BAIA E LATINA. Omicidio Cantile: presi i killer. Si tratta di un 56enne di San Marcellino, Arturo Pellegrino, e di suo figlio Vittorio, 33enne.
A freddare Cantile, con due colpi di pistola al volto, quando questi era appena salito a bordo della propria autovettura, una Fiat Bravo di colore scuro (nella foto) e si accingeva a recarsi al lavoro è stato Pellegrino Arturo, che poi si è dileguato a bordo di una Lancia Y guidata dal figlio Vittorio.
Al termine di serrate indagini i carabinieri del Reparto Operativo di Caserta e quelli della Compagnia di Capua hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dal P.M. della DDA di Napoli dott.ssa Gloria SANSEVERINO, nei confronti di PELLEGRINO Arturo cl. 57, di San Marcellino, affiliato clan dei “casalesi”- fazione riconducibile al boss Papa Giuseppe, in atto sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e del figlio Pellegrino Vittorio cl. 80. A carico dei due gli inquirenti hanno raccolto gravi ed inconfutabili indizi di colpevolezza in merito all’efferato delitto. Secondo la ricostruzione dei militari dell’Arma, corroborata da riscontri di Polizia Giudiziaria e da elementi talmente incontrovertibili da convincere i due a rendere piena confessione davanti al magistrato, a freddare il CANTILE, con due colpi di Pistola cal. 7,65 al volto, quando questi era appena salito a bordo della propria autovettura e si accingeva a recarsi al lavoro è stato PELLEGRINO Arturo, che immediatamente dopo l’azione di fuoco si è dileguato a bordo dell’auto Lancia Y, guidata dal figlio Vittorio. L’azione delittuosa, scaturita all’interno dello stesso gruppo criminale (vittima e carnefice facevano parte dello stesso sodalizio criminale facente capo a PAPA Giuseppe – in carcere al regime duro – 41 ord.pen. –, egemone nell’alto Casertano), va ricondotta alla volontà della vittima di escludere il PELLEGRINO Arturo dalla divisione dei proventi delle illecite attività e dall’allontanarlo dal territorio d’influenza. I due, rientrati nei pressi delle loro abitazioni, avevano ripreso le loro normali attività e, per evitare riconoscimenti, avevano anche fatto lavare e ripulire l’autovettura, che è stata rinvenuta e sottoposta a sequestro. L’arma utilizzata per l’efferato omicidio, al momento non è stata rinvenuta. I due sono stati associati al carcere di Santa Maria Capua Vetere a disposizione della magistratura.