SCUOLA / #La Buona Scuola siamo Noi#. Non si fanno attendere le risposte al premier Renzi in merito alla mail inviata ai docenti: “La riforma dice (poco) e tace (molto) su quella che essa è veramente”.

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“Provi a pensare a sua moglie, docente di un istituto diretto che so da un preside grillino, che non sopporta la presenza della moglie del suo avversario politico. Cosa potrà succederle? Molto semplicemente, il dirigente non le rinnoverà il contratto”.

Signor presidente del Consiglio,
apprezziamo la sua iniziativa di scrivere una lettera agli insegnanti. Ciò mostra una volontà di dialogo, che finora in verità Lei ha ostinatamente negato. Per questo motivo ci sentiamo impegnati a risponderLe.
Riconosciamo lo sforzo che Lei sta facendo per cambiare la scuola. La scuola infatti ha bisogno di riforma; ma non di una riforma qualunque. E, soprattutto, non di una riforma dissociata: tra intenzioni e realtà, tra premesse ed effetti.
Non ci piace infatti il Suo modo di raccontare la riforma. Perché dice (poco) e tace (molto) su quella che essa è veramente. Entriamo perciò nel dettaglio.
La “buona scuola” di cui Lei ci scrive e ci presenta nel video non è più la “buona scuola” licenziata dal governo il 12 marzo scorso. Dove, delle cose che Lei dice, non c’era nemmeno l’ombra. Solo un esempio. La “cultura umanista (forse meglio: umanistica) forse era nelle intenzioni, ma non certo nel testo scritto. Le modifiche apportate in Commissione Cultura della Camera dei deputati hanno dovuto tener conto delle richieste che non i sindacati, ma il mondo tutto della scuola Le ha a gran voce indirizzato con lo sciopero del 5 maggio.
Lei dirà: ma questo è segno della mia volontà di dialogo. Certo. Ma Lei dovrebbe avere anche la correttezza di ricordarle queste cose e la modestia di riconoscere che il progetto governativo della “buona scuola” (che Lei adesso riconosce già presente e attuale) non era propriamente adeguato alle esigenze reali della scuola.
Se dunque Lei vuole essere in dialogo, perché non discutere sulle altre cose che il mondo della scuola Le contesta?
Il merito, ad esempio. Lei nel video ha lasciato intendere che i docenti rifiutino la valutazione, accusandoli di aver boicottato le prove Invalsi. Non è totalmente falso. Ma non è vero per la maggioranza dei docenti. (Sulle prove Invalsi, peraltro, Le facciamo notare che non si sono tenute perché gli studenti non sono venuti a scuola. A boicottarle perciò sono stati gli studenti e le loro famiglie). Sul merito il problema non è la valutazione, ma le procedure di essa. Lei conosce bene la composizione del Comitato di valutazione, che in ogni scuola dovrà definire i criteri di valutazione: dirigente, due docenti, due genitori (o un genitore e uno studente, nella scuola secondaria). Le chiediamo: ma se i genitori della sua generazione sono quelli da Lei descritti nel suo video, persone cioè pronte a dar ragione a priori ai loro figli, quali criteri Lei pensa che proporranno? Un docente serio, che non svende la formazione e la cultura, che perciò dà molto e pretende molto dai suoi studenti, come crede che verrà giudicato? Crede veramente che i criteri individuati incentiveranno il suo impegno? O non lo porranno piuttosto davanti alla scelta tra ottenere una valutazione di merito positiva, evitando che qualche suo allievo possa trovarsi nelle condizioni di non raggiungere gli obiettivi didattici, e mantenere alto il suo profilo didattico, mettendosi così automaticamente fuori dai criteri e creando dei problemi anche al dirigente, il quale, dovendo vedersela con i genitori-finanziatori, sarà tentato di non rinnovargli il contratto?
A proposito del potere del dirigente di scegliersi (il testo pudicamente dice: propone incarichi) i suoi docenti. Non teme che questa norma porti alla legalizzazione del clientelismo? E’ vero che il dirigente non può scegliere nipoti (se non iscritti agli albi territoriali). Ma cosa pensa che farà se nella sua scuola c’è un docente capace, ma non integrato e non disponibile a recitare il ruolo che il dirigente ha pensato per la sua scuola? Mi perdoni se faccio un esempio che La riguarda. Provi a pensare a sua moglie, docente di un istituto diretto che so da un preside grillino, che non sopporta la presenza della moglie del suo avversario politico. Cosa potrà succederle? Molto semplicemente, il dirigente non le rinnoverà il contratto. Andrà così ad insegnare nella scuola più vicina, distante appena 1 ora di viaggio. Non si illuda che denunciare il caso farà cambiare la volontà del dirigente. A saper utilizzare tutte le armi della retorica per camuffare la verità non è capace solo Lei. Non ci metterà molto il dirigente a sostenere che altri docenti sono più idonei di sua moglie all’esercizio del ruolo. – Ah, ma c’è la valutazione del dirigente a frenare i suoi impulsi autoritari. – Sì, lo voglio vedere l’ispettore del ministero che davanti al ministro grillino oserà sostenere il diritto della moglie dell’avversario contro la volontà del dirigente politicamente omogeneo. Ma poi, perché chiedere atti di eroismo ai singoli? Non sarebbe più logico creare un sistema che non consenta arbitrii?
Quanto poi al merito. Non abbiamo fatto i conti. Ma chi li ha fatti ha trovato che il numero di docenti destinatari del riconoscimento di merito si aggira intorno al 10% dei docenti della scuola. Nella nostra scuola siamo poco più di 100. I docenti meritevoli saranno perciò all’incirca 10. Guarda caso: corrisponde esattamente al numero di docenti che il dirigente può individuare come suoi collaboratori. Non credo ci voglia molto a capire che i due gruppi verranno a sovrapporsi. Anche perché, in caso contrario, il dirigente avrà difficoltà a retribuire i docenti che lo supportano nella gestione della scuola, non trovando più nessuno disposto a lavorare di più a costo zero. Ma così si premia veramente il merito dei docenti, che deve avere a che fare con il loro lavoro, che è quello di fare lezione e non di organizzare? Non Le sembra che in questo modo ogni scuola avrà il suo cerchio magico, di fedeli servitori di un dirigente che non porterà certamente la stella, ma agirà in maniera dirigistica e irresponsabile (vogliamo vedere chi giudicherà veramente i dirigenti. Nella nostra esperienza di scuola di provincia, dove c’è alta mobilità di docenti e dirigenti, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere più di una decina di dirigenti. Ne salveremmo, ad essere buoni, il 20%. Certo, è una nostra statistica personale. Ma confrontandoci con colleghi di altre scuole, non ci sembra di sbagliare poi troppo. Mandiamo a casa quindi l‘80% dei dirigenti?)
Non insistiamo oltre, anche se ci sarebbe da dire molto sui “+ soldi ai docenti” (ma 500/12= 40€ mensili Le sembrano il modo di valorizzare la professione docente?), sull’alternanza scuola-lavoro (quando saranno svolte quelle famose 200 o 400 ore di alternanza? durante i giorni di scuola? o non piuttosto, come incautamente il ministro Poletti si è lasciato sfuggire, nei periodi di interruzione della durante la sospensione delle attività didattiche, come è scritto all’art. 4 c. 3?)
Per concludere, se Lei veramente vuole mantenere aperto il dialogo con il mondo della scuola, raccogliendone le istanze per un miglioramento del sistema formativo, torni sui Suoi passi e porti fino in fondo il percorso di ripensamento del disegno di legge governativo già avviato con le sostanziali modifiche apportate in Commissione. Non Le stiamo chiedendo di rinunciare a cambiare la scuola o di presentarsi contrito davanti al popolo italiano. Nel testo iscritto per la discussione alla Camera dei deputati ci sono cose senza dubbio interessanti e positive. E la volontà di intervenire a modificare in meglio la scuola costituisce un Suo merito. Tenga però presente che non è opportuno intervenire sulla scuola contro il parere motivato e non corporativo di chi ci lavora. Anche perché il personale della scuola avrà modo di manifestare le proprie convinzioni nelle forme dovute della democrazia, quando si troverà nel segreto della cabina elettorale.
Cordialmente
I sottoscritti docenti dell’Istituto Superiore “Braschi-Quarenghi” di Subiaco

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