PIEDIMONTE MATESE. Crollo alla chiesa Santa Maria Maggiore che portò alla morte due operai: rinviata a giudizio anche la Diocesi retta dal vescovo Di Cerbo. TUTTE LE FOTO.
_
Costituiti parte civile nel processo anche i sindacati, nello specifico la Cgil di Caserta, oltre ai congiunti dei due operai.
Due anni fa i fatti, il 31 ottobre del 2015, il crollo dell’impalcatura che portò alla morte due persone nel mentre si stava ristrutturando la facciata della Basilica Santa Maria Maggiore nella Piedimonte Matese “vecchia”. A distanza di tempo, e nonostante abbia chiesto l’estromissione dal processo, la Diocesi di Alife-Caiazzo è stata comunque rinviata a giudizio come responsabile civile per l’omicidio colposo dei due operai, nello specifico Antonio Atzeri e Tammaro Albino, quest’ultimo di San Potito Sannitico. Il responsabile della curia è il vescovo, tutt’ora in carica, Valentino Di Cerbo, originario di Frasso Telesino, già rinviato a giudizio per un altro processo per circonvenzione d’incapace per i noti fatti del cospicuo lascito (quasi 900mila euro) di don Leone. Il giudice Emilio Minio ha pertanto rinviato a giudizio anche il titolare dell’impresa Alma Service e un imprenditore di Gioia Sannitica, che il giorno del disastro avrebbe dato disposizioni sul cantiere, aperto proprio dinanzi la chiesa; a giudizio anche la responsabile alla sicurezza del cantiere, per non aver impedito il montaggio della piattaforma “autosollevante” in assenza di Pos, il documento che stabilisce le operazioni di sicurezza da adottare. Costituita parte civile nel processo anche i sindacati, nello specifico la Cgil di Caserta, oltre ai congiunti dei due operai.