PRATA SANNITA / LETINO / AGNONE. I fuochi natalizi, tra fede e paganesimo, di Letino, Prata Sannita e Pietraroja patrimonio dell’Unesco.

… continuare la lotta all’oblio, che il mito del fiume Lete rappresenta nella letteratura universale da Virgilio a Dante.

di Giuseppe Pace

Agnone. “La ‘ndocciata”, il rito del fuoco che resiste come tradizione molisana”, scrive questo media il 9 c. m. e informa che Agnone ha chiesto il riconoscimento Unesco della bella e significante Ndocciata, ma di beni culturali da far riconoscere all’Unesco sono anche i fuochi natalizi di Letino, Prata S., ecc.. Alcune delle tradizioni che affondano le loro radici nel mito, resistono meglio dove le innovazioni giungono più lentamente nel tempo. Così a Letino, al raduno dei costumi molisani del 1929 a Campitello Matese, i letinesi presenti in costume calzavano ancora i zampitti simili alle ciocie. Era l’unico gruppo folcloristico a calzare in quel modo più tradizionale. La Ndocciata di Agnone è un altro esempio di tradizioni con radici mitiche come lo sono anche i focherelli, accesi a Natale, in alcuni comuni matesini, che durano fino all’Epifania perché alimentati da volontari con legna donata dai nativi. Anni fa ne ho ammirato uno sotto al castello medievale di Prata Sannita. A Letino poi ogni quartiere, durante la mia magica infanzia, accendeva, suppongo lo facciano ancora, un focherello e noi giovani lo alimentavamo spesso per farlo ardere ed illuminare le notti montane fino all’Epifania. Ma se ad Agnone per il corrente Natale“Il giorno dell’8 e 24 dicembre, in particolare, a significare le fiamme che sconfiggono le tenebre e nello stesso tempo vogliono rappresentare una speranza di vita migliore per le genti delle aree interne”, anche i paesetti di di Letino, Prata S. e Pietraroja potrebbero attivarsi meglio per valorizzare le loro tipicità. Ad Agnone è “Una manifestazione considerata Patrimonio d’Italia, acclamata finanche dal Vaticano, seguita da Oltreoceano dove prima o poi saranno previste esibizioni. Sono all’incirca 600 i portatori per 1.200 torce a rendere le due notti uniche al mondo. Ndocciata non solo antico rito tra fede e paganesimo, ma anche e soprattutto come valore sociale e di rinascita. Già nel 1870, difatti, il sindaco per festeggiare la Presa di Roma, voleva che la fiaccolata di Natale, invece di svolgersi per salita Castelfidardo (attuale XI Febbraio) come era stato sempre fatto, proseguisse per il corso principale. Infatti all’imbocco di viale XI Febbraio, i contadini che non erano stati avvertiti, trovarono un cordone di guardie e di cittadini”. Poi la tenacia dei nostri Sanniti, dalla loro Atene del Sannio come spesso viene appellata giustamente dagli altri molisani, “Nel 1956 nacque l’Associazione Turistica Pro Agnone il cui presidente fu il teologo monsignor Nicolino Marinelli a cui successe il maestro Costantino Mastronardi… Da quella data iniziarono a sfilare ndocce composte da più elementi sempre in numero pari. Nel 1983 la Ndocciata viene riconosciuta come manifestazione turistica a carattere regionale che comportò l’erogazione da parte dell’Ept e Regione di un contributo economico. Si passò così da due a quattro gruppi che portavano in spalla 200 ndocce. Ma i nostri vicini Sanniti agnonesi dimostrarono ancora che la tenacia li caratterizzava e “Nel ’91 le ndocce salgono a 500 fino ad arrivare alle 1200… L’8 dicembre del 1996 l’evento scalda il cuore di Papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro in occasione del cinquantesimo anniversario di sacerdozio. Si dirà che un contributo fattivo all’arrivo in Vaticano, fu dato dall’allora prefetto agnonese, Enrico Marinelli che Karol Wojtyla chiamava amichevolmente “il mio Generale”. Da quella data Agnone istituì la rappresentazione nel giorno dell’Immacolata”. Dunque la richiesta ragionata degli agnonesi ci deve spronare a fare meglio la promozione del tipico autentico dei nostri piccoli comuni matesini e non solo la solita, trita e ritrita ballata in costume della tradizione comune a moltissimi altri comuni nostrani e mondiali. “La candidatura all’Unesco quale bene immateriale per la sua unicità è quanto propongono gli organizzatori della Ndocciata. A ciò bisognerebbe promuovere convegni e scambi culturali con gli altri riti del fuoco sparsi sul territorio italiano tra i quali spiccano: La Faglia di Oratino, Le Fracchie di San Marco in Lamis, Il Fuoco di San Giuseppe a Taranto, Le farchie di Fara Filiorium Petri (Chieti) e altri ancora. Inoltre, la manifestazione necessiterebbe di un comitato scientifico presieduto da un antropologo, oltre che uno scenografo professionista pronto a curare la sfilata”. Le nostrane “Focherelle di Pietraroja” sono state valorizzate in uno scritto donatomi dal dr. Rosario Di Lello, cultore delle tradizioni matesine a cui va il merito di continuare la lotta all’oblio, che il mito del fiume Lete rappresenta nella letteratura universale da Virgilio a Dante. Ai fuochi natalizi di Letino spetta allo scrivente ravvivarne la memoria perché rappresentano ancora tangibilmente quel sottile confine tra storia e mito e tra sacro e profano.

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