Bojano. Com’è morto Michele? La famiglia Calabrese chiede la verità sul tragico incidente fatale all’operaio.

I tanti interrogativi dei familiari del 43enne di Bojano rimasto schiacciato da una pesante lastra di marmo presso l’azienda dove lavorava da anni (nella foto, il luogo del sinistro).

di Nicola De Rossi

“Com’è morto Michele?” Chiedono di sapere la verità i familiari di Michele Calabrese (nella foto), l’operaio di soli 43 anni, di Bojano, rimasto vittima dell’ennesimo incidente sul lavoro, successo il 20 novembre 2019, poco dopo le 8.30 del mattino, presso la Edilforniture Sas Di Valentino Bernardo & C., dove la vittima lavorava da una quindicina d’anni: si tratta della nona morte bianca dall’inizio dell’anno in Molise, regione che vanta il triste primato del più elevato indice di mortalità in Italia rispetto alla popolazione lavorativa, quasi quattro volte superiore alla media nazionale. Com’è tristemente noto, il lavoratore che, oltre ad essere esperto, viene descritto da tutti come attento e scrupoloso, è stato investito e schiacciato da una pesante lastra di marmo, parte di un carico che stava scaricando da un camion assieme ad alcuni colleghi nel piazzale esterno dello stabilimento della ditta. I suoi congiunti, però, non sono per nulla convinti di quanto è stato loro riferito dall’azienda, che cioè la lastra sia scivolata e sia caduta dal mezzo pesante: il blocco si è disintegrato a terra a circa tre metri di distanza del veicolo. Troppi. Tutti elementi che lasciano presumere che l’incidente sia in realtà avvenuto durante la manovra di scarico effettuata con l’ausilio di un muletto per la movimentazione delle lastre a brache, e nell’ambito della quale Calabrese si sarebbe trovato proprio al di sotto della lastra, intento a reggerla per evitare che subisse oscillazioni: il 43enne è stato colpito inizialmente proprio a livello del collo e delle spalle. Bisognerà dunque capire se il tragico incidente sia stato dovuto a un errore da parte dell’addetto che movimentava il muletto, che potrebbe aver sollevato troppo in alto il pesante carico, oppure a una non corretta imbracatura o se si sia proprio spezzata una delle brache con cui il blocco era stato assicurato, con conseguente sbilanciamento del carico. Per fare piena luce sui fatti i familiari dell’operaio, per il tramite dell’area manager e responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, si sono dunque affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha già acquisito tutta la documentazione medica e che monitorerà da vicino le indagini coordinate dal Pubblico Ministero della Procura di Campobasso dott. Francesco Santosuosso, che come da prassi ha aperto un procedimento penale per omicidio colposo. Studio3A metterà anche subito a disposizione un proprio consulente di parte per i familiari nel caso in cui il Sostituto procuratore disponga una perizia per accertare la dinamica, le cause e le responsabilità della tragedia. Il magistrato non ha invece disposto l’autopsia sulla salma della vittima, ritenendo sufficiente la ricognizione cadaverica esterna: del resto, è parso chiaro fin da subito che il povero Michele è deceduto a causa dei gravissimi e fatali traumi da schiacciamento che non gli hanno lasciato scampo. Nonostante i disperati tentativi di salvarlo da parte dei sanitari del Suem, prontamente allertati e accorsi nel luogo dell’incidente, l’operaio è spirato durante la vana corsa verso l’ospedale Cardarelli di Campobasso, gettando nello sconforto l’anziana mamma, i fratelli e le sorelle. Che ora chiedono con forza verità e giustizia.

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