Terra dei fuochi. Alla fine l’area sospetta è solo il 2% del totale. Ecco i 24 Comuni della Provincia di Caserta in cui è stata vietata la vendita di prodotti agricoli.

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24 i Comuni della Provincia di Caserta considerati a rischio: Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Caserta, Castelvolturno, Cesa, Frignano, Villa di Briano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Maddaloni, Marcianise, Mondragone, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa Literno.

Vietata la vendita di prodotti agricoli provenienti dalle aree a rischio della cosiddetta “Terra dei Fuochi”, tra i territori comunali di Napoli e Caserta. Il Governo, difatti, ha esposto ieri sera i risultati scientifici delle indagini sulla mappatura dei terreni destinati all’agricoltura nella Regione Campania. Ebbene, su un un totale di 1.076 Km quadrati distribuiti in ben 57 Comuni tra le province di Napoli e Caserta, di cui 33 a Napoli e 24 a Caserta, solo il 2% sono state considerate aree sospette. Sono stati direttamente il Governatore della Campania, Stefano Caldoro, unitametne ai Ministri delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, della Salute, Beatrice Lorenzin, e dell’Ambiente, Gian Luca Galletti ad illustrare in una conferenza stampa i risultati delle indagini. Sarebbero “solo 51” (per un totale di 65 ettari di terrreno) i siti per cui si rende necessario proporre “misure di salvaguardia per garantire la sicurezza della produzione agroalimentare”. Per cui su questi, come ha aggiunto il Ministro della Salute, Lorenzin, “è vietato vendere prodotti ortofrutticoli dei terreni classificati ad un certo rischio ‘elevato’ (3-4-5). La vendita dei prodotti da zone a rischio è  consentita ad almeno una di queste condizioni: che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi; che siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole. Grazie ai risultati della mappatura dei siti nei territori indicati dalla Direttiva interministeriale dello scorso 23 dicembre, abbiamo individuato le aree su cui dobbiamo intervenire”. Mentre il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, ha precisato che Con il decreto di oggi possiamo mettere in campo azioni incisive e nei prossimi 90 giorni provvederemo ad ulteriori accertamenti. Da subito bloccheremo la vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni dei 51 siti che sono stati classificati a rischio. La nostra attenzione per questa terra rimane altissima e per questo giovedì sarò a Castel Volturno insieme al Corpo forestale dello Stato.  Tutelare la salute dei cittadini, garantire le imprese che operano sul territorio e salvaguardare l’ambiente. Con la firma di questo decreto vogliamo raggiungere questi obiettivi attraverso un percorso condiviso perché l’operazione che vogliamo portare avanti nella Terra dei fuochi è impegnativa e richiede il contributo di tutti per creare dei veri presidi di legalità”.
Questa la classificazione delle classi di vulnerabilità dei suoli relativamente alla qualità delle produzioni agricole:
CLASSE A – idoneo alle produzioni alimentari;
CLASSE B – limitazione a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni
CLASSE C – idoneo ad altre produzioni non alimentari;
CLASSE D – divieto di produzioni agricole.

Il decreto interministeriale prevede che entro 90 giorni verranno effettuate indagini dirette a indicare: – i terreni “no food” (e quindi interdetti da produzione alimentare); – quelli destinati solo a colture diverse dalla produzione agroalimentare in considerazione delle capacità fitodepurative; – destinati solo a determinate produzioni agroalimentari. Le indagini dovranno essere svolte partendo dai terreni qualificati nella classe di rischio 5 fino alla classe 2.
Nelle more dell’esecuzione delle indagini dirette, è vietata l’immissione in vendita dei prodotti ortofrutticoli dei terreni classificati a rischio (classi di rischio 3 – 4 – 5). L’immissione sul mercato delle singole colture è consentita ad almeno una di queste condizioni: a) che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi; b) che siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole.

Ecco i 57 comuni considerati a rischio: PROVINCIA DI NAPOLI (33 COMUNI)
Acerra, Afragola, Caivano, Calvizzano, Casalnuovo di Napoli, Casamarciano, Casandrino, Casoria, Castello di Cisterna, Cercola, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Marano di Napoli, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Napoli, Nola, Palma Campania, Pomigliano d’Arco, Qualiano, Roccarainola, San Giuseppe Vesuviano, Sant’Antimo, Saviano, Scisciano, Somma Vesuviana, Striano, Terzigno, Villaricca

PROVINCIA DI CASERTA (24 COMUNI)
Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Caserta, Castelvolturno, Cesa, Frignano, Villa di Briano, Gricignano di Aversa, Lusciano, Maddaloni, Marcianise, Mondragone, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa Literno

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