Donne e false accuse. I processi, quelli belli. Per un “ciao, amore di papà” finisce in Tribunale: padre assolto.

Gravissimo: può prendere la figlia a scuola il mercoledì alle 16 e invece ‘sto delinquente che fa? Va a dirle “ciao, amore di papà” il venerdì alle 8. Crimine agghiacciante, uno così deve finire alla sbarra.

I processi, quelli belli. Una bambina, figlia di genitori separati, chiede al padre se la mattina successiva può andare a scuola a salutarla. Il padre la assicura che ci sarà, vuole mantenere la promessa ma non sa che diventerà un pericolosissimo criminale da sbattere sul banco degli imputati.

La ex moglie infatti lo denuncia per aver contravvenuto alle disposizioni del giudice: il giorno e l’ora non erano quelli stabiliti in sentenza per il mortificante “diritto di visita”.

Gravissimo: può prendere la figlia a scuola il mercoledì alle 16 e invece ‘sto delinquente che fa? Va a dirle “ciao, amore di papà” il venerdì alle 8. Crimine agghiacciante, uno così deve finire alla sbarra.

Non manca infatti il solerte PM che chiede una condanna a 6 mesi di reclusione. Però le accuse, chissà perché, in giudizio non reggono. Il giudice Serena Berenato assolve il padre, un professionista siciliano, con formula piena perché “Il fatto non costituisce reato”.

Trovo singolare che sia stato incardinato un processo sulla base di accuse tanto inconsistenti quanto strumentali. Sono davvero necessari il rinvio a giudizio, l’iscrizione a ruolo, le notifiche, il deposito delle memorie e un numero imprecisato di udienze per capire che salutare una figlia non costituisce reato?

Non posso sorvolare sul delirio di possesso, per cui un saluto al di fuori degli orari stabiliti viene percepito come un abuso da perseguire penalmente, un’invasione di campo nella “proprietà” del genitore prevalente alla quale il genitore marginale non può accedere se il “proprietario” non vuole.

PS – Sono a conoscenza di centinaia e centinaia di denunce ex art. 388 cp per incontri padre-figli arbitrariamente ostacolati, o limitati nella frequenza e negli orari, o impediti del tutto. Le doglianze corali dicono che chi adotta tali comportamenti, tutt’altro che rari, non viene quasi mai chiamato a risponderne in Aula. Poi per un “ciao, amore di papà” si finisce in Tribunale. È un Paese intriso di patriarcato.

“Volevo solo salutare mia figlia”, padre assolto: Quotidiano di Gela

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