commercio I.A.A. di Campobasso, auspicai il Parco naturale non solo campano, ma esteso anche al versante molisano del Matese. Oggi, invece, dico e scrivo che il parco naturale nazionale del Matese, sta predisponendo ad arte, politica ed illusionismo, tutte le carte in regola per ingessare ulteriormente lo sviluppo mancato di quel territorio già ricco di giovani che migrano ed emigrano non solo per necessità economica, ma, anche e forse soprattutto, per un sistema che non premia il merito, né l’onestà e la dignità del povero. La locale piccola borghesia, spesso parassitaria, non migra ma si adatta, a maggioranza, gattopardescamente. Il Matese è nel Mezzogiorno pervaso da una Questione Meridionale piagnona. L’aggettivo piagnona fu usato, tra i primi, dallo studioso d’economia Carlo Maranelli, prof. a Campobasso e a Bari ed autore del libro “La Questione Meridionale”, edito da Laterza. Egli proponeva uno sviluppo del Sud con il rimboccarsi le maniche e non additare gli altri, spesso del settentrione, le responsabilità del mancato sviluppo. I parchi naturali, regionali e nazionali, in realtà accrescono le spese pubbliche, derivanti dalle tasse dei singoli, per “mummificare” l’ambiente naturale ed economico e i residenti del Matese montano avranno altri vincoli oltre quelli comunali, provinciali e regionali esistenti, che già non permettono di risolvere il problema dei tantissimi e dannosi cinghiali e, per ora, dei pochi lupi. A leggere le nove note informative della Consulta del Matese e del parco regionale, tutte per pubblicizzare il neoparco, sembra che anche le case del parco subiranno un aumento, del 25%, forse per tenere calmi gli abitanti delle zone A e B. Delle 75 associazione vantate dal rappresentate alifano vicepresidente della Consulta, nessuna pare che abbia espresso contrarietà ai nuovi vincoli che il parco arrecherà al già povero Matese. Il pensiero unico è sempre pericoloso in Democrazia e quella del Matese, soprattutto campano, a me sembra, che sia sofferente di poca trasparenza e di invadenza partitocratica nella società civile. Intanto su Matese News Informazione giunge la notizia che c’è uno”Sblocco degli investimenti pubblici per 72 Aree pilota della Strategia delle Aree Interne. Arriva la promessa del neo Ministro per il Sud e la Coesione, G. Provenzano e, con essa, la soddisfazione del Presidente della Provincia di Benevento, A. Di Maria, anche nella sua qualità di Vice Presidente Nazionale dell’Unione delle Comunità Montane. Di Maria, anche Sindaco di Santa Croce del Sannio e Referente di una delle 4 Aree-pilota della Campania, in particolare quella dell’Alto Tammaro, ha più volte denunciato il ritardo nella attuazione di questi interventi a favore delle aree deboli e marginali afflitte da gravi problemi di natura sociale ed economica. “Nonostante le sue enormi potenzialità a sei anni dalla sua istituzione siamo di fatto ancora alla Progettazione preliminare”. Una insperata sintonia, dunque, tra Ministero ed Istituzioni locali che ruota intorno alla Strategia nazionale Aree interne che ha visto partire in tutto il Paese 72 aree pilota, di cui 4 in Campania. Progetti fino ad ora rallentati per incomprensioni tra Ministeri e Regioni. Nell’editoriale de Il Mattino, del 6.08.2016, F. Durante, scrive:”Cultura, il confine che lo politica non deve superare” scrive ciò che il governatore della Campania affermava ”i vari soggetti che organizzano manifestazioni culturali in Campania farebbero meglio a non cercarsi padrini politici, ma piuttosto a elaborare progetti meritevoli di considerazione, potrebbe sembrare preludere a una rivoluzione copernicana del sistema cultura che fa piazza pulita di rendite legate a forme di madrinaggio politico che troppo a lungo hanno premiato progetti di scarso valore, grazie all’automatismo di finanziamenti, anche cospicui perpetuando privilegi la cui prima ragione era geografico-clientelare, legata al fatto che l’evento da foraggiare ricadeva in un certo bacino elettorale caro a notabili provvisti della capacità d influenzare le scelte”. Parole pesanti nel sistema culturale pilotato dai politici di professione e non solo in Campania, negletta. Da Matese News Informazione leggiamo che:”Accolta dall’ente regionale campano la proposta progettuale presentata dall’amministrazione comunale Rocco Landi. Sono progetti a cui gli enti sopracomunali, in questo caso la Regione, danno importanza e seguito, quindi l’ok definitivo al finanziamento, se i piccoli Comuni riescono a convogliare le loro forze, quindi la bontà delle iniziative, che sovente si tramutano in accoglimento. In questo caso l’intesa è stata possibile dal piccolo centro sulle alture del Matese, Valle Agricola appunto (anche Comune capofila del progetto) con i paesi sanniti di Paupisi, Ponte, Mellizzano, Pulgianello e San Lorenzo Maggiore. Tutto si baserà su una serie di iniziative, come laboratori, dibattiti, incontri, ma anche momenti di condivisione e socialità, che dovrebbe prendere il via già nei prossimi mesi e tutte finalizzate alla promozione turistica e culturale del posto, incentrate sul progetto a rilevanza nazionale ed internazionale denominato “Un paese ci vuole”. Dunque si potrebbe concludere che, con i Ministri “meridionali” e possibilmente campani, tutto sembra essere più facile per fare giungere ancora fondi in un pozzo senza fondo come, il nostrano Mezzogiorno, è divenuto mediante una politica di assistenzialismo poco dignitosa ed orgogliosa dei meridionali non piagnoni? E la Repubblica di Platone, dove gli intellettuali guidano i cambiamenti sociali, che fine ha fatto nella nostra moderna Repubblica e con il novello governo giallo-rosso? Basta con l’assistenzialismo con o senza parco naturale del Matese, il Sud ha bisogno di far crescere la dignità dei suoi residenti.

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