Venafro. Solenne Pontificale nella Basilica di San Nicandro alla presenza del Vescovo Salvatore Visco, i sacerdoti della Diocesi e l’intera amministrazione comunale.

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Dopo la cerimonia la consegna della chiavi della Città al Vescovo Visco, perché San Nicandro, Santo patrono di Venafro e della Diocesi, protegga l’intera comunità venafrana.

Solenne Pontificale nella Basilica di San Nicandro alla presenza del Vescovo Salvatore Visco ed i sacerdoti della Diocesi,  l’intera amministrazione comunale guidata dal Sindaco Antonio Sorbo, la presidente della Pia Unione Maria Di Lauro, il presidente del Consorzio di Bonifica Vittorio Nola, l’assessore regionale Massimiliano Scarabeo ed il consigliere regionale Vincenzo Cotugno. Dopo la cerimonia la consegna della chiavi della Città al Vescovo Visco, perché San Nicandro, Santo patrono di Venafro e della Diocesi, protegga l’intera comunità venafrana. Così il primo cittadino Sorbo: “Eccellenza, autorità, religiosi, fedeli…anche quest’anno si rinnova l’emozione che suscita in ognuno di noi la solennità di questo giorno e di questo luogo. E’ un’emozione condivisa, che va oltre il sentimento del singolo per diventare emozione comune, commozione collettiva. Le celebrazioni in onore dei nostri Santi Martiri Nicandro Marciano e Daria rappresentano da sempre il momento più alto di coesione e di unità della nostra comunità, troppo spesso divisa e, soprattutto negli ultimi anni, lacerata da una conflittualità a volte esasperata che la impoverisce e ne limita le grandi potenzialità. Nel culto dei Santi Martiri, nel riconoscimento del valore del loro sacrificio, i venafrani si riconoscono fratelli nella fede e nella condivisione di un’identità comune costruita in tanti secoli di storia durante i quali i nostri Santi Patroni sono stati sempre un punto di riferimento irrinunciabile. Ci hanno dato la forza per superare momenti difficili e drammatici, ci hanno accompagnato quando abbiamo preso per mano la speranza incamminandoci verso il futuro. Con il loro esempio essi ci hanno indicato la strada che porta al bene e ci hanno insegnato che il bene è figlio della condivisione, dell’impegno, della fatica, del sacrificio che ognuno di noi deve compiere senza mai dimenticare di tendere la mano all’altro. I martiri sono testimoni di fede e il loro martirio è certamente testimonianza dell’amore per Cristo risorto, ma è anche il testimone che essi hanno lasciato a noi, un atto d’amore verso gli altri, verso quanti dal loro esempio hanno tratto la forza per incamminarsi lungo la via che conduce al Signore affrontando persecuzioni, ingiustizie, sofferenze. La loro scelta ha reso eterni i valori della fede, i principi che ogni uomo deve seguire per vivere una vita giusta. La morte dei nostri Santi Patroni è dunque un atto d’amore verso il prossimo, quel prossimo che Gesù ci invita ad amare come noi stessi. La dimostrazione sta nel fatto che a distanza di 17 secoli dal loro glorioso martirio noi siamo qui, uniti dall’ammirazione e dalla devozione verso i nostri Santi Martiri, pronti, almeno oggi, a riconoscere in chi ci sta di fronte quel prossimo di cui parla Gesù nel “comandamento più grande”. Guardando al prossimo, impegnandoci per gli altri noi saremo in grado di riconoscere il valore del bene e fuggire dal male che, con il nostro egoismo, facciamo ogni giorno agli altri. E’ questo il messaggio che con il loro atto d’amore, con il loro estremo sacrificio, ci hanno lasciato i nostri Santi Martiri. Un messaggio che tutti faremmo bene a tenere presente sempre, in ogni circostanza, anche quando i giorni delle celebrazioni sono lontani. Nicandro Marciano e Daria anche oggi, qui in questa Chiesa, ci dicono che una comunità è fatta di persone che stanno insieme, che si aiutano, che si stringono la mano, che sanno innanzitutto dare. La solidarietà, la carità, la speranza sono le armi più formidabili per combattere l’egoismo, l’avidità, la cupidigia che corrompono le anime e producono ingiustizie, povertà, disuguaglianze e aggiungono disperazione a disperazione. Ce lo ha ricordato in questi giorni anche Papa Francesco che ha detto: “La corruzione dei potenti finisce per essere pagata dai poveri, che per l’avidità degli altri restano senza ciò di cui avrebbero bisogno e diritto. L’unica strada per vincere il peccato della corruzione è il servizio agli altri che purifica il cuore”. Gli egoismi stanno trasformando la nostra società in un corpo malato e noi dobbiamo sforzarci di sentire il bisogno di una purificazione. La santa manna che ieri i Santi Martiri hanno voluto donarci forse rappresenta un segnale della necessità di questa purificazione, come pure la pioggia caduta copiosa ieri durante la processione. Sappiamo che oggi per molti di noi, soprattutto per gli ultimi e gli indifesi, che sono sempre più numerosi, vivere è un’esperienza dura. Usando le parole di Sant’Agostino oggi più di ieri possiamo dire: “Chi potrà negare che la vita umana sulla terra è una prova che non conosce pausa?” Proprio per questo dobbiamo essere consapevoli e convinti che se saremo in grado di affrontarla insieme e di darci forza l’uno con l’altro, questa prova sarà meno dura. Per fortuna non ci sono mancati e non ci mancano gli insegnamenti di chi ogni giorno si prodiga per gli altri, di chi si sforza di non lasciare solo il prossimo ad affrontare il duro cammino della vita. Ce lo hanno insegnato i nostri Santi Patroni, che affrontarono insieme la prova più difficile, quella del martirio. Ce lo insegna ogni giorno l’esercito dei volontari, dei sacerdoti, dei laici che sono impegnati nell’accoglienza, nell’assistenza, nella carità. Ce lo insegna Papa Francesco, con la sua capacità di essere uomo tra gli uomini. Ce lo ha insegnato lei Monsignor Visco, in questi anni con il suo lavoro nella nostra Diocesi al fianco dei poveri e di chi soffre. Eccellenza, siamo tutti consapevoli che questa è per noi l’ultima occasione di vederla qui, a celebrare la santa messa in questa chiesa, nella solennità dei Santi Martiri. Tra pochi giorni si concluderà il suo mandato nella nostra Diocesi e la nostra comunità è già pronta ad abbracciare con affetto e devozione il nuovo vescovo mons. Camillo Cibotti, ordinato pochi giorni fa a Casalbordino, che si insedierà il 28 giugno ad Isernia e che accoglieremo a Venafro il 29 giugno. L’arrivo del nuovo pastore è per ogni comunità momento di gioia e di tripudio e con questi sentimenti la comunità venafrana si appresta a vivere questo evento. Ma non posso nascondere la tristezza mia personale e di tutti i fedeli della nostra Città per la sua partenza. Una tristezza che lascia comunque spazio ad una certezza, che ho già espresso lo scorso anno e che ribadisco oggi con maggiore convinzione: noi non perderemo il padre, il fratello, l’amico che lei è stato in questi anni perché Lei continuerà a starci vicino, pregherà per noi, ci aiuterà nel nostro difficile compito e saprà invocare su di noi la protezione dei nostri santi martiri. E’ perciò con maggiore deferenza ed emozione che quest’anno, ripetendo il rito antico, offro a Lei, nostro amato Vescovo, queste dodici candele di cera, simbolo della fede che ognuno di noi ha nella protezione dei nostri Santi Patroni, e Le consegno le chiavi della Città, per confermarle la più illimitata fiducia che il popolo venafrano nutre nei confronti nella Chiesa e dei Santi Martiri. Grazie. I Sindaco non ha mancato di ringraziare i frati cappuccini del Convento di San Nicandro per il lavoro che portano avanti per tenere aperto e fruibile il Convento. “Si tratta di un lavoro importante – ha concluso il Sindaco – per il quale tutta la città è grata ai monaci e al padre guardiano Antonello Gravante”.

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