Venafro / Ciorlano. Ricordo di due Naturalisti: Leopoldo Pilla di Venafro e G. G. A. Meneghini di Padova.

Egli era figlio di Nicola Pilla, grande Medico-Geologo che accompagnava anche il re di Napoli a caccia di cinghiali a Torcino, una frazione di Ciorlano. Nicola fu il primo a descrivere la petrografia della cima di monte Miletto di 2.050 metri sul Matese tra Campania e Molise.

di Giuseppe Pace (Naturalista di Letino-Padova).

I Naturalisti sono come una sorta di specie in estinzione soppiantati e sostituiti da Biologi, Geologi ed altri professionisti similari. La scuola naturalistica però ha radici temporali più profonde e basilari che facilitano lo svelare i segreti della Natura e con essa anche quelli dell’Uomo e della sua storia naturale e civile. In Italia tra i tantissimi Naturalisti ne ricordiamo due perché impegnati anche civilmente e non chiusi soltanto nelle cosiddette torri d’avorio. Due li ricordiamo, in particolare, per ciò che hanno fatto anche come testimoni attivi per un’Italia unita dal Risorgimento. Il primo, partendo da nordest del territorio italiano, fu Giuseppe Giovanni Antonio Meneghini. Questi nacque a Padova il 30.07 1811 e mori a Pisa il 29.1.1889. Fu un naturalista eccellente, si laureò nel 1834 all’Università di Padova e insegnò Botanica nella medesima università. Dal 1839 fu Professore Ordinario di Scienze Preparatorie, fisica, chimica e botanica, del corso d’insegnamento di Chirurgia. Per fede politica nel 1848, fu cancellato dal ruolo di professore dalla R. Università di Padova. L’anno successivo si stabilì a Pisa all’Università, dove con Decreto Granducale fu nominato professore di Mineralogia e Geologia e divenne direttore del Museo dell’Università, in sostituzione della cattedra occupata da Leopoldo Pilla, morto da capitano sul campo di battaglia di Curtatone e Montanara. Meneghini fu autore di numerose pubblicazioni e monografie, concernenti argomenti di fisiologia, medicina e soprattutto botanica (algologia). Successivamente si occupò di geologia. Considerato il fondatore della Scuola geologica pisana, dal 1882 fu presidente della Società Geologica Italiana e Senatore del Regno d’Italia del 1886, nella XVI legislatura. Morì a Pisa, dove in seguito gli fu dedicata una via. Nel 1866 fu Membro del R. Consiglio delle Miniere, 1867 membro del R. Comitato Geologico d’Italia, 1870 Direttore del R. Museo di Storia naturale di Pisa, 1874 Professore Ordinario di Geologia a Pisa. Nominato senatore del Regno d’Italia. Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia;Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; Cavaliere dell’Ordine di Savoia. Pubblicazioni: Della teoria degli innesti;Storia naturale e struttura del caule delle piante monocotiledoni, ecc.. Prima dell’altro grande naturalista molisano, Giuseppe Carlo Emilio Altobello di Campobasso, si ricorda Leopoldo Pilla di Venafro (IS), dove ebbe i natali il 24.10.1805 e morì nella battaglia di Curtatone il 29.5.1848. Egli era figlio di Nicola Pilla, grande Medico-Geologo che accompagnava anche il re di Napoli a caccia di cinghiali a Torcino, una frazione di Ciorlano (CE) Nicola fu il primo a descrivere la petrografia della cima di monte Miletto di 2.050 metri sul Matese tra Campania e Molise. Leopoldo si trasferì a Napoli all’età di 14 anni per proseguire gli studi nell’Università. I suoi primi anni napoletani furono caratterizzati da uno studio frenetico e intenso. Nel 1821 entrò nel collegio di medicina veterinaria , da cui uscì nel 1825 con il titolo di medico veterinario. Lasciato il collegio si iscrisse alla Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università napoletana, laureandosi nel 1829. Contemporaneamente, in quegli anni frequentò anche la scuola privata del linguista a B. Puoti, appassionandosi a Seneca e alle opere di Dante, di cui fu studioso e interprete, e seguì le lezioni di mineralogia e geologia del prof. M Tondi, del quale nel giro di pochi anni divenne il migliore allievo. Fresco laureato vinse il concorso di chirurgo militare. Nel 1831 fece parte di una commissione medica inviata dal governo borbonico a Vienna per studiare il colera che causava molti lutti in Europa centrale e che minacciava anche l’Italia. Ma ben presto capì che il suo destino non sarebbe stato quello del medico. Altre erano le sue aspirazioni tra cui la paterna passione del padre Nicola per la geologia. I suoi studi geologici pian piano cominciarono a varcare i confini del Regno di Napoli fino in Francia e in Germania, dove alcuni suoi scritti furono pubblicati su giornali e riviste scientifiche di quei Paesi. N. Pilla aveva guadagnato sul campo il diritto a succedere a M Tondi alla cattedra di geologia dell’Università di Napoli. E, alla morte di questi, nel 1835, non ne prese il posto nonostante i suoi meriti e i buoni rapporti che egli aveva con alcuni importanti personaggi, come il generale Nunziante, la sua nomina a professore di geologia presso l’ateneo napoletano fu sempre avversata e ostacolata sia dai potenti notabili del mondo accademico dell’epoca, tra cui Teodoro Monticelli, sia dai rappresentanti del governo borbonico, anche da chi egli considerava suo amico, come il ministro Santangelo. Un’ostilità che aveva anche ragioni politiche non solo perché Leopoldo era figlio di un giacobino sospettato di essere appartenuto alla carboneria, ma anche perché egli stesso, che aveva frequentato a Napoli ambienti liberali, era toccato dal medesimo sospetto. Nel 1841, grazie a un accordo tra il ministro dell’Interno, Santangelo, e il suo collega della Pubblica istruzione, Mazzetti, L. Pilla venne nominato professore di mineralogia all’Università di Napoli. A dicembre del medesimo anno N. Pilla incontrò a Napoli il Gran Duca di Toscana, in visita nel regno borbonico. Questi gli offri la cattedra di Mineralogia e Geologia dell’Università di Pisa e Pilla acettò, dopo lunghi tormenti e incertezze di lasciare Napoli e nel 1842 si trasferì a Pisa in una delle più prestigiose Università dell’epoca. N. Pilla a Pisa trovò l’ambiente ideale per i suoi studi: pubblicò numerosi libri e trattati di Geologia e Mineralogia, acquistò grande fama e prestigio divenendo uno dei geologi più importanti di questo periodo, fu inviato più volte a rappresentare l’Università pisana ai congressi degli scienziati italiani e allargò i rapporti e gli scambi con gli scienziati europei. Le sue idee liberali lo portarono nel 1848 con il grado di capitano a comandare la prima compagnia, alla testa dei volontari del battaglione universitario in Lombardia per schierarsi al fianco del re Carlo Alberto di Savoia e partecipare alla Prima Guerra d’Indipendenza. Il 19 maggio, dopo una lunga marcia, ciò che era rimasto del battaglione pisano giunse al Campo delle Grazie nei pressi di Curtatone. Il 29 maggio si incrociarono le strade di Carlo Alberto e dei volontari toscani, che la diserzione aveva notevolmente ridotto di numero, i quali si unirono alle altre forze italiane: era il giorno della famosa Battaglia di Curtatone e Montanara. I piemontesi attaccarono la fortezza di Peschiera, ma il maresciallo Radetzky passò alla controffensiva. Le sue truppe cercarono di prendere alle spallel’esercito piemontese. La manovra venne impedita dalla resistenza delle forze italiane e dai volontari toscani a Curtatonea e Montanara. Al Campo delle Grazie morì anche Leopoldo Pilla, «ucciso- scrisse lo storico Gherardo Nerucci, uno dei reduci di Curtatone -dietro le trincee, stando elevato sopra un mucchio di sassi, mentre regolava i militi della sua compagnia e distribuiva le cartucce». Il suo corpo non fu mai ritrovato. A lui, nel 1919, è stato intitolato l’istituto Tecnico Economico di Campobasso dove vi era anche, fino a qualche decennio fa la biblioteca P. Albino. L. Pilla, tra l’altro, scrisse: Osservazioni geognostiche che possonsi fare lungo la strada da Napoli a Vienna … , Napoli, Tramater, 1834; Discorso accademico intorno ai principali progressi della geologia ed allo stato presente di questa scienza, recitato nella sala dell’Accademia pontaniana il di 21 aprile 1839 da Leopoldo Pilla, Napoli, dalla tipografia Plantina, 1840; Poche notizie geologiche per la provincia di Capitanata, senza note tipografiche, 1840; Conoscenze di mineralogia necessarie per lo studio di geologia, Napoli, all’insegna di Aldo Manuzio, 1841; Notizie geologiche sopra il carbon fossile trovato in Maremma, Firenze, tip. Galileiana, 1843; Breve cenno sulla ricchezza minerale della Toscana, Pisa, Rocco Vannucchi, 1845; Saggio comparativo dei terreni che compongono il suolo d’Italia, Pisa, f.lli Nistri, 1845; Trattato di geologia diretto specialmente a fare un confronto tra la struttura fisica del settentrione e del mezzogiorno di Europa, 3 volumi, Pisa, Vannucchi, 1847, 1848, 1851; Notizie storiche della mia vita quotidiana a cominciare dal 1mo gennaro 1830 in poi, di Leopoldo Pilla, a cura di Massimo Discenza, saggi introduttivi di Bruno D’Argenio e Giuseppe Monsagrati, Venafro, Vitmar, 1996; Lettere inedite di Leopoldo Pilla al professore Antonio Orsini, Cassino, Tipografia L. Ciolfi, 1890; Antonio Sorbo, Leopoldo Pilla, un intellettuale nel Risorgimento, Isernia, Iannone, 2003. Del Molise un altro Naturalista da ricordare è Giuseppe Volpe di Vinchiaturo del 1800 che insegnò Storia naturale e scrisse una memoria sulle origini del Matese mentre insegnava al Liceo Sannitico di Campobasso. Altri Naturalisti che hanno esaminato parte del Matese nativo sono N. Lombardi di San Potito S., G. Altobelli, i Colonna, due fratelli baroni di Campochiaro e il loro amico francese L. Tournefort, padre L. Di Iorio che scrisse un prezioso saggio “Le Pietre Raccontano” oltre a vari articoli sulla comune Rivista camerale Molise Economico. I Naturalisti di Padova e del Veneto sono di più per l’Università più centrale, per maggiore scambio di informazioni con la vicina Europa centrale, non pochi sono attivi nella “Società Veneta di Scienze Naturali” con sede a Venezia.

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