Lo scienziato, F. Faggin, in Aula I. Nievo dell’Università di Padova invitato dagli ex Alunni.

Un lustro fa, all’Università di Padova, ho sentito la conferenza del prof. Luigi Pepe, dell’Università di Ferrara, nato a Piedimonte d’Alife.

di Giuseppe Pace, prof. in pensione a Padova

Ieri, ho assistito alla conferenza universitaria nella storica aula dedicata al colto patavino garibaldino, Ippolito Nievo, di cui lessi, da giovanissimo, a Piedimonte d’Alife (oggi Matese), il bel romanzo storico “Le Memorie di un Italiano”. A introdurre la interessante conversazione dello scienziato, Federico Faggin, laureato all’Università di Padova in Fisica e migrato negli USA dove ha scoperto il microchip, ecc. è stato il Magnifico Rettore, ma anche Andrea Vinelli e Gianni Dal Pozzo, rispettivamente Presidente e Vice-Presidente dell’Associazione Alumni. Il Rettore ha sottolineato, tra l’altro, come all’Università di Padova non ci siano sufficienti Associazioni di ex studenti come questa che ha invitato il noto scienziato e ha aggiunto: “all’estero, nell’Università ci sono più sodalizi culturali simili ed attivi”. L’incontro è stata anche l’occasione non solo per incontrare il celebre Alumnus e inventore e parlare di tecnologia, consapevolezza e futuro, ma anche per presentare la sua autobiografia, “Silicio” libro venduto con autografo nel vicino e storico Caffè Pedrocchi, dove c’è stato alla fine un rinfresco per i partecipanti. Ho frequentato, all’Università di Padova nel 1983 “Ecologia Umana Internazionale” e nel 1994 “Ingegneria del Territorio”, due validi corsi di perfezionamento posta laurea, conseguita alla Federico II di Napoli. Attualmente, il relatore di ieri si occupa della Fondazione Federico ed Elvia Faggin, che fa ricerca sulla consapevolezza in campo scientifico, indagando la natura della coscienza con l’ambizione di estendere il metodo scientifico per esplorare la mente. “Ho iniziato perché per anni ho pensato di poter trovare un computer consapevole”, ha raccontato. “Poi ho capito che è impossibile, l’uomo non è una macchina che può essere replicata da un computer”.Tutti lo conoscono come padre del microchip, l’Intel 4004 ritenuto il primo microprocessore nella storia dell’informatica. Federico Faggin, classe 1941, di Vicenza e negli USA dal 1968, è stato ospite all’Istituto Italiano di Cultura di New York nell’ambito del secondo appuntamento della sere “Italian Creators of our Time”. Una storia di eccellenza italiana nel mondo, e di innovazioni che hanno rivoluzionato le nostre vite: perché, dopo il microchip, a Faggin e a una delle sue startup, Synoptics, si devono i primi Touchpad e Touchscreen, oggi realtà imprescindibile. Non solo: nel 2009 ha ricevuto, dalle mani dell’allora presidente Barack Obama, la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l’Innovazione. Faggin ha risposto a diverse domande dei presenti come la fuga dei giovani laureati all’estero. Parlando dell’Italia, Faggin ha risposto che qua i giovani svegli danno fastidio, negli Usa vengono premiati. In America disse che alcuni giovani si stanno svegliando, magari dopo aver visitato al Silicon Valley”. Restano, però, gli ostacoli di sempre: in primis, inefficienza e burocrazia, tasse eccessive e immobilismo: la “volontà di cambiamento”, insomma, è ancora lontana. Ma vediamo altre domande e risposte. Lei era ormai un uomo ricco.«Vendetti la Zilog e fondai altre start up. Avevo guadagnato abbastanza da smettere di lavorare, ma il mio motore non sono i soldi. Nel 1986 cominciai a interessarmi di intelligenza artificiale utilizzando le reti neurali. Dicevano che erano stupidaggini, fantascienza. Nel frattempo, però, dentro di me stava accadendo qualcosa. In base ai parametri sociali dominanti, avevo raggiunto tutto ciò che occorreva per essere felici. Invece ero più insoddisfatto di quando avevo cominciato. Avevo contribuito a creare macchine che, secondo la vulgata comune, prima o poi avrebbero fatto meglio dell’uomo. Ma proprio questo materialismo, secondo il quale tutto si risolve sul mercato, mi sospingeva in una profonda crisi». Non credo che la Fisica potesse venirle in soccorso. Forse la filosofia di suo padre? «Sbaglia. Da allora, grazie alla Fisica quantistica, ho aperto gli occhi, ho avuto come un risveglio. Con mia moglie ho creato una fondazione che si occupa della natura della “consapevolezza”. E non credo si tratti di un problema filosofico. Studiando le neuroscienze mi sono convinto che nessun segnale elettrico potrà mai generare emozioni. Quindi, al contrario di quanto sostiene la maggioranza degli scienziati, sono certo che il computer non potrà mai essere consapevole». Cos’è la consapevolezza? «Il mondo che osserva se stesso. La natura della consapevolezza è qualcosa di assolutamente straordinario. Ne hanno capito di più i mistici degli scienziati, ma solo perché questi ultimi hanno cominciato a pensare come macchine, e il mondo interiore controlla il comportamento esteriore. Ecco il dramma del nostro tempo: se ci convinciamo di essere macchine finiremo per diventare macchine, riducendo l’universo a formule matematiche senza senso». Lei cerca di smontare ciò che ha contribuito a costruire. Si sta forse rivolgendo più alla religione che alla scienza? «Non intendo sostituire dogmi con altri dogmi, voglio solo esplorare, con metodo scientifico, una verità più vasta, quella spirituale, ancora sconosciuta perché la scienza sostiene non sia di sua competenza». F. Faggin parla in modo calmo, e con la dolcezza di non meravigliarsi a qualunque domanda rivoltagli, dà sempre una spiegazione circostanziata e mai banale. L’Università di Padova è tra i top 20 atenei al mondo per sostenibilità „L’ateneo patavino è 16esimo al mondo nel nuovo ranking elaborato da Times Higher Education, volto a misurare l’impatto sulla società delle università, sulla base degli sforzi fatti da quest’ultime verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU“. L’Università di Padova scala 15 posizioni nella classifica mondiale degli atenei arrivando al 234esimo posto su scala globale ed entrando per la prima volta tra le migliori 100 università d’Europa (99esimo posto). L’Ateneo conferma così un trend in crescita, che l’ha visto passare nelle ultime quattro edizioni del ranking dal 338esim al 234esimo posto su scala globale. „R. Rizzuto, Rettore dell’Università di Padova, non può che essere soddisfatto: «Anche quest’anno il QS World University World Ranking premia l’Università di Padova. Un buon risultato che conferma il trend di crescita, quello che ci ha visti risalire di oltre cento posizioni in quattro anni, posizionandoci nel top 25% degli atenei mondiali e fra i primi cento europei. Continueremo a lavorare per soddisfare sempre meglio i parametri di una classifica che viene seguita da studenti e atenei internazionali per definire mete di studio e partnership. Dopo l’ottima valutazione ottenuta “in casa”, con la qualità d’ateneo certificata dal voto eccellente dell’Anvur, frutto di una profonda e dettagliata analisi, continuiamo a crescere anche sullo scenario internazionale, in particolar modo in una classifica con indicatori che tradizionalmente non premiano gli atenei italiani».“L’agenzia QS elabora il proprio ranking, in cui rientrano le migliori 1.000 tra le oltre 18.000 università nel mondo, sulla base di 6 macro-indicatori: La reputazione accademica, che valuta il riconoscimento di un ateneo nella comunità scientifica internazionale; La reputazione presso i datori di lavoro, che considera la qualità dei laureati usciti dalle varie università; Le citazioni che misurano l’impatto della produzione scientifica;Il rapporto docenti-studenti come misura della qualità della didattica; Il grado di internazionalizzazione del corpo docente. Il grado di internazionalizzazione degli studenti. „Il professor G. Vidotto, coordinatore della commissione ranking e bilancio sociale, commenta: «Questo eccellente risultato premia gli importanti sforzi compiuti dall’Ateneo nelle diverse aree dello sviluppo sostenibile, nella consapevolezza che è compito anche dell’Università contribuire alla creazione di nuovi modelli di sviluppo sociale, culturale, scientifico-tecnologico ed economico. Un impegno che l’Ateneo ha fatto proprio con l’avvio del progetto “UniPadova Sostenibile” e la redazione della “Carta degli impegni di sostenibilità 2018 – 2022” che recepisce l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, mettendo a sistema politiche e attività già in essere nei diversi ambiti della sostenibilità e promuovendo al proprio interno, a tutti i livelli e in tutti i contesti, il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità da essa dettati, in un’ottica di inclusione e valorizzazione delle differenze».“Un risultato storico: l’Università di Padova tra i top 20 atenei al mondo per sostenibilità „L’Università di Padova si è piazzata 16a a livello globale nell’Impact Ranking complessivo, elaborato sulla base dei risultati ottenuti con riferimento all’obiettivo 17 dell’ONU (“modalità di attuazione e partnership per il perseguimento degli SDG”), considerato come prerequisito indispensabile per la partecipazione al ranking, e dei migliori tre risultati ottenuti con riferimento agli altri SDG. In questo senso, l’Ateneo Patavino è risultato il 7° al mondo verso il perseguimento del quarto obiettivo ONU (“Istruzione di Qualità”), volto a fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva e a garantire opportunità di apprendimento per tutti. Sul risultato ha influito in particolare la capacità dell’Ateneo di attrarre studenti senza precedenti laureati in famiglia (“first generation students”), forte dello spirito inclusivo che da sempre lo caratterizza e che, più in generale, contraddistingue l’intero sistema italiano dell’Alta Formazione. Un altro eccellente risultato è stato ottenuto con riferimento al quinto obiettivo ONU (“Parità di Genere”), che mira a superare la disuguaglianza di genere, ritenuta uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile, alla crescita economica e alla riduzione della povertà. Verso questo obiettivo l’Università di Padova si è posizionata 13a al mondo, forte delle azioni intraprese in tale ambito negli ultimi anni, tra cui l’istituzione di un prorettorato alle relazioni culturali, sociali e di genere, la redazione del Bilancio di Genere e lo sviluppo di progetti e iniziative volti a sostenere le pari opportunità tra uomini e donne in tutte le sfere della vita accademica: dalla popolazione studentesca al personale docente e tecnico amministrativo, ai rapporti con la società. Un ottimo risultato è stato ottenuto anche nell’ambito del terzo obiettivo ONU (“Salute e Benessere”), dove l’Università di Padova si è piazzata al 37° posto mondiale, grazie all’impegno profuso a favore della salute pubblica. L’Ateneo è risultato, infine, tra i primi 50 al mondo anche per l’obiettivo 9 (“Industria, innovazione e infrastrutture”) volto a favorire investimenti in infrastrutture sostenibili e nella ricerca scientifica per una maggiore adozione di tecnologie pulite e rispettose dell’ambiente. L’Università di Padova è familiare ai padovani, come scriveva il prof. Diego Valeri, nativo di Piove di Sacco. Non è come altre sedi accademiche imponenti e forse più scostanti. Eppure tra le sue mura e portoni familiari si celano storiche eccellenze mondiali, innumerevoli in tutte le discipline del sapere, speriamo anche della Consapevolezza tanto ricercata dallo scienziato italiano Federico Faggin. In questa Università hanno insegnato anche alcuni personaggi del Sannio, di Cusano Mutri per l’Astronomia e Agnone per l’Igiene, ne fu valido direttore d’Istituto. Il Sannita Giuseppe Cassella, nato a Cusano Mutri (BN), all’Università di Padova gli fu offerta la cattedra di matematica. Inizialmente indeciso, poiché voleva continuare il suo viaggio verso l’Inghilterra, alla fine si convinse ad accettare l’incarico. Giunta voce del suo successo a Padova, il governo di Napoli nel 1786 lo invitò a fare ritorno in patria in cambio di generose promesse. Casella, conteso tra le due città, decise alla fine di tornare in patria. Fu accolto di nuovo a Napoli dove ricevette la cattedra di Astronomia nel Real Collegio della Marina, quella di Meccanica nel Real Collegio di Artiglieria, e venne nominato pubblico professore di Astronomia nella Regia Università degli Studi. Un lustro fa, all’Università di Padova, ho sentito la conferenza del prof. Luigi Pepe, dell’Università di Ferrara, nato a Piedimonte d’Alife. Della pacata conferenza di Federico Faggin, di ieri, ho apprezzato molto sia la precisazione che le particelle subatomiche non le abbiamo ancora viste, ma esistono concettualmente, sia la relazione tra quanti di energia e biologia che il relatore indaga con spirito innovativo. Ma ciò che è nei suoi obiettivi è lo studio della Consapevolezza come una sorta di sperimentazione come analogamente facevano gli scienziati del passato nel teatro anatomico dell’Università di Padova, primo al mondo.

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