Terremoto nel matese. All’origine c’è un movimento di estensione dell’Appennino, che si allarga tra il Tirreno e l’Adriatico. Parla Michelini del Centro nazionale terremoti.
All’origine c’è un movimento di estensione dell’Appennino, che progressivamente si ”allarga” tra il Tirreno e l’Adriatico. E’ la stessa dinamica del terremoto dell’Aquila dell’aprile 2009, di quello avvenuto nel 2012 nel Pollino e nel 1997 in Umbria e Marche.
”Il terremoto di questa mattina è accaduto nella stessa area dove il 29 dicembre scorso si è verificato il sisma di magnitudo 4.9 (nella foto, l’evento sismico di oggi). Entrambe le scosse, di magnitudo 4.2 delle 8,12 e la scossa di 3.7 delle 8,55, si sono dunque verificate nella stessa area”. La conferma arriva direttamente da Alberto Michelini (nella foto), direttore del Centro nazionale terremoti dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia). ”E’ importante contestualizzare rispetto alla scossa di magnitudo 4.9: in termini di scuotimento ed energia elastica liberata, questo nuovo terremoto è di circa 8 volte inferiore rispetto alla scossa che si registrò il 29 dicembre. I nostri dati indicano che le due scosse di questa mattina hanno lo stesso tipo di faglia – continua l’esperto. Questo sciame, iniziato il 29 dicembre, continuerà. Ci sarà una progressiva diminuzione, ma la zona del Matese è ad altissima pericolosità sismica e dunque la prorità è ancora una volta la prevenzione”. Il meccanismo all’origine dei terremoti avvenuti oggi fra Caserta e Benevento è analogo a quello che ha scatenato la scossa del 29 dicembre. All’origine c’e’ un movimento di estensione dell’Appennino, che progressivamente si ”allarga” tra il Tirreno e l’Adriatico. E’ la stessa dinamica del terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009, di quello avvenuto nel 2012 nel Pollino e di quello che nel 1997 ha colpito Umbria e Marche. Se il meccanismo focale dei terremoti avvenuti oggi nel Matese è identico a quello del terremoto del 29 dicembre, non sappiamo se la faglia sia la stessa”.