PIEDIMONTE MATESE. Ambiente religioso e civile tra novelli optimates e populares anche per il ddl del padovano Zan, che nel Sannio Alifano non deve imitare Ponzio Pilato.

L’attuale acceso dibattito culturale e politico sui nodi sociali… non può consentire al cittadino di lavarsene le mani o delegare i novelli populares che si apprestano a candidarsi per la Governance di Piedimonte Matese.
di Giuseppe Pace
Forse non tutti sanno che era, molto probabilmente, Sannita Pentro, Ponzio Pilato, prefetto romano della Giudea, quello che si lavò le mani anziché assumersi la responsabilità della carica in nome di Roma Caput mundi. Chissà se gli attuali Pentri del Sannio Alifano in modo speciale molti o pochi si laveranno le mani per il recente ddl del padovano parlamentare populares Zan? Tale ddl non riguarda la Governance del Veneto, ma dell’Italia tutta: nord, centro e sud. L’attuale acceso dibattito culturale e politico sui nodi sociali nuovi ed antiche dell’omosessualità, dell’aborto e dell’educazione gender, non può consentire al cittadino del Sannio Alifano di lavarsene le mani o delegare i novelli populares che si apprestano a candidarsi per la Governance di Piedimonte Matese. Dell’ambiente contemporaneo politico non solo italiano e vaticano, sembra ripetersi quello di Roma antica con i senatori populares e optimates. I populares nella società civile italiana, ma anche in quella vaticana sono i rappresentanti di istanze cosiddette popolari mentre gli optimates rappresenterebbero quelle dei ceti più abbienti. Fatto sta che le moderne democrazie, fino a qualche decennio fa erano guidate dal modello liberaldemocratico statunitense più che da quello socialdemocratico europeo e tedesco o meglio delle società scandinave. In crisi dunque è oggi il modello stesso di democrazia a vantaggio dei sovranisti e delle dittature come quella cinese. Ciò precisato è bene ribadire che le religioni contempoarenee sono in crisi non tanto per questo o quel regime o democrazia parlamentare e presidenziale, ma per il secolarismo o indifferenza al sacro, che è, secondo me Naturalista ed Ecologo Umano, strutturato da tempo e forse dall’inizio nell’Homo sapiens. Ecco allora che nella disputa attuale tra il Vaticano e lo Stato italiano dei populares mediante i decreto Zan (parlamentare padovano, 50enne, della ex sinistra-Sel) sono preoccupato dell’educazione nella sua Dottrina sociale della chiesa, che tanto rispettava il mio collega romeno, anche prete ortodosso, in Transilvania. Egli oggi non insegna più poiché è divenuto prete ortodosso e anche capitano di polizia regionale. Allora, poco più di un decennio fa, insegnava bene lingua e letteratura italiana e religione in altri licei più in di Deva/Hd. Mi precisava, su mia richiesta, la dottrina sociale della chiesa ortodossa e romana. A Piedimonte d’Alife degli anni Sessanta, la Dottrina sociale della Diocesi d’Alife era dinamica, fertile e propositiva verso una società locale migliore, come ho ricordato più volte, tra l’altro, in mie saggi e articoli ed anche a Luigi Pepe, docente dell’Univ. di Ferrara, che allora frequentava con me ed altri piedimontesi doc ed acquisiti l’Azione Cattolica all’Annunziata. Nel mio saggio Canale di Pace, uso in copertina il globo terracqueo sorretto da 4 mani umane protettive e identitarie. Ciò per indicare l’attenzione dell’Homo sapiens verso l’ambiente planetario che vorrebbe tutelare per crescere meglio in coscienza e libertà. In esso non sono contrario alle religioni, ma indico un cittadino capace di scegliere il sacro senza necessariamente aderire a una sola religione. Un capitolo a parte dedico alle pseudoinformazioni o bufale non volendo usare obbligatoriamente l’inglese di moda. La giornalista Margareth Sullivan in un articolo sul The Washington Post ha fornito alcuni consigli per poterle riconoscere: Consultare e confronta più fonti di informazione. Non condividere senza verificare. Se si diffonde un contenuto falso, cercare di correggere le affermazioni velocemente. Cercare di avere un atteggiamento scettico verso l’informazione. Usare il pensiero critico. Eccoci al dunque “usare il pensiero critico”. Questo si promuove spesso a scuola e all’Università e soprattutto per i saperi scientifici e tecnici, ma anche la base dei saperi umanistici è importante per non ridurre tutto a formule e ipotesi per assurdo solo che tali saperi sono in mano a persone più sensibili alle ideologie e non a caso i parlamenti delle moderne democrazie sono occupati da tali parlamentari anche se è difficile pensare che a promulgare leggi vadano non dottori dei saper giuridici! Siamo dunque in una nuova epoca di quarta rivoluzione industriale con la tecnologia digitale. In essa le informazioni ambientali allarmistiche abbondano anche se non bisogna sottovalutare i problemi d’inquinamento diffuso come la plastica nell’idrosfera, più alcuni inquinanti chimici. E come se non bastassero le pseudoinformazione del potere mediatico laico, si aggiunge spesso anche quello religioso tra repubbliche indipendenti di sette e la curia romana. Non lascia dubbi però la “nota verbale” consegnata dalla Segreteria di Stato vaticana all’ambasciatore Sebastiani, e da lui riferita al ministro agli Esteri italiano Luigi Di Maio, si fonda dunque sull’implicazione che sì, il reato d’opinione indefinitamente costituito dal ddl Zan porrebbe radicalmente a rischio la normale attività della Chiesa sul territorio dello Stato italiano. Dunque pare che non si potrebbe insegnare la dottrina cattolica sull’uomo e sulla donna, sul senso e sul significato della sessualità umana, sul sacramento matrimoniale e su tutti quegli altri articoli di fede trattando i quali un vescovo, un prete, un catechista o un qualunque fedele sarebbe passibile di essere additato quale “istigatore all’odio omo-trans-fobico”. È ragionevole ipotizzare che la Santa Sede avrebbe volentieri preferito esimersi da questa mossa muscolare: le reiterate note critiche sul ddl Zan emanate dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana sembrano potersi ricondurre a una volontà gerarchica di sciogliere i nodi tra Palazzo Chigi e Viale Aurelia. L’intervento vaticano in termini di diritto concordatario segna un Varco del Tevere che sa di Varco del Rubicone: dove la moral suasion non portava i frutti sperati, si sarebbe passati alla diplomazia vera e propria. Difficile dire quali potranno essere le ripercussioni nel breve e nel medio periodo: Mario Draghi e Sergio Mattarella non vorranno barattare la solidità dei rapporti istituzionali con la Santa Sede per varare una legge che (oltre a essere intrinsecamente liberticida) esprime la volontà politica di una sola delle forze di governo, e in un momento di “conduzione di responsabilità” del Paese. Il neosegretario del partito a cui appartiene l’on. Zan, e che sostiene il ddl, in modo ancora retoricamente come e più del precedente che è rimasto a fare il solo Governatore della Regione Lazio, si dice pronto a «vedere i nodi giuridici»: un passo avanti, sembrerebbe, rispetto alle ultime dichiarazioni (di alcuni giorni fa) secondo le quali il ddl andava approvato così com’era. Da una parte, però, il punto calato dal Vaticano è così alto che il ddl Zan potrebbe risultarne rapidamente rottamato. Dall’altra nessun palazzo ecclesiastico ha interesse nel finire nel tritacarne che fatalmente si azionerebbe contro il responsabile del blocco di quel ddl caro a cordate di amici che gestiscono importanti filiere nei settori dello spettacolo e dei media. Il Papa ha fatto suo l’insegnamento ignaziano: “Non coerceri a maximo contineri tamen a minimo divinum est” (non essere costretto da ciò che è più grande, ma essere contenuto in ciò che è più piccolo). Ben 2 pag. del Corriere della Sera rendono conto con dovizia di dettagli di un incontro avvenuto il 17 giugno scorso a Palazzo Borromeo (sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede): si tratta di un formidabile affondo diplomatico del Vaticano “contro” il governo italiano, in cui si sarebbe addirittura ventilata la possibilità di una crisi concordataria. Oggetto della contesa sarebbe il ddl Zan, che in più punti risulterebbe tanto problematico – per la libertà della Chiesa nello stato italiano – da spingere la Segreteria di Stato a un passaggio di forza inusitata. La notizia è colossale ma per ora nulla ne è ancora trapelato sulle “fonti ufficiali” dell’informazione vaticana, come se i fatti non fossero stati pensati e orchestrati perché divenissero ufficiali. P. Rodari su Repubblica ha scritto:”All’incontro erano presenti monsignor Paul R. Gallagher, Sally Jane Axworthy, ambasciatore di Gran Bretagna presso la Santa Sede e Pietro Sebastiani, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede. In questa occasione Gallagher ha incontrato Sebastiani e trasmesso le osservazioni della Segreteria di Stato confidando in una riservatezza che non è stata mantenuta. La “bomba”, insomma, doveva scoppiare al chiuso, senza clamore, e produrre i suoi effetti politici senza pubblici schiamazzi: ora invece gli schiamazzi ci sono e probabilmente da Oltretevere si valuta come gestire la situazione senza farla ulteriormente degenerare. Ma quali sono, nella fattispecie, i punti della discordia? È stato detto a Palazzo Borromeo che alcuni contenuti del ddl Zan «riducono la libertà garantita alla Chiesa Cattolica dall’art. 2, commi 1 e 3», del Concordato Lateranense. Si riportano per agilità di consultazione: Art. 2 comma 1. La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica. Art. 2 comma 3. È garantita ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. In conclusione il Pd, sotto le vesti democratiche sbandierate ai 4venti nasconde sia una ideologia dittatoriale del passato comunista che un secolarismo o indifferenza al sacro o religioso da non condividere sia pure con i vestiti, per l’occasione i panni del lupo buono che si confessa da San Francesco mentre passano le pecore! Cioè il popolo in cui tesse i propri feudi elettorali, una volta nelle regioni metal meccaniche del settentrione, oggi nei feudi del centro e sud Italia anche mediante le varianti moderne dei cugini grillini, che in Campania trovano ancora consensi altrove azzerati. Essere omososessuale, abortista e per l’educazione gender sembra essere una bandiera tricolore dei moderni populares con la Tv di stato con tanti canali e altrettanti media radical chic! A Piedimonte Matese, città bella, accogliente e ricca di servizi da migliorare in qualità anche per un ambiente sociale circostante che vi gravita, in autunno il cittadino andrà a votare per la nuova o vecchia governante municipale. Egli terrà anche conto dell’ambiente culturale del Pd e suoi gregari in caso di ballottaggio e degli altri partiti che non sbandierano la Democrazia come i primi ad ogni piè sospinto, a me pare! Resteranno ancora alla finestra le decine di docenti piedimontesi doc e continueranno a dire che Piedimonte va male per colpa dei non piedimontesi doc? Oppure si ricrederanno e spingeranno gli altri, sono centinaia, delle arti liberali a rimboccarsi le maniche e non dire solo ”piove governo ladro?” Adesso che “i poteri forti” si avvicinano e preparano le liste, quanti resteranno a guardare e quanti, invece, si rimboccheranno le maniche come tentò di fare il medico L. Di Lorenzo messo alle corde da vecchie logiche più avvezze al bizantinismo con la retorica del bel parlare ma anche del razzolare sia tra esponenti civili che religiosi locali anche se non tutti e non molti? Vox populi vox dei, non è solo la Chiesa a ricordarcelo ma è la memoria dell’Homo sapiens sedimentatasi non solo nel neoencefalo ma pure nel paleoencefalo!