PIEDIMONTE MATESE / SAN POTITO SANNITICO. Parco Naturale Nazionale del Matese tra Italia, Molise e Campania nostre

I comuni campani sono: Ailano, Alife, Capriati al Volturno, Castello del Matese, Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Fontegreca, Gallo Matese, Gioia Sannitica, Letino, Piedimonte Matese, Pietraroja, Prata Sannita, Raviscanina, San Gregorio Matese, San Lorenzello, San Potito Sannitico, Sant’Angelo d’Alife, Valle Agricola.
di Giuseppe Pace
Il parco regionale del Matese fu istituito 21 anni fa mentre il parco nazionale del Matese solo 7 anni fa. Il primo fu con legge regionale n. 33 del 1993, entrato in funzione solamente nel 2002. Il parco si estendeva su una superficie di 33.326,53 ettari.
Nel Parco Naturale Nazionale del Matese fanno parte i territori di oltre 20 comuni campani e 27 molisani. I comuni campani sono: Ailano, Alife, Capriati al Volturno, Castello del Matese, Cerreto Sannita, Cusano Mutri, Faicchio, Fontegreca, Gallo Matese, Gioia Sannitica, Letino, Piedimonte Matese, Pietraroja, Prata Sannita, Raviscanina, San Gregorio Matese, San Lorenzello, San Potito Sannitico, Sant’Angelo d’Alife, Valle Agricola. I comuni molisani sono: Colle d’Anchise, Guardiaregia, San Massimo, San Polo Matese, Sepino della provincia di Campobasso e 10 nella provincia di Isernia: Castelpetroso, Castelpizzuto, Isernia, Longano, Macchia d’Isernia, Monteroduni, Pettoranello del Molise, Roccamandolfi, Santa Maria del Molise, Sant’Agapito.
Il Parco Naturale Nazionale del Matese, fu voluto da parlamentari molisani del Pd. Attualmente a Bojano, cittadina capofila dei comuni molisani del parco, l’Assessore comunale Morra o Marra (delegato al parco nazionale del Matese) ne chiede la sede nel suo Comune.
A Piedimonte Matese, cittadina capofila dei comuni campani, l‘Assessore comunale Navarra è stato nominato dalla Regione Campania Presidente del Parco Regionale che ha la sede a San Potito S.. Si ricorda che fu Primo presidente del parco regionale del Matese, Giuseppe Scialla, docente universitario e ambientalista.
Dai media dell’Alto Casertano si legge che ”In questi ultimi cinque anni caratterizzati da discussioni infinite, il territorio matesino ha perso oltre 10 milioni di risorse dirette messe a disposizione…«È paradossale che si debba ancora chiedere l’istituzione di un’area protetta, attesa da oltre 30 anni, istituita con legge dello Stato nel 2017, ma ancora ferma al palo». Ribadisco che la mia non sporadica presenza, sia pure in modo digitale per ragioni di distanza residenziale, a seguire fatti, persone e cose del Matese deriva dal ribadire quanto affermato dal fisico inglese Paul Dirac: “Se due sistemi isolati e lontani interagiscono per un certo tempo, non è più possibile considerarli indipendenti ma cosituiscono un unico sistema di interazioni”.
Il fisico di un secolo fa, che ho citato prima, fu anche insignito del Nobel e la sua scoperta e considerazione dei sistemi che interagiscono non sono soltanto di meccanica quantistica, ma pure di altre interazioni, quelle vitali di ciascuno di noi: indipendentemente da latitudine e longitudine di nascita, ma solo di vita vissuta in ambienti ben noti.
Ciò sfata il pensare di essere solo di un luogo terrestre! Ne consegue che Letino, Piedimonte Matese, Alife, Bojano, ecc. sono ambienti che mi interesseranno…sempre! Ciò premesso devo anche ribadire che il “piove governo ladro” oppure il qualunquismo dei bastiancontrari a tutto compreso il parco naturale del Matese non sono da me condivisi.
Impegnarsi in modo critico come cittadino è un obbligo non solo costituzionale per concorrere allo sviluppo materiale e spirituale del nostro Paese, che è stato favorito dalla natura per possedere la più elevata biodiversità d’Europa con oltre 58 mila specie animali di cui 55 mila invertebrati e 7 mila specie di vegetali vascolari pari al 30% di specie animali e circa il 50% di quelle vegetali presenti sul territorio europeo.
L’Italia ha molto a cuore l’attenzione al suo patrimonio naturalistico e paesaggistico anche se ha spesso un acceso dibattito- che si manifesta anche con ricorsi al TAR del Lazio di Associazioni protezionistiche– sul come e quando procedere per conservare ed innovare il suo territorio naturale, già protetto per oltre il 10% dei suoi circa 301 mila kmq, e culturale.
L’Italia ribadisco ha una biodiversità da record mondiale, non solo europeo, e una percentuale di aree protette tra le più elevate globalmente. Eppure, non pochi habitat naturali italiani si presentano in condizioni alquanto critiche. Perchè? E’ la grande palestra ideale italiana che fa, come si dice a Napoli, “Ogni testa è un tribunale” e i pareri, i distinguo, i giudizi evanescenti e sostanziali si sprecano in merito ai parchi naturali. Ma non fare è peggio del fare memori che ogni movimento genera attrito, ci insegna la fisica.
Silone scriveva che conservare può significare immiserire, trasformare può significare distruzione. Ma planando sul nostrano parco naturale del natio Matese i circa 30 comuni che ne fanno parte sono interessati a vedere lo sviluppo del proprio territorio. Certo che non è affatto facile operare per una illuminata selezione delle aree A, B e C che ogni comune fa delle proprie aree territoriali “zonizzazione” è il termine tecnico, e stabilire dove conservare soprattutto, dove innovare anche in parte e dove innovare di più.
A Letino poi una tale selezione diventa meno facile anche per il mito del suo piccolo ma significate fiume, il Lete al quale l’Avv. Luigi Cimino ha dedicato uno dei suoi saggi e don Antonio Gallinaro ha donato alla parrocchia San Giovanni Battista di Letino una sua poesia che cità il mito del Lete. Letino e Gallo Matese sono i due comuni più in alto dei monti del Matese casertano e il loro paesaggio maturale è incantevole, ma anche la povertà economica o miseria non scherza e oltre il 50% della loro popolazione è emigrata in Argentina, Canada e nord Italia ed Europa.
Gallo Matese ancora più di Letino ha assistito impotente alla emigrazione di massa anche per la sottrazione di terreni fertili della pianura da destinare a lago nei primi anni Settanta. Anche Ciorlano ha il primato dei 17 comuni del parco naturale del Matese casertano e della Comunità Montana Matese, di riduzione della sua popolazione.
Dei comuni molisani del parco naturale nazionale del Matese, Roccamandolfi è quello più in alto, confina con Letino, Gallo Matese e San Gregorio Matese, e ha il primato dell’esodo della sua popolazione che era 4 volte più numerosa di oggi, che sfiora i 1000 residenti, solo 50 anni fa.
Dei comuni beneventani del parco il più alto ed anche poco abitato è Pietraroja il cui territorio ha i famosi fossili ammirati dai paleontologi di tutto il globo e visitati da scolaresche soprattutto. Uno dei luoghi meravigliosi e sorprendenti nonché più suggestivi e incantevoli del Parco del Matese sono le Forre di Lavello. Sono gole, formatesi per l’azione erosiva dell’acqua, e si trovano tra i monti Erbano e Cigno, sulla strada che collega Cerreto Sannita a Cusano Mutri, lungo il piccolo fiume Titerno, affluente del Volturno, che affluisce nello storico Volturno. Il corso d’acqua ha creato un canyon di spettacolare bellezza tra le rocce calcaree, visitabile attraverso un sentiero che ripercorre un’antica mulattiera di epoca sannitica. Sempre nel territorio di Cusano Mutri in un tragitto di circa 2 chilometri, si trovano anche altre perle che questo parco custodisce gelosamente: la Grotta delle Fate, il Ponte del Mulino, il Muraglione, la Caverna dell’Elefante, la Grotta delle Streghe e quella dei Briganti, oltre ad alcuni punti panoramici come il Belvedere sulla Forra. Le Forre di Lavello non sono gli unici canyon presenti all’interno del Parco del Matese. Sono ottimi luoghi da esplorare anche la Gola di Caccaviola, il canyon di Pesco Rosso e la Forra dell’Inferno.
La paleontologia e i suoi non pochi studiosi hanno rivelato che le azioni dell’antico mare, hanno reso questo territorio ricco di fossili rinvenuti in rocce scistose come quelli del sito geo-paleontologico di Pietraroja (Benevento): qui si possono ammirare reperti fossili di vertebrati (pesci, rettili, anfibi) e anche un esemplare di un dinosauro carnivoro, antenato dei Velociraptor, della specie Scipionix samniticus di oltre 110 milioni di anni. Il nome si rifà allo studiosi Scipione presente alla corte dei Borboni e primo autore della Geografia fisica della Campania. Senza ombra di dubbio il Lago Matese rappresenta il fiore all’occhiello dell’intero parco naturale del Matese, che tutti i campani e molisani conoscono bene con scampagnate quasi obbligatorie di ferragosto. Uno dei primi studiosi del Matese e del lago suddetto fu Giuseppe Volpe, prof. di storia naturale del liceo sannitico di Campobasso, che scrisse l’Origine del Matese, sia pure con una visione oggi superata dalla geologia. Un suo corregionale e precedente fu Nicola Pilla di Venafro che descrisse per primo le rocce di monte Miletto. Tra i primi appassionati di fossili di Pietraroja ricordo il prof. Dante Bruno Marrocco che ce li illustrava dall’alto di Civita di Cusano Mutri mentre eravamo in campeggio a Capodicampo e andati a piedi per il vallone cusanaro fino a Bocca della Selva e Civita suddetta con bel panorama sull’anfieteatro carsico di Cusano Mutri, cittadina sannitica col nome Cossa, che uno scriptorum loci, Vito e Antoni, invece, fa derivare il nome da “sedere sano” (per non dire altro) a seguito della umiliazione subita da due legioni romane nel 321 a.C. a seguito dell’imboscata della Forche Caudine!
Poco tempo fa ricorreva la giornata mondiale della biodiversità, ed è paradossale che si debba ancora chiedere l’istituzione di un’area protetta, attesa da oltre trent’anni e istituita definitivamente con legge dello Stato nel 2017, ma ancora ferma al palo”. Con queste parole Mariateresa Imparato ed Andrea De Marco, rispettivamente presidenti di Legambiente Campania e Molise commentano la mancata istituzione del Parco nazionale del Matese. Secondo l’associazione, la causa va ricercata nelle “inadempienze delle due Regioni, in particolare della Campania, considerato che il Molise, anche se molto lentamente rispetto a quanto necessario pare aver concluso la sua perimetrazione da tempo”.
“Un Parco sospeso a causa dei forti ritardi della Regione Campania – osservano Imparato e De Marco – che continua a non avere una strategia complessiva sulle aree protette rallentando fortemente anche l’istituzione del Parco nazionale del Matese. Il fatto che invece la Regione Molise abbia concluso il suo lavoro – aggiungono – non significa che possa ritenerlo concluso, anche perché senza la chiusura della perimetrazione sul versante campano è solamente un mero esercizio di stile. Auspichiamo che il governatore del Molise, Francesco Roberti, si adoperi per fare pressione sulla Regione Campania affinché si metta fine a questo tira e molla, mettendo da parte le pressioni che le lobby ancora contrarie al Parco nazionale continuano a svolgere sulla sua giunta”.
A me sembra interessante notare come a Sinistra dei partiti attuali ci sia più interesse per il parco ma anche più animosità nel”bisticciare” tra la sinistra campana e molisana e Legambiente debba “ricorrere” ad auspicare al partito non di sinistra che governa in Molise, di intervenire sulla sinistra Campania! Ricordo decine d’anni fa Legambiente di Bojano guidata dal Geometra Cinque noto socialista locale, come pure il discorso in piazza Roma tenuto dall’Onorevole del PCI, Milva Boselli, biologa padovana, parlare del Parco del Matese e suppongo che fosse la rima volta che lo vedeva anzi lo intravvedeva e solo per la parte molisana che era durante il tramonto!