PIEDIMONTE MATESE / PRATELLA. Acque del Matese: lo sviluppo ambientale con 20 interventi per il settore idrico entro il 2024.

Il Lago Matese, la foce del Volturno, l’oasi francescana di San Pasquale di Piedimonte Matese, Castelmontone, Monte Miletto e Monte Gallinola, il Piano Laghetti dell’ANBI…

di Giuseppe Pace

In questa estate più calda delle precedenti l’essenzialità dell’acqua appare più evidente ai singoli e alle istituzioni municipali e sovracomunali. In questi giorni la nota associazione ambientalista Legambiente ci rassicura della qualità di 4 laghi campani tra cui il Lago Matese nonché la foce del Volturno. La Goletta dei laghi 2022 dell’associazione citata ha monitorato i laghi d’Averno, Patria, Fusaro e Matese con analisi microbiologiche delle rive.

Possiamo stare tranquilli dunque anche se chi è deputato alle analisi ufficiali è lo Stato e non Legambiante mediante volontari e rappresentanti associativi, tra altri, G. Sabatino (presidente Riserva naturale foci del Volturno).  Bisogna anche confidare nella legge regionale campana n.5/2019che prevede i contratti di lago. Fa piacere sapere che le analisi effettuate sul Lago Matese tra il 26 giugno e l’11 luglio riportano i parametri d’Igiene entro i limiti di legge, che confermano i risultati positivi degli ultimi ann, come previsto dal Dlgs 116/2008 e Decreto attuativo del 30 marzo 2010. I parametri misurati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) che risultano inquinanti solo se almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto e fortemente inquinanti quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. Ricordo che fece scalpore anni fa la trasmissione televisiva,che informò dell’iquinamento del lago di Gallo Matese, subito messa in discussione dal Sindaco di Letino, responsabile del controllo della discarica a cielo aperto vicino al fiume Sava in località Piscupanni. La montagna del Matese era considerata sacra dai Sanniti che vi veneravano una Dea che danzando sulle nuvole favoriva le piogge estive invocate dai cittadini di Bovianum Vetus-attuale Bojano- di Alife, Venafro, Cusano Mutri o Cossa, tanto cara a Vito Antonio Maturo, scriptorum loci cusanese doc. A giorni a Sepino il Sindaco coordinerà un convegno “Parlano i Sanniti”. Spero che parlino oltre del bel romanzo”Vitelio”scritto da Nicola Mastronardi di Agnone, pure di acque utilizzate dai Sanniti-Pentri, più numerosi dei Caudini, Frentani, Irpini e Caraceni.

A Bojano il 15 agosto assisterò, come da mezzo secolo circa, ala benedizione dell’Acqua alla sorgente bifernina di Santa Maria dei Rivoli. La cristianità assorbi le divinità Sannite e Romane, che erano politeisti e le adattò al nuovo verbo fattosi carne. Tutto ciò per ribadire che il Matese non è secondario alla storia civile e religiosa e all’importanza da dare alla sostanza acqua con la nota molecola composta da due atomi di idrogeno e uno d’ossigeno, che insieme ad altre molecole, alcune di ioni metallici formano la soluzione idrica di cui ci dissetiamo fino a 3 litri al giorno in questa estate supercalda. Come scritto altre volte ribadisco che per sviluppo ambientale intendo lo sviluppo di cultura e natura plasmata dall’uomo sensibile alla naturalità diffusa ma solo come bene utile anche per accrescere il suo bene-essere e non da idolatrare con mode ecologiche ecocatastrofiche che servono ad allarmare. Il Sannio nel Mezzogiorno italiano ha un notevole serbatoio d’acqua da poter meglio utilizzare per il futuro. E’ a tutti nota la gravissima siccità che ha riportato al centro del dibattito il tema della corretta gestione delle risorse idriche. In particolare si è tornati a puntare il dito contro i sistemi di approvvigionamento, storicamente carenti, che ogni anno causano ingenti perdite d’acqua. Per cercare di risolvere questo annoso problema, sono state previste delle apposite misure nel Pnrr. Tali interventi mirano a migliorare l’efficienza dell’infrastruttura idrica e a ridurre le perdite. Si cerca inoltre, attraverso alcune riforme, di incentivare un miglioramento nella governance, considerata responsabile dei mancati interventi di manutenzione che, nel tempo, hanno portato alle criticità attuali.

Il fiume storico, Volturno, con i suoi affluenti principali (Lete, Sava, Torano, Titerno, Calore, Isclero, San Bartolomeo ecc.) ha una portata media di 83 mc/sec, un bacino idrografico di 5.550 kmq e una lunghezza di 175 km. In primavera e in autunno ha frequenti piene che bisogna usare per le secche estive con minibacini e casse di colmata.  Sono 223 i progetti definitivi ed esecutivi, cioè immediatamente cantierabili, approntati da Anbi e Coldiretti nell’ambito del Piano Laghetti, che punta a realizzare 10 mila invasi medio-piccoli e multifunzionali entro il 2030, in zone collinari e di pianura. I nuovi bacini incrementeranno di oltre il 60% l’attuale capacità complessiva dei 114 serbatoi esistenti e pari a poco piCasella di testo: Vedi anche il nostro contributo per l'inchiesta di Report sul Pnrr.ù di 1 miliardo di metri cubi, contribuendo ad aumentare, in maniera significativa, la percentuale dell’11% di quantità di pioggia attualmente trattenuta al suolo. La realizzazione dei primi 223 laghetti comporterà nuova occupazione stimata in circa 16.300 unità lavorative ed un incremento di quasi 435.000 ettari nelle superfici irrigabili in tutta Italia, nel solco dell’incremento dall’autosufficienza alimentare, indicato come primario obbiettivo strategico per il Paese.

Il maggior numero di attuali progetti interessa l’Emilia Romagna (40), seguita dCasella di testo: Vedi anche Cos'è la corte dei conti e di cosa si occupa.a Toscana con 34 (per una capacità di 32 milioni e 911mila metri cubi che darebbero irrigazione a 21.940 ettari coltivati) e Veneto come evidenziato dall’emergenza idrica in atto; per quanto riguarda il CentroSud è la Calabria a vantare il maggior numero di progetti sul tappeto. L’investimento previsto per questa prima tranche del Piano Laghetti è quantificato in € 3.252.946.916,00. A corollario degli invasi, dovranno essere realizzati 337 impianti fotovoltaici galleggianti (potranno occupare fino al 30% della superficie lacustre) e 76 impianti idroelettrici, capaci di produrre complessivamente oltre 7 milioni di megawattora all’anno. “Quella attuale è la sesta emergenza siccità nei recenti 20 anni e ha già provocato danni per circa 2 miliardi all’agricoltura –precisa il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue. Servono investimenti infrastrutturali ed il Piano Laghetti è una scelta di futuro.” L’Italia è al terz’ultimo posto in Europa per investimenti nel settore idrico. Serve programmazione per uscire dalla logica dell’emergenza ed un piano di laghetti diffusi e con funzioni anche ambientali è la soluzione all’impossibilità di realizzare grandi invasi come è stato negli anni scorsi per il Sud Italia”.

“Se il Governo ha la reale volontà di realizzare almeno 20 grandi interventi infrastrutturali per il settore idrico entro il 2024, non potrà prescindere dalle progettazioni, in avanzato iter procedurale, redatte dai Consorzi di bonifica ed irrigazione. E’ un parco di soluzioni, che mettiamo a servizio del Paese” conclude per l’Anbi il Direttore Generale. Anbi ribadisce, infine, la richiesta di una struttura commissariale, che abbia l’autorità per gestire la fase dell’emergenza idrica, ricercando, nel rispetto delle normative, la compatibilità fra i diversi interessi economici e territoriali, che gravano sulla risorsa idrica. Se c’è un sistema montuoso che primeggia tra gli altri in Italia per l’acqua che racchiude nelle sue cavità carsiche, quello è il Matese, posto a confine tra Molise e Campania ed esteso oltre 1500 kmq. Il tesoro idrico che racchiude è però sottostimato e sottoutilizzato. L’acqua zampilla ancora, nonostante il caldo di quest’estate  torrida, dalle tante fontane di Roma, Venezia, Torino, Genova, Piedimonte Matese (CE) e Bojano (CB).

In quest’ultima cittadina posta ai piedi settentrionali del Matese le rive cittadine del fiume Biferno, che ha origine nel Matese, sono state ben ricostruite con muretti di pietre a secco lungo le strade con soste attrezzate non lontano dalle gustose gelaterie e bar.  A ferragosto ad una delle sorgenti del Biferno, Santa Maria dei Rivoli, molti fedeli e turisti assistono alla benedizione dell’acqua celebrata dai sacerdoti di turno. Vi ho assistito spesso perché alla bellezza scenica della liturgia della celebrazione cristiana si innesta l’estetismo rituale che si appaga, per molti, di una scrupolosa osservanza rubricale. Questa miaaffermazione però non vuole approvare l’atteggiamento opposto che confonde lasemplicità con una sciatta banalità, l’essenzialità con una ignorante superficialità, la concretezza dell’agire rituale con un esasperato funzionalismo pratico. Il mistero della benedizione rituale dell’acqua che la Chiesa stabilisce, assorbe la sacralità dei cittadini romani che vi edificano templi sopra in onore non solo a Nettuno, ma a Venere e all’amore come il caso di Bojano. Sopra alla sorgente c’è una chiesetta dedicata dai cristiani alla Madonna Prima di Costantino il Grande (grande anche come uomo senza scrupoli pur di prendere il potere con la forza su Massenzio) là vi era un tempio pagano che la scrittrice bojanese Columbro, sorella del vicesindaco ed assessore alla cultura bojanese, ha ben evidenziato. Nel mio libro Piedimonte M. e Letino tra Campania e Sannio, ho delineato non pochi aspetti dell’ambiente naturale, compreso quello idrico, e culturale del Matese tutto oltre i due comuni citati. All’oasi francescana di San Pasquale di Piedimonte Matese, invece, il vescovo patavino, Giuseppe de Lazzara, nel XVII sec., fece apparire con più evidenza l’importanza dell’acqua Essa è una molecola polimerica con il legame a idrogeno o legame della vita perché tiene unite le due eliche del DNA (acido deossiribonucleico) che sono composte dai geni che caratterizzano i nostri caratteri ereditari ed anche quelli degli altri esseri viventi.

Il pianeta Terra, terzo in ordine di distanza dalla stella Sole, potevano, con meno distrazione, chiamarlo Acqua. Ciò perchè il 71% della sua copertura è costituita dalla molecola “miracolosa” che chiamarono acqua, che un solvente di una soluzione vitale nell’equilibrio del ciclo idrosferico, regolato dai tempi lunghi delle glaciazioni e interglaciazioni. Adesso siamo nel periodo interglaciale o di ritiro dei ghiacciai, che forse stiamo accelerando con politiche non sempre accorte all’inquinamento della biosfera (luogo di atmosfera,litosferae idrosfera dove è possibile vivere). L’acqua potabile è soltanto una piccolissima parte del totale idrico terrestre. L’acqua dolce in superficie nei laghi e nei fiumi rappresenta solo una quantità irrisoria delle riserve idriche disponibili. Infatti, l’acqua dolce è distribuita tra: Ghiacciai, 68,7%, pari al 2% di tutta l’acqua presente sulla Terra; Acque sotterranee, 30,1%; Permafrost, ovvero l’acqua ghiacciata da più di 2 anni, 0,8%; Superficie e atmosfera, 0,4%. Solo il 2,5% dell’acqua sul pianeta Terra è dolce, pari a 35,2 milioni di chilometri cubi, distribuita a sua volta tra laghi, fiumi e non solo. Nello specifico, sulla Terra sono presenti vari tipi di ambienti d’acqua dolce, intesi come ecosistemi dominati da questo tipo di acqua che permette la vita a vari organismi animali e vegetali.

Del Matese, posto nel  Mezzogiorno italiano, per migliorare l’ambiente umano, può essere sviluppato l’ambiente idrico insieme a quello economico, sociale, artistico, culturale.  L’ambiente umano del Mezzogiorno e del Matese ha un reddito medio pro capite di solo la metà di quello del settentrione.  A Piedimonte Matese, la nuova Amministrazione diretta dal Sindaco o Primo Cittadino, che è un ingegnere chimico nonché imprenditore, ha proposto ed approvato a maggioranza ampia una Spa per razionalizzare la risorsa idrica del Matese. La sua partenza è irta di distinguo della vigile opposizione, che fa la sua parte prevista dalla Democrazia. Le due opposizioni puntano ad ostacolare la Spa senza costo per i cittadini e tendente a migliorare la protezione della risorsa idrica del Matese, che ha un grande serbatoio di acque, che si perde per falde idriche sotterranei oltre che per le condotte inefficienti. Tramite l’Assessore del Comune di Piedimonte Matese, Agostino Navarra, il Comune, precisa ai cittadini e alle opposizioni municipali, che nessuna comunicazione inerente la richiesta di incontro è pervenuta e chiarito in maniera inequivocabile che la delibera di consiglio inerente la creazione della Società Matese SPA, mira ad obiettivi che non prevedono in alcun modo la privatizzazione dell’acqua. È stato dichiarato inoltre, aggiunge, che questa amministrazione riconosce l’acqua come un bene indispensabile per tutti, una risorsa naturale da garantire e preservare con ogni sforzo. A tal proposito da mesi ci stiamo impegnando affinché il gran numero delle perdite della rete idrica cittadina vengano a finire non potendo più tollerare una dispersione di oltre il 50% dell’acqua immessa in rete”…Informare platealmente i cittadini piedimontesi che la maggioranza municipale vuole ”privatizzare l’acqua” suscita subito l’alzata delle barricate dei nullafacenti spesso ed anche facinorosi, che alcuni partiti mediante i loro paladini soffiano la protesta irrazionale.  Sul concetto d’ambiente (natura più cultura con il primato della seconda sulla prima da dopo la rivoluzione industriale e dall’illuminismo del XVIII sec.) poi, sussistono generalizzazioni e bufale di ogni tipo, alcune sorprendentemente campate in aria. Sul media Matese News-Informazione, ad esempio, leggo, “A Valle Agricola si vantano di “aver sospeso dei lavori per consentire alle rondini di fare le rondini”. Noi a Castelmontone siamo molto più avanti! Da una decina d’anni abbiamo bloccato alcunicantieri pubblici per consentire la nidificazione all’ARCHAEOPTERYX, un genere di dinosauro simile ad un uccello – la nota del già consigliere comunale di minoranza, Geppy Zappulo. E difatti a Valle Agricola era intervenuto sull’argomento il consigliere Beniamino Rega:“A Valle Agricola si sospendono i lavori per consentire alle rondini di fare le rondini. Altre sensibilità“.

Ma tornando al patrimonio idrico del Matese, si ribadisce che già il suo maggiore lago d’alta quota, Il lago carsico del Matese, è a 1.041 metri di quota con a nord il Monte Miletto di 2050 metri e monte Gallinola di 1923 nei territori comunali di San Gregorio M. e Castello del M.. Il lago non ha immissari, ma si riempie con acque provenienti dalle sorgenti perenni o quasi, dallo scioglimento nevoso dei monti circostanti. Nel suo bacino si raccolgono tutte le acque delle montagne circostanti, derivanti dallo scioglimento delle nevi degli alti monti, secondo la linea di displuvio, e da sorgenti, alcune delle quali sono perenni. Il lago non ha un emissario visibile e degli inghiottitoi carsici, che sono stati isolati, d’estate quasi prosciuga sia per l’acqua asportata, da un secolo circa, dall’Enel, che per la mancanza di pioggia. Per antica tradizione, ma anche perché sperimentato con indicatori chimici colorati si sa che il lago influisce, in minima parte, anche sul fiume Biferno a nord e per intero e sul fiume Torano a sud. Fino al 1920 gli inghiottitoi, tutti sulla sponda sud del lago, erano lo Scennerato, Caporale e  Bufalara. ma furono isolati con 3.600 m. di dighe. Quasi al centro della depressione lacustre esiste uno strato tufaceo vulcanico, eruttato circa 500 mila anni fa dal vulcano di Roccamonfina, misto a strati torbosi e detriti argillosi, che permette l’impermeabilità del lago. Con la scioglimento delle nevi (la canuta testa, scriveva il poeta Ludovico Paterno, con neve che la copre fino a giugno) si ha il massimo volume. L’acqua del lago è pari, mediamente, a  15 milioni di mc di volume e  il circuito lacustre è di oltre 12 km  e costeggia tra le fontane quella più copiosa d’acqua di Santa Maria, non lontana dall’agriturismo Le Falode: acronimo di tre cognomi di S. Gregorio Matese. Il lago Matese abbellisce il paesaggio montano della lunga valle di 8km e larga 2. La estensione e la profondità lacustre è variabile a seconda delle stagioni fino a raggiungere d’inverno i 6,5 kmq. La sua trasformazione avvenne nel 1923 quando vennero chiusi i vari inghiottitoi carsici con delle dighe in terra che isolarono le voragini e permisero la sopraelevazione del livello del lago da 1.008m all’altezza di 1.015m, in modo da poter immagazzinare un volume di oltre 25 milioni di mc., tuttavia la sua quantità di acqua varia con le stagioni, ed è massima durante il periodo dello scioglimento delle nevi e comunque in quello invernale, ed è minima in estate quando la sua superficie e il suo volume d’acqua sono molto ridotti. Dalla sponda meridionale del Lago Matese, l’acqua raggiunge il monte Cila mediante tunnel; all’estremo delle gallerie si è innestata una condotta forzata che dà vita alle centrali di Val Paterno e di Piedimonte Matese, alla base del Matese.  Degli altri 3 laghi esistenti sull’alto Matese si segnalano in ordine di tempo, il Lago di Letino, di Gallo Matese e di Guardiaregia. Il lago di Letino è un bacino dapprima naturale come paleocorso del fiume Lete poi artificiale, costruito nel 1911 per alimentare la centrale idroelettrica di Prata Sannita nella bassa valle del Lete, dove poco più a sud del castello medievale sta anche lo stabilimento della nota Acqua Lete. Il lago ha una superficie di 1,2 km², un volume d’acqua di 1 milione di mc e un limite massimo di invaso di 910 metri. Ilvicino lago artificiale di Gallo Matese è più esteso e capiente, le acque, in gran parte dell’affluente Sava (e dei due subaffluenti del territorio di Letino, San Pietro e Canale di Pace) vengono utilizzate per alimentare la centrale idroelettrica dell’Enel di Capriati al Volturno. Il lago ha una capacità 19 milioni di metri cubi d’acqua.

Nonostante il lago che sottrasse fertili terreni ai gallesi il paese si sta letteralmente svuotando di popolazione, meno di 500 attualmente. Ma è negli acquiferi del sottosuolo che possiamo trovare le più importanti riserve di acqua pura e di qualità, pronta all’uso per essere bevuta. Gran parte dell’acqua dolce viene utilizzata per irrigare le coltivazioni: ci vogliono 1300 litri di acqua per ottenere 1kg di grano; 3400 litri per ottenere 1kg di riso; 5000 per ottenere 1kg di formaggio; 16000 litri per ottenere 1kg di carne di manzo. Anche una normale tazzina di caffè richiede un grande quantitativo di acqua per essere prodotta dal processo di coltivazione alla lavorazione, 140 litri. Ancora oggi quasi un miliardo, degli 8 mld di persone non ha accesso all’acqua potabile. Alla resa dei conti, purtroppo solo circa l’1% dell’acqua sulla Terra è potabile, e se non provvediamo a salvaguardare le riserve idriche rimaste, si rischia di perdere un bene essenziale per l’ambiente umano soprattutto. L’acqua potabile non supera l’1% del totale e i  numeri ci fanno capire quanto sia indispensabile non sprecarla: L’intera quantità di acqua presente sulla Terra corrisponde a un volume di 1.386.000.000 km cubi. Di questa quasi il 97% è acqua salmastra. Nei laghi e nei fiumi ne troviamo 8.400.000 km cubi, mentre nei ghiacciai se ne trovano ben 29.200.000 km cubi (gran parte presenti nelle regioni polari e in Groenlandia). Dell’acqua potabile totale il 70% è bloccato nel ghiaccio e il 30% si trova a terra in forma accessibile.

L’acqua del fiume Lete è stata cantata da me in 10 canti fluviali che non pochi hanno letto e che costituiranno memoria per vincere l’oblio, come un buon libro pure può fare. Il Lete è il fiume dell’oblio, ma l’acqua conserva la memoria ancestrale che si oppone all’oblio causato dalla “Damnatio memoriae” che è una locuzione latina con il significato di “condanna della memoria”. Nel diritto romano, la damnatio memoriae era una pena consistente nella cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una determinata persona, come se essa non fosse mai esistita. Chissà se quello che tentano di fare i meridionalisti non piagnoni, di cui ho accennato ad alcuni casi, sarà cancella dagli altri, sospinti e spinti dal “poca favilla gran fiamma asseconda”? Fare subito uno sviluppo ambientale richiede non populismo, né affarismo, ma un cittadino artefice del proprio ambiente come ho delineato nel saggio Canale di Pace, Amazon,libri, it  Nel Molise sul Matese vi è il lago recente di Guardiaregia nell’alta valle del Quirino, proprio a nord di monte Mutria e quello precedente del Liscione con una distesa d’acqua di 7,5 kmq e visibile percorrendo la strada Bifernina. Il  bacino idrografico sotteso ha un’area di 1043 km² e un volume di oltre 100 mln di mc d’acqua. Il lago, di forma allungata da sud-ovest verso nord-est con un complesso di viadotti  che lo rende percorribile con superstrada, più ricco d’acqua è il vicino lago di Occhito esteso 13 kmq e con un volume di 250 mln di mc. Da annotare il Tammaro è un fiume lungo 78 km con porta. ta media di 11 mc/sec., che nasce sulla sella di Vinchiaturo tra le montagne del territorio di Sepino in contrada Castelvecchio Tappone, poco lontano dal confine con la Campania, entrando poi in Provincia di BN tra Sassinoro e Santa Croce del Sannio. Dal media Realtà Sannita del13/11/ 2021, leggo, in merito all’intervista fatta al prof. universitario Ing. V. Rosiello (che  ha  realizzato progetti di reti idriche e di captazioni sorgenti con opere connesse dislocate in Campania, Puglia e Molise, oltre a ricoprire ruoli di consulente in diversi Consorzi di Bonifica e d’ingegnere responsabile della diga di Campolattaro, la cui gestione è affidata all’Asea, Agenzia in house della Provincia di Benevento: ”ASEA è il Gestore della diga di Campolattaro, che riceve ogni anno dal Concessionario, la Provincia di Benevento, 450mila euro: cosa potrebbe fare Asea per diventare autosufficiente dal punto di vista economico?

Uno dei principali obiettivi è quello di trovare soluzioni impiantistiche incentrate sull’acqua, risorsa energetica di fondamentale importanza, capaci di rendere autosufficiente l’intera gestione della diga. Questo sarà possibile grazie alla realizzazione di impianti idroelettrici per la produzione di energia, da progettare ed eseguire in house. È un obiettivo a breve termine che consentirà l’indipendenza economico-finanziaria della gestione e, nel contempo, libererà risorse dal bilancio della Provincia di Benevento. Di che tipo di impianti parliamo, vista anche la sua consolidata esperienza acquisita nel settore dell’energia da fonti rinnovabili? Sono tre impianti idroelettrici di piccola potenza. Di questi uno, già in fase di progettazione, ed un altro la cui progettazione si avvierà a breve andranno a collocarsi in corrispondenza della diga stessa con l’utilizzazione della portata corrispondente al deflusso minimo vitale da restituire all’alveo del Tammaro a valle della diga. Un altro impianto è in dirittura d’arrivo: la progettazione prevederà la realizzazione di un intervento che riguarda l’adeguamento dell’invaso del torrente Tammarecchia, che sversa le sue acque nel lago di Campolattaro, e anche lì sarà possibile installare un mini impianto idroelettrico. L’adeguamento funzionale dell’invaso Tammarecchia consente, tra l’altro, il raggiungimento di benefici anche a valle per la sua influenza sul fiume Tammaro. Sarà inoltre effettuato l’efficientamento energetico degli edifici esistenti, fino a trasformarli in edifici ZEB, Zero Energy Building, ossia in edifici a energia zero. Si è più volte posta l’attenzione sui dipendenti dell’Asea, un organico di 19 unità. Quali compiti sono loro assegnati? Presso la Casa di guardia della diga di Campolattaro, nostra sede operativa, oltre al personale adibito all’attività di sorveglianza. Per la diga di Campolattaro, la Regione ha previsto un “Contratto di lago”. Nella fattispecie si tratta di un progetto pilota con regia regionale a medio termine.

Il progetto dovrà prevedere necessariamente il completamento di alcune opere infrastrutturali intorno all’invaso, l’attivazione di attività naturalistico-sportive e di attività ricettive, finalizzate ad una più completa valorizzazione del lago. La diga di Campolattaro, dunque, che, secondo le autorizzazioni del Registro Italiano Dighe può raccogliere in tutta sicurezza 85 milioni di metri cubi d’acqua nel suo lago di 7,8 chilometri quadrati di estensione, è una potenziale risorsa strategica per lo sviluppo socio-economico e civile del territorio del Sannio e della intera Campania. vaso di Campolattaro, erano iniziati nel 1981 e furono terminati nel 1993 per un costo complessivo di circa 270 mld di lire, di cui circa 52 mld per gli espropri che coinvolsero oltre 1.200 aziende attive nel territorio di Campolattaro e nella Piana di Morcone. La Regione Campania ora annuncia un finanziamento di 480 milioni di euro per realizzare “opere di adduzione e distribuzione delle acque del Tammaro”. Roberto Costanzo, protagonista per molti decenni della vicenda politica del Sannio e della Campania, al vertice della rappresentanza anche nazionale della Coltivatori diretti, parlamentare europeo. “Se il Governo ha la reale volontà di realizzare almeno20 grandi interventi infrastrutturali per il settore idrico entro il2024, non potrà prescindere dalle progettazioni, in avanzato iter procedurale, redatte dai Consorzi di bonifica ed irrigazione. E’ un parco di soluzioni, che mettiamo a servizio del Paese” conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di Anbi. Il maggior numero di attuali progetti interessa l’Emilia Romagna (40) seguita da Toscana e Veneto come evidenziato dall’emergenza idrica in atto; per quanto riguarda il Centro Sud è la Calabria a vantare il maggior numero di progetti sul tappeto.

L’investimento previsto per questa prima tranche del Piano Laghetti è quantificato in € 3.252.946.916,00. A corollario degli invasi, perseguendo l’altro e determinante obbiettivo strategico dell’autosufficienza energetica, dovranno essere realizzati 337 impianti fotovoltaici galleggianti (potranno occupare fino al 30% della superficie lacustre) e 76 impianti idroelettrici, capaci di produrre complessivamente oltre 7 milioni di megawattora all’anno. Sono 223 i progetti definitivi ed esecutivi, cioè immediatamente cantierabili, approntati da Anbi e Coldiretti nell’ambito del Piano Laghetti, che punta a realizzare 10.000 invasi medio-piccoli e multifunzionali entro il 2030, in zone collinari e di pianura; i nuovi bacini incrementeranno di oltre il 60% l’attuale capacità complessiva dei 114 serbatoi esistenti e pari a poco più di1 mld di metri cubi, contribuendo ad aumentare, in maniera significativa, l’11% di quantità di pioggia attualmente trattenuta al suolo. La realizzazione dei primi 223 laghetti comporterà nuova occupazione stimata in circa 16.300 unità lavorative ed un incremento di quasi 435.000 ettari nelle superfici irrigabili in tutta Italia, nel solco dell’incremento dall’autosufficienza alimentare, indicato come primario obbiettivo strategico per il Paese.

Al Congresso nazionale delle Bonifiche, occasione per i 100 anni Anbi, anche il presidente del Consorzio Bonifica di Piedimonte M.: ecco il progetto del Sannio Alifano. Investimento complessivo da 3miloni e 252mila euro. Al Congresso nazionale delle Bonifiche, occasione per i 100 anni dell’Anbi, anche il presidente del Consorzio Bonifica Sannio Alifano. Occasione è stata quella di studiare nuovi invasi per il rifornimento di risorse idriche in caso di emergenze. Anche il Sannio Alifano, con sede in Piedimonte M., sta presentando un proprio progetto, sul versante casertano, di sostegno al maxi progetto dell’implementazione Diga di Campolattaro. L’opera sul fiume Tammaro, costata alla Cassa per il Mezzogiorno 125 mln di Euro (circa 250 mld in lire 1993), oggi viene utilizzata, grazie alla Società concessionaria citata prima, solo per regolare il deflusso delle acque del Tammaro: per due volte, negli autunni del 2010 e 2015, ha imbrigliato delle vere e proprie “bombe d’acqua” da 10 milioni di metri cubi, la prima, e da 13 milioni, la seconda, che sarebbero precipitati a valle, sulla città capoluogo del Sannio; mentre, d’estate, con il cosiddetto Deflusso Minimo Vitale, ovvero il rilascio programmato della preziosa risorsa nell’alveo del Tammaro, impedisce che vada in secca il fiume Calore.  Il fiume Biferno ha una portata media di 20 mc/sec, lungo 85 chilometri da Bojano a Campomarino (CB). Nasce con più sorgenti nel comune di Bojano, una è in località Pietrecadute, a 500 m di quota, dove vi era un tempio pagano e oggi una chiesetta che a ferragosto recita il rito di benedizione dell’acqua. Il biferno si forma dall’unione di svariati corsi d’acqua provenienti dal massiccio calcareo del Matese, il principale dei quali è il fiume Calderari, ingrossandosi ancora poco dopo per la confluenza di altri numerosi torrenti sempre provenienti dai Monti del Matese, che sono un serbatoio sorprendente di un patrimonio idrico di buona qualità, dove eccelle l’Acqua Lete. Tra gli obiettivi dichiarati, anche la riduzione del water service divide (cioè la differenza nella qualità dei servizi erogati) le regioni del sud e il resto d’Italia. E’ bene informare che sono 3,95 mld di euro le risorse del Pnrr dedicate alle risorse idriche. Per quanto tali misure rappresentino certamente un passo in avanti importante, non è detto che saranno sufficienti a risolvere i problemi. Le richieste di finanziamento fin qui pervenute infatti sono molto superiori rispetto alle risorse messe a disposizione. Va sottolineato inoltre il fatto che è stata data la priorità a quei progetti che si trovano già in uno stato avanzato di progettazione, in modo da consentirne la realizzazione entro il 2026. Un criterio che però rischia di escludere altri progetti altrettanto necessari. Altro aspetto non trascurabile riguarda il fatto che se il cambiamento climatico, con l’innalzamento delle temperature, proseguirà con questi ritmi è probabile che i progetti finanziati oggi risultino già obsoleti nel giro di pochi anni. Per avere un quadro degli interventi previsti in questo settore dal Pnrr possiamo fare riferimento a una relazione della corte dei conti. Il documento individua in particolare 6 misure, di cui 4 investimenti e 2 riforme. A queste si può poi aggiungere l’investimento dedicato alle infrastrutture per il sistema irriguo. Per quanto riguarda gli investimenti economici, il più consistente è quello per le infrastrutture primarie di approvvigionamento, per cui sono stati stanziati 2 mld di euro. Questa prima linea di finanziamento mira a mettere in sicurezza l’approvvigionamento per usi civili, agricoli, industriali e ambientali. L’investimento punta in particolare a concludere le grandi opere rimaste incompiute nelle regioni del mezzogiorno. L’aggiudicazione degli appalti dedicati alle risorse idriche è prevista per il 2023. L’aggiudicazione degli appalti per questo investimento è prevista entro il terzo trimestre 2023. I progetti ammessi a finanziamento sono 124 in totale. La maggior parte di questi si localizza in Toscana (19). Seguono poi gli interventi finanziati in Sardegna (16) ed Emilia Romagna (13). A me sembra che il territorio del Sannio non sia bene considerato dal Governo nazionale. Con la razionalizzazione dell’ambiente idrico del Mezzogiorno e del Sannio che è ricco di acque sotterranee, potrebbe,invece, iniziare un nuovo sviluppo.

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