SAN POTITO SANNITICO / MACCHIA D’ISERNIA / MONTERODUNI. Parco del Matese fermo al palo, Legambiente: “persi oltre dieci milioni”.

In questi ultimi cinque anni caratterizzati da discussioni infinite, il territorio matesino ha perso oltre 10 milioni di risorse dirette messe a disposizione

Oltre ai Comuni della Provincia di Caserta e di Benevento, rientrerebbero nell’ambito dell’Ente Parco del Matese ben 17 Comuni del molisano, di cui 7 della provincia di Campobasso (Bojano, Campochiaro, Colle d’Anchise, Guardiaregia, San Massimo, San Polo Matese, Sepino),e 10 nella provincia di Isernia (Castelpetroso, Castelpizzuto, Isernia, Longano, Macchia d’Isernia, Monteroduni, Pettoranello del Molise, Roccamandolfi, Santa Maria del Molise, Sant’Agapito).

«È paradossale che si debba ancora chiedere l’istituzione di un’area protetta, attesa da oltre 30 anni, istituita con legge dello Stato nel 2017 ma ancora ferma al palo».

I presidenti di Legambiente Campania e Molise, Mariateresa Imparato e Andrea De Marco, chiedono al ministero dell’Ambiente di chiudere finalmente la perimetrazione del Parco nazionale del Matese e denunciano, in occasione della Giornata mondiale della biodiversità che ricorre oggi, i danni che i ritardi nella concreta istituzione dell’area protetta hanno prodotto per la zona.

Legambiente punta il dito sulle inadempienze delle due Regioni, in particolare la Campania che non ha ancora concluso la sua perimetrazione (il Molise anche se lentamente sì). «Un parco sospeso a causa dei forti ritardi della Regione Campania che continua a non avere una strategia complessiva sulle aree protette rallentando fortemente anche l’istituzione del Parco nazionale del Matese. Il fatto che invece la Regione Molise abbia concluso il suo lavoro – commentano Imparato e De Marco – non significa che possa ritenerlo concluso, anche perché senza la chiusura della perimetrazione sul versante campano è solamente un mero esercizio di stile.

Auspichiamo che il presidente Roberti si adoperi per fare pressione sulla Regione Campania affinché si metta fine a questo tira e molla, mettendo da parte le pressioni che le lobby ancora contrarie al Parco nazionale continuano a svolgere sulla sua giunta».

I ritardi, sostiene quindi Legambiente, «comportano la perdita di ingenti risorse economiche, basti pensare che la legge istitutiva del Parco nazionale del Matese finanziava il primo avvio dell’area protetta per 300mila euro per il 2018 e 2 milioni di euro a partire dal 2019. In questi ultimi cinque anni caratterizzati da discussioni infinite, il territorio matesino ha perso oltre 10 milioni di risorse dirette messe a disposizione dal Mase per la gestione ordinaria, ma anche la possibilità di partecipare ai bandi dedicati ai Parchi nazionali (dal Pnrr al progetto Parchi per il Clima, eccetera). Oltre al danno economico, per territori che avrebbero grande bisogno di tali risorse, possiamo parlare di un grave danno alla biodiversità di un’area molto importante per la lotta alla crisi climatica grazie a tutti i servizi ecosistemici che mette a disposizione della collettività. Basti pensare solamente a quanti cittadini si servono dell’acqua che sgorga dalle sorgenti matesine per gli usi civili, industriali e agricoli».

Il consigliere regionale 5s Roberto Gravina ha annunciato sul punto una iniziativa parlamentare. «Riteniamo sia necessario presentare, come faremo in accordo con l’onorevole del Movimento 5 stelle Ilaria Fontana, un’interrogazione parlamentare per chiedere direttamente al Governo Meloni cosa si sta facendo e cosa si ha intenzione di fare per tutelare la biodiversità nel Matese».

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