PRATA SANNITA / LETINO. Note ambientali di Prata Sannita da D’Annunzio, a Pistocco a Del Pinto e a Pace

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A Prata, Pratella, Letino e Gallo, tutte le donne vanno a cavallo” oppure “Se vuoi vedere le donne belle vai a Prata, Pratella, Letino e Gallo”.

di Giuseppe Pace

Prata Sannita è un non piccolo Comune dell’Alto Casertano ai piedi del Matese occidentale e meridionale. Il bel centro aveva, nel passato, anche una frazione in montagna denominata Valli di Prata, poi divenuta autonoma e cambiata di nome in Valle Agricola. A Prata Sannita vi sono anche alcuni immigrati di Letino e altri che vi hanno studiato presso il monastero francescano come l’ex Sindaco letinese Luigi Stocchetti. Con Letino Prata Sannita ha sempre avuto scambi commerciali, professionali e culturali anche se meno frequenti dopo gli anni Cinquanta del secolo scorso. Anch’io a Letino, in giovanissima età, ho avuto frequenti contatti con la famiglia del fabbro pratese Orazio La Banca e con i figli Alfonso e Giuseppe, tutt’ora viventi a Prata S.. A Piedimonte Matese vi sono degli immigrati pratesi, Pezzullo Giovanni, sorella e fratello Alfonso, i cui genitori, prima di migrare a Piedimonte d’Alife, andavano a piedi da Prata S. a Letino per mietere il grano e scavare le patate poiché il clima meno mite di Letino faceva maturare i due vegetali circa un mese dopo di Prata S.. Anche la fiera di Prata S., a fine estate, vedeva molti letinesi comprare il maiale per poi portarselo a piedi e salire il Matese lungo l’antico tratturello transumante e utilizzando anche la galleria dell’Enel che trafora la montagna di lato alle Rave di Prata, a Cauto. Un ritornello popolare, ancora recitato da alcuni, è indice di un passato folclorico e popolare locale:”A Prata, Pratella, Letino e Gallo, tutte le donne vanno a cavallo” oppure “Se vuoi vedere le donne belle vai a Prata, Pratella, Letino e Gallo”. A fine luglio c.a., con mia moglie di Bojano, siamo andati a mangiare alla Trattoria-Pizzeria “Le Trote” di Prata Sannita. Il posto ce lo ha indicato il figlio della ristoratrice, incontrato per caso a Pratella. Questi ad una nostra richiesta di indicarci una trattoria, dapprima ci ha riferito di altre e poi ha aggiunto che anche lui ne aveva una e, se volevamo, potevamo seguirlo, come abbiamo fatto. Durante il sobrio, squisito ed apprezzato pranzo, a base di trote là allevate, vicino al piccolo fiume Lete, ho consigliato alla gentile proprietaria e cameriera Maria Storti, di affiggere al muro, della saletta dei clienti, una bella poesia, “Fratello mio Lete”, di Benedetto Pistocco, un suo paesano, maresciallo di polizia, emigrato in Friuli. Altre sue due significanti poesie sono Anima (che nata”piccirella” con l’età se fa cchiù grossa) e Priggione, dove ribadisce nfunn a gliù core m’è restatu chigliu uliu re gliù sole addò so natu. Ho conosciuto un altro maresciallo, come Pistocco e si chiama Goffredo Anacleto Del Pinto, che scrive anche lui poesie e sollecitato ne ha scritta una sulla trattoria vicino al mio Lete nativo. Si spera che Maria Storti ed il figlio appenderanno alla parete della sala pasti le poesie di Pistocco da me indicate o almeno Fratello mio Lete. Pistocco amò sia Prata Sannita che i genitori, che Maria Storti ha conosciuto ed in particolare la mamma, mi disse. Se poi appende anche la poesia di Del Pinto non è male perché nelle poesie di Pistocco e di Del Pinto si riflettono sentimenti universali con alla base l’onestà, la sincerità e la lealtà: virtù che onorano la specie Homo sapiens alla quale apparteniamo: in circa sette miliardi, per ora. Prata Sannita è nella bassa valle del Lete, io sono nato a Letino, nell’alta valle del medesimo fiume dell’oblio, della dimenticanza, e, come Pistocco, anch’io scrivo dei luoghi nativi, tanto cari anche allo scrittore patavino Ippolito Nievo, ma con minore amore di un’isola felice, che secondo me, non c’è mai stata se non nella magica infanzia di tutti. L’emigrazione dal Matese più povero è stata-a mio parere- non un danno, ma una ricerca di fortuna e per molti ha favorito il divenire meno provinciali e più emancipati verso una dimensione vitale meno angusta e tribale. Prata e Pratella sono toponimi di grandi e piccoli prati, utili alle pecore transumanti che dall’alta valle del piccolo fiume Lete, scendevano in autunno a Prata, Pratella e venivano condotte poi a Vairano e forse più al caldo sui prati della costa puteolana. Gabriele D’Annunzio ha immortalato i “suoi” Pastori con una lirica, che mi piace ricordare: ”I Pastori. Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastorilascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all’Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti. Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d’acqua natia rimanga né cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno verga d’avellano. E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina! Ora lungh’esso il litoral cammina La greggia. Senza mutamento è l’aria. Il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquio, calpestio, dolci romori. Ah perché non son io cò miei pastori?”. Questa lirica sui nostri antichi Pastori, a me sembra battezzare i poeti minori, ma importanti come il maresciallo-poeta nonché dott. in Criminlogia, A. G. DEL PINTO, che recita D’Annunzio come Benigni Dante Noi siamo i discendenti di quei pastori dannunziani come lo era il magnifico poeta pratese Pistocco. Ma un omaggio a B. PISTOCCO è d’obbligo con la sua tra più belle liriche poiché ha dentro il mito, i giochi infantili, il fiume Lete che nasce dal Matese, come l’Autore di “Fràtemu Lète” e l’idea della morte, che intravvede inesorabile, ma quasi familiare. Pistocco in questa poesia associa l’idea mitica della vita e della morte all’acqua. Fràtemu         Léte: “Pariénti stritti i’ e tté, ohi frate Léte: Tutt’e ddui sémmu figli a gliù Matése. Com’a mmé pazziataru ra uaglione, Te mini a capusotta pe Caùtu, Fai a ‘nnascunnariégliu cu lle Ravi, po’ ccgiù cujétu e forte scigni a sciumu. Tenémmuci pe ‘mmani e jamm’a mare”. Benedetto Pistocco è nato il 19/10/1935 a Prata Sannita, dove ha trascorso la magica infanzia e la spensierata prima giovinezza, che ricorderà nelle sue belle, corali e popolari liriche in vernacolo pratese. Dietro l’apparente ironia di Pistocco scrive, l’emigrato molisano e prof. universitario negli USA, Orazio Tanelli “si cela un’anima tormentata che soffre per i malanni che affliggono l’umanità, ragion per cui una vena di pessimismo esistenziale invade le sue poesie dialettali che cantano la tenerezza paesana dei contadini con una voce semplice, umile e rassegnata”. Tanelli colloca Pistocco tra i tanti poeti dialettali nell’ambito molisano, come Eugenio Cirese di Castropignano, Emilio Spensieri di Vinchiaturo e Anacleto Goffredo Del Pinto di Bojano. Dal 1958 fino al 1984, anno della sua prematura scomparsa, Pistocco, è vissuto nel Friuli V.G., ammogliandosi con Ada Macuz, mamma di 2 loro figli. Pistocco era figlio di contadini e per necessità economiche interruppe gli studi tecnici, come tanti altri figli del più povero e nostrano Sud, per dedicarsi a proficuo lavoro “dal pane sicuro”. Dopo oltre 20 anni in polizia, divenendo Maresciallo, ripresa l’attività letteraria, sua passione già coltivata in gioventù, Pistocco ha pubblicato 4 raccolte di liriche, racconti, poesie, saggi e articoli vari su quotidiani, riviste e numeri unici, è stato presente in 15 antologie di concorsi letterari nei quali è stato più volte premiato sia per la poesia che per la prosa. Pistocco è stato in concorso nel 1980 e 1982 alla “Gara Internazionale del Sonetto” a S. Vito dei Normanni; nel 1982 e 1983 al “Leone di Muggia”, per la prosa; nel 1983 al “Castello di Duino”. Si è dedicato anche alla poesia in vernacolo usando il dialetto di Prata S. affermandosi: II premio a Napoli al concorso Vesuvio 83, diploma d’onore a Roma al V Concorso Areopago Cirals col volumetto di liriche Puisie piccìrélle. Recensioni sulla sua poesia sono comparse su Il Piccolo, Il Messaggero Veneto, Voce Isontina, L ‘Inedito, Areopago Cirals, Annuario ASMV 1983. Sue sono le: Raccolte di liriche: Canti di Prata, Grillo, Udine 1980; Sull’orlo del Tempo, Gabrieli, Roma 1982. Prata aveva più prati di Pratella, lungo il tratturello transumante per Vairano e Marcianise. Gli ovini scendevano, in autunno, da Letino, vi è ancora il tratturello lungo la paleoincisione a V dell’antico fiume Lete, prima di bucare le Ravi in località Cauto, in vernacolo letinese. Si riconosce a Pistocco una ricerca della verità e realtà locale più meticolosa e rispettosa, che non ho riscontrato in tanti scrittori e poeti che scrivono di Letino quasi ”colonizzandolo” con il proprio vernacolo nativo. Un esempio? Pistocco scrive Caùtu e non Cavuto come hanno scritto e continuano a scrivere in tanti, soprattutto di Piedimonte Matese. La poesia di Del Pinto, invece, è dedicata a Pistocco ed anche allo scrivente, che risente del mito del Lete per essere nato a Letino. Del Lete ho scritto nel mio saggio ”Letino tra mito, storia e ricordi”, Energie Culturali Contemporanee Editrice, Padova 2009. Credo che Del Pinto lo abbia letto al Club “Ragno” e ha avuto la brillante idea di scrivere una poesia, che bene mi coinvolge. Egli, come Pistocco, sa cogliere l’anima profonda presente nei legami tra territorio naturale e culturale del suo e nostro Sannio. Si ringrazia dunque il poeta, abruzzese di nascita e molisano-bojanese d’adozione, per la sua lirica che spero la proprietaria, Maria Storti, della trattoria-pizzeria ”Le Trote” di Prata Sannita vorrà esporre in sala pranzo e cena. Ho consigliato io alla proprietaria del Cenacolo enogastronomico ”Le Trote” di esporre pezzi di Storia localistica per allietare gli avventori, che vanno non solo per mangiare bene e a prezzi contenuti, ma per socializzare, ricordare ed ammirare il tipico come lo sono le due poesie citate di Pistocco e di Del Pinto. Queste andrebbero anche musicate e cantate tra una pietanza a base di tagliatelle ai funghi porcini, trote Fario del Lete e qualche bicchiere di Acqua Lete e per chi può anche qualcuno di vino tipico, il Pallagriello, che ha forse un po’ più forte il monito di “Vino Veritas”! Si riporta la poesia, inedita, di A nacleto Goffredo Del Pinto, che mi coinvolge citandomi:Trattoria dei ricordi o ricordi in Trattoria? (dubbi dei soci del Circolo “Ragno”). “Tra tanti pratelli e prati sembriamo tutti dei frati. Vi è buona “creanza”, intorno al Lete della dimenticanza. Questa storia avrebbe altro sbocco se fosse tra noi il gran PISTOCCO. E, per esser un po’ sagace è ben rappresentato dal prof. PACE, presente a tutte le ore come nostro Signore! In questo austero locale nulla diventa banale. Dopo aver mangiato pesce con rammarico se ne esce. se mangi della carne non puoi più farne a meno. Anche col bevuto, il costo è contenuto. Spira sempre alito di vento e l’avventore è contento. Questa Trattoria di PRATA incastonata come una fata; detta “ SANNITA” non inutilmente, dà forza ai muscoli ed alla mente, carezza chi vi mangia piano, piano, col suo cibo abbondante e sano. Fa prendere tutto con filosofia, piace, nutre, consola e così sia! Un plauso va ai proprietari, che qui funzionano da fari, per aver avuto coraggio nel lanciare il messaggio; denso di forza di vita, nel restar a PRATA SANNITA!(Un distratto rimatore), BOVIANUM VETUS, XX/IX/MMXVII. Concludo l’omaggio ai poeti del territorio attraversato dal piccolo e mitico fiume Lete e dintorni con le ricette della Trattoria-Pizzeria, che costeggia il Lete di Prata Sannita “Le Trote”: Specialità marinare: Primi piatti (L’inguine all’astice, Paccheri ai frutti di mare e Tagliatelle alla trota. Secondi piatti (Arrosto di pesce, Frittura di pesce e Trota salmonata).Specialità montane (Primi piatti,Tagliatelle al tartufo fresco del Matese e Tagliatelle ai funghi porcini). Secondi piatti (Costata di vitello paesana e Carni miste locali).Specialità pizze (Pizza della casa: trota salmonata, spinata, gamberetti, pomodori pachino, basilico, Pizza ai frutti di mar, Pizza ai funghi porcini e Pizza del buon Gustaio: pomodoro, mozzarella, funghi porcini, tartufo fresco, scaglie di parmigiano). Specialità pizze (Pizza della casa: trota salmonata, spinata, gamberetti, pomodori pachino, basilico, Pizza ai frutti di mare, Pizza ai funghi porcini e Pizza del buon Gustaio: pomodoro, mozzarella, funghi porcini, tartufo fresco, scaglie di parmigiano).

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