PIEDIMONTE MATESE / TEANO. Inchieste Centri per l’Impiego, la Palmeri puntualizza: “All’epoca dei fatti non nostri dipendenti”.

Erano dipendenti delle Province che, sulla funzione lavoro, non avevano molta attenzione. Noi della Regione, invece, abbiamo fatto proprio il contrario, anticipando loro lo stipendio ed, un anno dopo, sono diventati nostri dipendenti“.

“Nel 2017 i dipendenti dei Centri per l’impiego non erano dipendenti della Regione, quindi loro da noi non potevano avere nulla, ma erano dipendenti delle Province”. Puntuale ci arriva la precisazione della dr.ssa Sonia Palmeri, che ha voluto così evidenziare il fatto che questi dipendenti dell’Ufficio di Teano, oggi al centro di uno scandalo per truffa aggravata ai danni di un ente pubblico e false attestazioni dopo accurate indagini portate avanti dalla Guardia di Finanza di Caserta, e coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di S. Maria C.V., all’epoca dei fatti erano alle dipendenze di un altro Ente. “E quelli della Provincia di Caserta non riuscivano ad aver lo stipendio, perchè poi le Province sulla funzione lavoro non avevano molta attenzione – aggiunge il già assessore regionale al lavoro e risorse umane di Piedimonte Matese. “Noi della Regine, invece, abbiamo fatto proprio il contrario: nonostante non fossero nostri dipendenti, abbiamo anticipato loro lo stipendio perchè poi, praticamente un anno dopo, sono diventati nostri dipendenti. A giugno del 2018 sono diventati dipendenti della Regione Campania. Quindi a noi non potevano chiedere questo: chiedevano invece magari attenzione ma non erano nostri dipendenti – conclude l’ex componente dell’esecutivo De Luca. I fatti. Anziché lavorare, dopo aver regolarmente timbrato il cartellino, 17 dipendenti andavano comodamente a fare la spesa, a prendere un caffè al bar o a sbrigare commissioni private. Ma tuttò ciò è stato immortalato in immagini registrate dalle telecamere dei militari della Guardia di Finanza, ed ora rischiano la sospensione dal servizio, dopo la notifica di misure cautelari a loro carico. Tutto sembra essere partito da una segnalazione giunta al Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, per presunti episodi di assenteismo dal luogo di lavoro e falsa attestazione di presenza da parte del personale stesso. Sistematici sarebbero stati gli episodi di assenteismo, per complessive 1.000 ore: i dipendenti dapprima indicavano fittiziamente gli orari di ingresso e uscita nel registro delle presenze giornaliere, quindi si adoperavano in timbrature del cartellino marcatempo, consentendo loro di truffare l’Amministrazione. La decisione sul futuro lavorativo per questi “furbetti del cartellino” è nelle mani della Regione Campania, ente al quale tali dipendenti fanno capo.

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