PIEDIMONTE MATESE / FORMICOLA. 1 – 1 e palla al centro: sfiduciato Imperadore da Oliviero alla “Matese” tocca a Di Fruscio da Zannini alla “Monte Maggiore”.

Due Comunità Montane da ridisegnare: Imperadore potrebbe restare nell’esecutivo alla “Matese” ma non da presidente, Di Fruscio attende cosa fare alla “Monte Maggiore”.

Luna di miele finita tra Giovanni Zannini e Gennaro Oliviero. Era il giugno del 2020 e quelli che stavano per sfidarsi alle imminenti elezioni regionali del settembre 2020 strinsero un patto di ferro andando a sfiduciare il presidente in carica (Geremia, ndr) per piazzare al vertice della Comunità Montana Monte Maggiore, sede in Formicola, l’avvocato Pasquale Di Fruscio, anche sindaco di Pietramelara, uomo di fiducia di Oliviero. Solo l’anno prima, però, nel luglio del 2019, fu l’uomo di fiducia di Zannini ad avere la meglio e prendersi tutta la maggioranza di 9 consiglieri alla Comunità Montana del Matese: sullo scranno più alto dell’ente montano di Piedimonte Matese, difatti, si andò a piazzare il sindaco di San Potito Sannitico, quel Franco Imperadore che allora mise all’angolo gli uomini di Oliviero (erano 8) ma che solo qualche giorno fa è stato costretto a fare i conti con i numeri e rassegnare spontanee dimissioni dalla carica. A dire il vero la sua maggioranza era divenuta risicatissima già da qualche tempo, con il commissariamento del Comune di Piedimonte Matese, prima, e quello di Capriati a Volturno poi, due pedine del suo scacchiere di maggioranza. In un’infuocatissima riunione in sede a via Sannitica la settimana scorsa gli “olivierani” hanno rinfacciato al commercialista, nel frattempo riconfermato sindaco per la terza volta nella sua San Potito, proprio questo fatto: non avevi più i numeri, non ti abbiamo sfiduciato; attendevamo una tua apertura e questa non c’è stata; ora abbiamo noi i numeri: o ti dimetti o ti sfiduciamo noi. Questo in sintesi quello che è avvenuto, con una prova di forza con tutta probabilità partita da Sessa Aurunca, dove il plurivotato alle regionali ultime (tanto da consentirgli la nomina a Presidente del Consiglio Regionale), Gennaro Oliviero, ha mosso le sue pedine. Ma come nel classico gioco del domino ora a cadere è la pedina “olivierana”, Pasquale Di Fruscio, e la spinta determinante l’ha soffiata da Mondragone l’altro potente consigliere regionale, quel Giovanni Zannini che stravede, invece, per Imperadore. Dunque, con ben sei firme di sfiducia (su nove sindaci), è stato stavolta l’avvocato sindaco di Pietramelara a fare i conti con i numeri e quelli che ha contato non gli consentivano più di rimanere in sella. Il suo Consiglio era composto da Michele Scirocco, sindaco di Formicola, con la carica di vice; Antonio D’Avino, assessore, sindaco di Castel di Sasso; presidente del Consiglio Nicola Pelosi, primo cittadino di Roccaromana; da Pontelatone il consigliere Ciarmieglio; da Liberi il sindaco Antonio Diana; Antonio Zona da Giano Vetusto; Salvatore Geremia, sindaco di Rocchetta e Croce; quindi il sindaco di Dragoni, Silvio Lavornia.

LA MOZIONE DI SFIDUCIA AL PRESIDENTE DI FRUSCIO

LE FIRME DELLA SFIDUCIA

LE DIMISSIONI DI DI FRUSCIO DA PRESIDENTE

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