PIEDIMONTE MATESE. Comunità Montana del Matese: levata di scudi contro l’ennesimo tentativo di lottizzazione targato DEM a scapito di lavoratori, cittadini, imprese, che chiedono a gran voce di voltare pagina.

«Gli autori di questi tentativi di destabilizzazione si assumano le loro responsabilità di fronte ai lavoratori. Analogamente, gli eventuali artefici del voltafaccia spieghino a quale prezzo politico stanno svendendo la loro dignità».

E’ una autentica levata di scudi quella che si sta sollevando nel Matese contro le logiche spartitorie messe in atto da qualche esponente regionale del Partito Democratico per fermare l’ondata di rinnovamento all’insegna del lavoro, della trasparenza e della partecipazione. Fattori che, in un documento programmatico di poche ore fa, erano stati apertamente sottoscritti da 9 sindaci per imprimere una svolta alla Comunità Montana, l’Ente che con il vertice uscente aveva lasciato senza stipendio per mesi i 200 lavoratori forestali. Ed erano stati proprio loro, i baif, a sostenere con forza in una pubblica riunione di qualche giorno fa la proposta che avrebbe proiettato alla presidenza dell’Ente montano il penalista Damiano De Rosa, uscito vincente il 26 maggio scorso dalla sfida lanciata per rinnovare, da sindaco, il Comune di Prata Sannita. Indipendente, slegato da logiche partitocratiche ma fermamente connesso ai bisogni delle popolazioni amministrate, De Rosa subito dopo l’investitura aveva espresso dichiarazioni all’insegna della massima e trasparente collaborazione con i vertici della Regione, col presidente Vincenzo De Luca e con le istituzioni tutte. Messaggio che non è andato giù a chi, fra i Dem campani, si considera evidentemente tuttora feudatario di queste terre e prova a calare dall’alto nomine, incarichi e poltrone di suoi fedelissimi per continuare a dettare legge, mantenendo la Comunità Montana paralizzata nell’immobilismo in cui è stata finora. Di qui il tentativo, arrivato da Napoli, di affidare la presidenza al sindaco di San Gregorio Matese, Giuseppe Carmine Mallardo. Quest’ultimo però, qualora decidesse in tal senso, delegittimerebbe clamorosamente il suo delegato, primo firmatario di quel documento dei nove primi cittadini sottoscritto e depositato formalmente nei giorni scorsi, con richiesta di convocazione del consiglio generale per l’approvazione della giunta nel segno del rinnovamento. Indiscrezioni raccolte in queste ore parlano nel frattempo di una forte mobilitazione dei baif, che sicuramente saranno presenti domani sera presso la sede della Comunità Montana con una folta delegazione per protestare contro il tradimento della loro fiducia alla quale i sindaci di frontiera avevano risposto con decisione e tempestività, siglando quel patto che ora come ora potrebbe essere stracciato e gettato via. «Se sono vere queste voci trovo particolarmente grave, offensivo e superficiale un simile atteggiamento pseudo politico, tendente ad occupare poltrone piuttosto che a risolvere i problemi più immediati che affliggono da oltre venti mesi i baif», afferma il sindaco Damiano De Rosa, presidente in pectore, la cui nomina è tutt’ora caldeggiata da una grossa fetta della popolazione matesina. «Non parteciperò all’incontro di domani sera – tuona dal canto suo Mauro Martino, delegato del comune Piedimonte Matese alla Comunità Montana – perché è un’offesa alle persone che lavorano e non campano con la politica». «L’obiettivo – tiene ad aggiungere Martino – era fare una squadra di qualità per risolvere il problema principale, quello degli operai della Comunità Montana, qui invece si parla di occupare poltrone, di gente che campa con i rimborsi spese, che aspetta e spera per entrare nelle strutture ospedaliere… pensavo si volesse creare una compagine valida e libera, non una squadra di persone legate a qualche forestiero che promette carriere facili nelle Asl». «Ringrazio – conclude Martino – il mio sindaco Luigi di Lorenzo, che dimostra coerenza e lealtà a tutti, a me in primis. Piedimonte non si presta a giochi di potere sulla pelle dei cittadini». Va dato atto infatti al primo cittadino del comune paese demograficamente più importante, Piedimonte, di aver mantenuto fede alla sua scelta, benché proprio il sindaco Di Lorenzo sia stato il primo destinatario delle manovre, non riuscite, per ostacolare il cambiamento, con l’offerta a lui rivolta, e declinata, della presidenza dell’ente montano. Una scelta, la sua, che Di Lorenzo rivendica, affermando che è stata motivata dal profilo individuato per la presidenza, quello di De Rosa, che definisce «una personalità competente, al di fuori della vecchia gestione e di logiche obsolete, nel segno di un autentico rinnovamento». «Gli autori di questi tentativi di destabilizzazione – è il monito lanciato stamane da De Rosa alla luce di ciò che sta accadendo – si assumano le loro responsabilità di fronte ai lavoratori. Analogamente, gli eventuali artefici del voltafaccia spieghino a quale prezzo politico stanno svendendo la loro dignità».

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