ALIFE / PIEDIMONTE MATESE. Anche nel Sannio le nuove classi dirigenti meno incoerenti e più direttori stranieri dei musei.

Esempio emblematico il Museo del Sannio d’Alife, poco frequentato eppure ricco di reperti di notevole valore culturale e dunque di richiamo turistico, insieme al museo alifano disseminato dentro e fuori le sue ammirevoli mura romane.

di Giuseppe Pace (Socio onorario del Circolo Ragno di Bojano).

Giorni fa a Padova, al Liviano, Sala dei Giganti, si è svolta un’interessate incontro di personalità culturali e politiche sul tema “Classi Dirigenti” promossa da una dinamica Associazione culturale, che assegna anche borse di studio ai meritevoli a scuola. Invitato dall’Associazione culturale, soprattutto di giurisprudenza, ho partecipato alla sessione pomeridiana, ascoltando le relazioni sul tema Classi Dirigenti. Tra i relatori presenti il Rettore, Manfredi, dell’Università Federico II di Napoli, l’ex Ministro dell’Economia, prof. Giulio Tremonti, l’ex ministro Calenda e l’ex Ministro del Miur, Profumo, che introduceva. La mattina aveva parlato anche il Rettore dell’Università di Padova, Rizzuto. Manfredi ha illustrato cosa si sta facendo di nuovo in alcuni corsi sperimentali all’Università di Napoli. Egli ha precisato che per i nuovi dirigenti non bastano più i saperi parcellizzati classici, ma è utile che sappiano saperi umanistici e scientifici e viceversa come Fisica e Filosofia, ecc.. Profumo era in sintonia, per il contenuto di massima, con Manfredi, mentre Tremonti ha citato la Repubblica di Platone e ha chiesto alle nuove classi dirigenti un po’ di coerenza, che manca oggi. Nel citare la globalizzazione ha detto che viviamo non nella prima ma nella seconda, la prima globalizzazione fu con la scoperta dell’America nel XVI secolo. Insomma tutto sta cambiando ma le nuove classi dirigenti non sono facili da programmare. Quest’anno stanno per scadere diverse nomine di dirigenti dei musei italiani. Tra i candidati non sono pochi gli aspiranti stranieri. Si auspica che vincano il concorso meritocratico soprattutto gli stranieri che conoscono più lingue bene e soprattutto vedono con occhi nuovi i nostri musei sottoutilizzati, sottostimati e poco produttivi. Stanno per essere rimpiazzati alcuni dei direttori museali italiani. I nuovi concorrenti sono in 125 per dirigere la Reggia di Caserta o Pompei. Esattamente, in 77 aspirano a sedersi in quella che fino a qualche mese fa era la poltrona (del famoso” quasi visto come straniero del Sud con tanto di opposizione sindacale indigena) di Mauro Felicori, primo responsabile della Reggia ora andato in pensione, mentre 48 puntano a succedere a Mauro Osanna, che ha lasciato il posto di comando di Pompei per fine mandato ma pare intenzionato a ripresentarsi. È solo una parte della pattuglia di candidati alla dirigenza dei musei autonomi privi di guida. Le candidature per Venezia sono 69, per l’Appia antica 99 , per i Campi Flegrei 73 e per il Palazzo Reale di Genova 72. La selezione prevede la valutazione dei curricula da parte delle rispettive commissioni, formate da cinque esperti ognuna, che indicheranno massimo dieci nominativi per ciascun istituto, lista che poi sarà ulteriormente ristretta a tre candidature. A quel punto, la scelta passerà, per i direttori di prima fascia, al ministro Alberto Bonisoli, mentre i direttori di seconda fascia saranno indicati dal direttore generale dei musei, Antonio Lampis. La scelta di questi 6 direttori rappresenta una sorta di prova per quello che accadrà a fine anno, quando scadrà l’incarico di 4 anni per tutti gli altri responsabili dei principali musei autonomi (i primi 20 siti che la riforma Franceschini dotò di responsabilità contabile, amministrativa e scientifica). Chi tra gli attuali direttori non andrà in pensione, potrà aspirare al rinnovo del mandato per altri 4 anni. Il paesaggio italiano con quello del Sannio in generale ed Alifano in particolare, come altrove, rappresenta “le fattezze sensibili del territorio naturale e culturale”. La memoria del paesaggio ha un valore notevole per l’identità dello stesso per le generazioni che lo abitano e vivono. Al Museo del Prado di Madrid l’arte del Seicento napoletano fa onore ai campani con molti pittori, ma nei musei periferici campani ben poco è valorizzato e soprattutto finalizzato ad aumentare il numero di visitatori. Un esempio emblematico è il Museo del Sannio d’Alife, poco frequentato eppure è ricco di reperti di notevole valore culturale e dunque di richiamo turistico, insieme al museo alifano disseminato dentro e fuori le sue ammirevoli mura romane: anfiteatro fuori Porta Napoli, tombe e necropoli fuori Porta Roma, criptoportico, duomo, fontana di giugno o del mietitore, ecc. dentro le mura. Il paesaggio del territorio della Regione Campania è esteso oltre 13 mila kmq ed abitato da quasi 6 milioni di persone, soprattutto concentrate sulla costa tra Napoli e Salerno e nell’immediato entroterra. Le persone risiedono in 551 comuni, alcuni piccoli come intorno e sul Matese: Ciorlano, Gallo Matese, Fontegreca, Letino, Pietraroja, Faicchio, San Polo Matese, Santa Maria del Molise, Roccamandolfi, Guardiaregia. Durante la seconda metà del XX secolo sono stati fondati in Italia molti piccoli musei per rispondere alle richieste di una popolazione sempre più scolarizzata ed esigente. Ad oggi sono censiti nel paesaggio italiano più di 4500 musei. In Campania non sono pochi ma spesso non ben diretti per la crescita dei visitatori e del reddito dei residenti, che stanno facendo la coda per il reddito di cittadinanza. Alcuni muse campani sono: Museo Nazionale di Napoli, il Museo Campano di Capua, del Sannio di Benevento, della Reggia di Portici, Civico di Piedimonte Matese, del Paesaggio di Letino, d’Isernia, di Baranello, di Cerreto Sannita, di Altilia-Sepino, del Palazzo Colagrosso di Bojano. Quest’ultimo stenta a decollare, con decine e decine di reperti archeologici dispersi (a poche centinaia di metri dietro al palazzo municipale San Francesco oppure di lato al monumento ai caduti) di notevole valore paesaggistico, abbandonati all’incuria del tempo e delle classi dirigenti locali e regionali. In ogni paesaggio sono importanti i segni della memoria, soprattutto per i giovani in formazione con un’informazione aggiornata. Nel nostro Sannio Alifano in particolare i Sodalizi culturali spesso appaiono, non a pochi, stantii e senza rinnovo delle cariche per decenni. I presidenti sono quasi a vita e guai ad esprimere un appunto, una parola fuori sottomissione acritica, sembrano musei del passato remoto spesso dispensatori pare di diffuso analfabetismo di ritorno. Non è difficile ipotizzare il controllo locale delle classi dirigenti politiche, che curano il nepotismo, come scriveva l’alifano Pietro Farina al Prefetto di Caserta oltre mezzo secolo fa, espresse spesso da feudi elettorali con il voto di scambio diffuso. Il Palazzo Ducale di Piedimonte Matese è un esempio eclatante di passamano tra classi dirigenti provinciali e comunali casertane senza un benché minimo ritorno di entrate da biglietti dei turisti che stentano ad esservi incanalati, non brilla di presenza turistica pare anche il sottostante museo civico intitolato a Raffaele Marrocco (nella foto) che del Paesaggio del Sannio Alifano fu un notevole estimatore e valorizzatore. Il Pil pro capite del Mezzogiorno nostrano continua a calare: da 17.224 euro nel 2013 scende al 55% nel 2015, quello del Nord era superiore ai 30 mila e.. Si allarga la forbice tra il Nord e il Sud del Paese, accentuata dalla crisi degli ultimi anni: serviranno 3 lustri circa al Mezzogiorno per tornare sui livelli del Pil del 2007. In tutto il Sannio i musei dovrebbero poter richiamare parte dei milioni di turisti che affollano Pompei e la Reggia di Caserta. Si spera che le nuove classi dirigenti politiche e museali siano all’altezza dell’obiettivo i ridurre la forbice Nord-Sud.

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