PIEDIMONTE MATESE / ALIFE. Cristo si è fermato a Eboli e… Sangiuliano si è fermato a Piedimonte: al Ministro della Cultura non fatto conoscere l’immenso patrimonio storico – archeologico della città romana.

Forse al Ministro Sangiuliano non è stato fatto sapere dell’immenso patrimonio storico – archeologico che possiede la città di Alife. Certamente tappa alifana non organizzata, ma chi doveva curarsene??? La visita ad un “Museo Civico” e non ad un “Museo Nazionale”?

“Cristo si è fermato a Eboli” è un celeberrimo romanzo autobiografico scritto da Carlo Levi sul finire del 1943 e racconta la scoperta di una diversa civiltà: quella dei contadini del Mezzogiorno d’Italia. Nelle intenzioni di Levi il titolo della sua famosa opera,Cristo si è fermato ad Eboli appunto, voleva significare come la Chiesa si fosse fermata ad Eboli, ridente cittadina del salernitano, e che doveva, e poteva, essere invece l’unica promotrice dell’emancipazione e del riscatto delle plebi meridionali; aveva, al contrario, tradito i poveri contadini del Sud.

Dal romanzo omonimo di Carlo Levi, interpretato da Gian Maria Volonté, anche un famoso film del 1979 diretto da Francesco Rosi: Cristo si è fermato a Eboli“.

Beh ieri, dopo una breve visita a Prata Sannita per la inaugurazione di una scuola, è giunto anche a Piedimonte Matese un Ministro dell’attuale governo, il napoletano Gennaro Sangiuliano, accolto da autorità politiche e da un caloroso pubblico: il 62enne componente l’esecutivo nazionale Meloni è dal 22 ottobre 2022 Ministro della Cultura.

Visita ed accoglienza al Museo Civico “Marrocco” nel quartiere San Domenico, dove Sangiuliano ha potuto visitare i “reperti” presenti nella struttura piedimontese.

Ma Alife??? Forse al Ministro Sangiuliano non è stato fatto sapere dell’immenso patrimonio storico – archeologico che possiede la città di Alife. Certamente tappa alifana non organizzata ma chi doveva curarsene??? La visita ad un “Museo Civico” e non la visita ad un “Museo Nazionale”?

Già da Plinio il Vecchio (che poi era Gaio Plinio Secondo), dai primi anni dopo Cristo, si elencavano gli Alifani fra le popolazioni discendenti dagli Osci. La città sembra che in origine fosse chiamata “Allibo” (nel significato di “olio” per la presenza dei numerosi uliveti che ancora oggi ne caratterizzano il paesaggio) e, intorno al 380-350 sempre a.C., sembra che coniasse moneta propria (due esemplari sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli).

Nel 326 a.C. la città di Alife enne conquistata e distrutta dai Romani. Sullo stesso luogo venne poi eretto un nuovo centro, “Allifae”, nominato municipio “sine suffragium” (senza diritto di voto) nel 307 a.C. e poi successivamente cittadina romana a tutti gli effetti.

Ma vogliamo parlare della cinta muraria (I sec. a.C.), delle quattro porte (Porta Napoli, Porta Piedimonte, Porta Roma, Porta Volturno), dell’impianto stradale (il Decumano Massimo e Cardine Massimo) ricalcante quello romano, e dell’area del foro e quella dell’anfiteatro, dove si narrano di giochi gladiatori e di caccia alle belve, i mausolei di Madonna delle Grazie e Torrione. I resti di terme sotto la Cattedrale. Ed i resti, di recente venuti alla luce, di alcune “tabernae” al di sotto dell’attuale Ufficio Postale. Le antichissime tombe portate alla luce nella necropoli in località Conca d’Oro. Nella vicina villa comunale sono esposti cippi funerari e resti di un impluvio di una domus romana. Il criptoportico (nel centro storico del paese) ed il mausoleo degli Acili Glabrioni, nei pressi del Municipio. Quest’ultimo è un mausoleo funebre, databile I secolo d.C., il cui proprietario è rimasto sconosciuto, anche se alcuni storici lo attribuiscono alla famiglia Acilii Glabriones.

Ma la città di Alife ha, soprattutto, un Museo, e tale Museo, denominato, Museo archeologico nazionale dell’antica Allifae, è appunto un Museo a rilevanza nazionale (aperto tutti i giorni dalle ore 8:30 alle 19:30). La struttura è uno dei musei territoriali realizzati per conoscere e valorizzare l’immenso patrimonio storico-archeologico dell’area, quindi contribuendo a rivitalizzare, anche dal punto di vista socio-economico e culturale, uno dei significativi centri della Campania interna. Le innumerevoli raccolte presenti al suo interno testimoniano la storia e la cultura delle popolazioni che abitarono nell’antichità il territorio del Matese-casertano, dalla preistoria all’epoca romana. L’allestimento presenta numerosi reperti – armi e strumenti litici, ma anche vasellame ceramico e vitreo, oggetti in metallo – distinti per contesti cronologici e territoriali (monte Cila, Roccavecchia di Pratella, materiali provenienti da necropoli), illustrati con pannelli esplicativi corredati di documentazione grafica e fotografica. E’ esposto anche parte di un affresco in IV stile proveniente da una domus romana lungo il decumanus maximus della città antica.

In una sala sottostante sono stati collocati anche frammenti di pavimenti a mosaico con decorazioni geometriche bianco-nere databili tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C. asportati da altre case della città antica. Questi reperti costituiscono altrettante testimonianze della fase romana della colonia, che insieme alle sculture, alle iscrizioni e ad altri oggetti, provenienti dalle recenti indagini eseguite nel centro urbano di Alife e nel territorio circostante, saranno inseriti nella sezione relativa al periodo romano nel progetto di ampliamento del museo.

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