TEANO. Gestione illecita degli appalti pubblici, turbativa d’asta e corruzione, assolto Corbo: il fatto non sussiste.
All’udienza del 16 Gennaio 2015, è stato definito il giudizio di primo grado innanzi al Tribunale di Perugia in composizione collegiale, relativo al procedimento in oggetto, denominato “Appaltopoli” che vedeva imputati, a vario titolo, ben 39 persone e 5 Società, soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di una gestione illecita degli appalti pubblici. Tra i co-imputati il Sig. Roberto Corbo, attuale amministratore Delegato della Società Corbo Group S.p.A. Dopo oltre otto ore di camera di consiglio, il Collegio Giudicante del Tribunale di Perugia, presieduto dal Doti. Daniele Cenci ha letto il dispositivo della sentenza, pronunciando – tra l’altro e l’assoluzione del Sig. Roberto Corbo da entrambi i capi di imputazione ( concorso nel reato di turbativa d’asta e concorso nel reato di corruzione) con la formula “perché il fatto non sussiste”, riservandosi il deposito delle motivazioni in 90 giorni. “L’espressione della più alta formula assolutoria – è spiegato in una nota a firma dei legali di difesa – dimostra il pieno accoglimento, da parte del Tribunale di Perugia, delle tesi difensive dai legali del Corbo, AVV.ti Ciro Balbo e Michele Mottola del Foro di S. Maria Capua Vetere, che hanno sempre sostenuto l’infondatezza del teorema accusatorio in relazione alla posizione del proprio assistito e l’assoluta estraneità dello stesso rispetto alle accuse rivoltegli, conseguenti all’aggiudicazione dei lavori di ristrutturazione della Scuola “Giordano Bruno” in Perugia, disposta nel 2007 dalla Provincia di Perugia, in favore della Società Impresa Corbo di Corbo Roberto & C. S.A.S. Il Pubblico Ministero, Dott.ssa Manuela Comodi, all’esito della propria lunga requisitoria, aveva chiesto, per il Corbo, la condanna ad anni due e mesi otto di reclusione. Avvedutamente, invece, la pronuncia del Collegio Giudicante, ha riconosciuto l’assenza di ogni rilievo penale nella fattispecie riguardante il Corbo, come dimostra anche l’assoluzione dei tre co-imputati nei medesimi capi d’imputazione (tra cui due funzionari pubblici), peraltro, condannati in relazione ad altri episodi oggetto di contestazione”.