Piedimonte Matese. 1.055.000 euro per la messa in sicurezza della strada Monte Muto e del Campanile di San Pasquale: il progetto è della Comunità Montana del Matese.

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LA STORIA DELLA NASCITA DEL SANTUARIO. Dal 1436 quando un pastore del luogo ritrovò la sua pecorella smarrita inginocchiata davanti l’immagine della Vergine Maria fino alla costruzione ultima eretta dai francescani guidati dal Provinciale P. Giovanni di S. Maria con Giovan Giuseppe della Croce, passando per il Rinascimento e la bolla papale di Innocenzo VIII.

Lavori di messa in sicurezza della strada Monte Muto e del Campanile del Santuario di Santa Maria Occorrevole: interviene la Comunità Montaza “Zona del Matese”.  La Giunta esecutive dell’ente, guidato dal Presidente Fabrizio Pepe, ha dato via libera al progetto di cui sopra per un importo complessivo dei lavori pari ad un milione e 55mila euro. Nei dettagli, l’importo dei lavori a base della gara sono per 791mila euro, oneri per la sicurezza per 329mila euro, quindi spese tecniche, collaudi ed Iva per un totale, appunto pari ad un milione e 55mila euro. La Comunità Montana del matese, quale soggetto di programmazione e gestione del territorio montano, nonché realizzatore di una politica promozionale e di intervento può essere impegnato, unitamente alla collaborazione dei cittadini, delle forze politiche, sindacali, culturali ed economiche operanti sul territorio, in un ruolo particolare e trainante non solo per la divulgazione e la conoscenza dell’habitat naturale del comprensorio comunitario, ma anche e soprattutto per la capacità di colloquiare ed interagire con la cittadinanza utilizzando la collaborazione con istituzioni e personalità, pubbliche e private, che in qualche modo concorrono a determinare comunque migliori condizioni sociali per i cittadini comprensoriali. Da qui l’idea di intervenire, attraverso apposita gara e relativo finanziamento a chiedersi, per la messa insicurezza della strada che porta al Santuario e del Campanile stesso. Il Santuario di S. Maria Occorrevole risulta legato ad una tradizione popolare che vuole che, in un sabato di Quaresima del 1436, un pastore del luogo ritrovò la sua pecorella smarrita inginocchiata davanti all’immagine della Vergine, dipinta su un muro; una volta che la notizia si diffuse per il paese una folla di fedeli e curiosi salì sulle balze del Monte Muto decidendo, di lì a poco, di erigere un tempio alla Vergine Maria; esso, in origine, risultava costituito da solo abside con l’affresco della Madonna a braccia aperte protetta dal Dio Pancreator; durante il Rinascimento all’abside fu unita la chiesa attuale e durante il ‘600 vi si aggiunsero accorgimenti architettonici in stile barocco, che furono eliminati nei restauri del 1934 ritornando, così, allo stile originario; l’ingresso possiede un lineare portale in travertino mentre, all’interno, si può notare un pregevole coro ligneo e nelle cappelle laterali i vari santi francescani: San Francesco, San Pasquale Baylon, San Giovan Giuseppe e, ancora, lapidi funerarie di nobili locali tra le quali spicca quella della famiglia Sanseverino; il vero centro di interesse rimane, però, l’abside, dichiarata Monumento Nazionale nel 1926; verso il 1450 si formò la confraternita che presto divenne proprietaria sul posto di boschi e armenti; Innocenzo VIII, con bolla del 1487 Piis fidelium votis, su richiesta di Onorato Gaetani, vi creava la cappellania: sei sacerdoti sceltidal signore di Piedimonte col consenso dell’Università abitarono in un gran fabbricato costruito negli anni 1490/95, adiacente alla chiesa, oggi detto Beneficenza; I cappellani non soddisfecero gran ché alle aspettative del pubblico e, nel 1611, vennero al loro posto i Servi di Maria, che vi durarono un anno; Tornarono i cappellani, e vi si mantennero altri sessant’anni; Finalmente i due compatroni, i Gaetani e il Comune, il 21 luglio 1674, concessero il santuario in uso perpetuo ai frati francescani alcantarini; Era stato il governatore di Capua, D. Nicolò Gascón y Altava, che in visita al duca Gaetani, avendo domandato del santuario, aveva proposto i pii religiosi spagnoli. Verso la metà di luglio accompagnati dal duca, dalle autorità locali, dai domenicani, dai carmelitani e da una grande folla di fedeli, arrivarono i primi francescani guidati dal Provinciale P. Giovanni di S. Maria, erano in dodici e tra essi già c’era il novizio Giovan Giuseppe della Croce. Chiusi nel freddo caseggiato si misero subito all’opera e dopo soli due anni passarono al nuovo convento; Il loro stile di vita era improntato sul lavoro e la preghiera e per questo rinunziarono anche alle rendite della chiesa, sicché non avevano nemmeno i soldi per pagarsi il medico; Questa vita così raccolta e piena di sacrifici, dovuta anche all’ostilità dei cappuccini presenti, li fece entrare nel cuore dei piedimontesi.

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