ALIFE. Dissesto finanziario, “c’erano le condizioni per evitarlo”: il punto dell’ing. Paolo Del Toro.

Con buona pace dei cittadini alifani, essi pagheranno le tasse con aliquote più alte non già per avere servizi, ma per risarcire i danni causati da decisioni e condotte discutibili da chi era preposto all’Amministrazione della cosa pubblica.

Nel mese di luglio 2018 l’Organo Straordinario di Liquidazione , nominato nel Comune di Alife ha concluso il suo mandato, pubblicando il definitivo quadro economico relativo al dissesto finanziario dichiarato dalla precedente Amministrazione comunale. La dichiarazione di dissesto ha avuto come conseguenza lo scioglimento del Consiglio Comunale, la nomina di un commissario prefettizio e la indizione di nuove elezioni. La pubblicazione dei dati definitivi porta un po’ di chiarezza in un quadro di estrema confusione. La domanda è d’obbligo: si poteva evitare il dissesto? All’epoca dei fatti oggettivamente c’era un buco nei conti ma si ignorava l’effettiva portata. Per alcuni appariva come uno tsunami di debiti, per altri, che avevano avanzato delle proposte risolutive alternative, la pur critica situazione finanziaria era gestibile senza ricorrere a misure estreme. Oggi, a leggere le cifre definitive, forse c’erano le condizioni per evitare il dissesto, ma chi poteva farlo ha preferito declinare ogni responsabilità poiché non solo avrebbe dovuto adottare misure impopolari, ma doveva prepararsi a passare molto del suo tempo tra gli uffici della Procura e sempre sul filo di qualche denunzia come persona informata dei fatti. E’ pur vero che la capacità di un amministratore si rivela quando si gestiscono situazioni di criticità e questo era chiarissimo tanto che tutta la precedente campagna elettorale era stata improntata su questo argomento. A mio parere due sono state le cause che hanno fatto scegliere l’opzione dissesto: primo l’estrema confusione del quadro economico relativo le cui cifre si gonfiavano o si sgonfiavano a secondo del pulpito dal quale si sentivano e il secondo motivo la volontà di non pagare in termini politici e di impegno gli errori commessi da altri. In sintesi: letto l’entità delle cifre, il dissesto si poteva evitare. Con buona pace dei cittadini alifani, essi pagheranno le tasse con aliquote più alte non già per avere servizi, ma per risarcire i danni causati da decisioni e condotte discutibili da chi era preposto all’Amministrazione della cosa pubblica, pagheranno cioè per essere derubati. Un aspetto interessante che scaturisce dalla lettura delle cifre è che la quantità del deficit è pari alla somme pagate fuori bilancio per risarcire i danni di note vicende amministrative condotte con dabbenaggine e negligenza con pari responsabilità dai rispettivi organi, che vengono regolarmente retribuiti e anche premiati. Ora si andrà alla ricerca delle responsabilità e qui i giudici avranno qualche difficoltà. In Italia, fatto 100 un danno economico nella Pubblica Amministrazione: 20 punti sono attribuibili a qualcuno che mette le mani nella marmellata, 80 punti sono imputabili a scarsa preparazione, a conduzione negligente, a mancanza di etica professionale e senso di responsabilità dei soggetti interessati (organi amministrativi e tecnici). Dati statistici che vengono confermati dagli esiti processuali per reati nelle pubbliche amministrazioni, l’80% di essi si concludono con assoluzioni e prescrizioni non potendo i giudici condannare l’idiozia degli imputati.

Ing. Paolo Del Toro

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